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Newsletter del 25 Novembre 2008



Baghdad apre alle Pmi italiane


Gerardo Pelosi
BAGHDAD
Non ci sarà solo petrolio e contratti per la difesa nel futuro delle relazioni economiche e commerciali tra Italia e Iraq. Il nuovo Governo di Baghdad, così come ha apprezzato il ruolo dell'Italia nella fase di stabilizzazione e di formazione della Guardia repubblicana da parte dei Carabinieri, vede ora con favore la presenza di aziende italiane nelle costruzioni, nella meccanica utensile, nella sanità, nell'agroindustria e nei trasporti.
È stato lo stesso premier iracheno, Nuri al-Maliki, a sollecitare maggiori investimenti italiani anche di piccole e medie imprese in Iraq nell'incontro avuto ieri con il sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, giunto nella capitale irachena per partecipare alla prima edizione della Fiera internazionale di Baghdad dopo la deposizione di Saddam Hussein. Al-Maliki ha sottolineato l'importanza che «l'Italia acceleri l'approvazione dei contratti su cui c'è già l'accordo». Nel 2007 il nostro Paese si è aggiudicato lavori per 500 milioni di euro nel settore petrolifero e per oltre 65 milioni di euro nel settore elettrico. Il consorzio Ciiti (Italferr, Ferrovie dello Stato, Anas, Enav ed Enac) ha realizzato il piano nazionale dei trasporti e finanziato lo studio di fattibilità per la logistica del porto di Al Faw.
Il sottosegretario Urso ha preannunciato al premier al-Maliki così come al ministro degli Esteri Hoshyar Zebari, al viceprimo ministro, Barlhem Saleh e al ministro dell'Industria, Fawzi Hariri, che nei prossimi mesi verrà organizzata una missione di imprenditori italiani a Baghdad nel settore agricolo, industriale, commerciale e petrolifero. «Per ora - spiega Urso - possiamo considerarci soddisfatti per il segnale di grande speranza che viene dalla prima fiera internazionale di Baghdad aperta al pubblico dopo la caduta del regime; l'Ice, con il suo Punto Italia, ha rappresentato 40 aziende italiane e altri due espositori hanno fatto conoscere l'attività di due consorzi». Le autorità irachene puntano inoltre, aggiunge Urso, a sfruttare il credito di aiuto concesso dalla nostra Cooperazione per 100 milioni di euro per l'acquisto di macchine agricole e industriali. Nel settore petrolifero Eni, Edison, Trevi, Oil and gas e Cavagna group proseguono il loro lavoro così come la Fincantieri sta realizzando a Riva Trigoso quattro pattugliatori ordinati nel 2006 dalla Marina irachena ed è in trattative per ristrutturare due delle corvette costruite alla fine degli anni '80 per Saddam Hussein e mai consegnate.
Da oggi Urso, insieme ai rappresentanti di Simest, Ice, Unioncamere e Fiera di Milano, sarà ad Erbil nel Kurdistan iracheno con trenta aziende italiane. «La regione - osserva Urso- è la porta d'ingresso per l'Iraq e sta attirando numerosi investimenti stranieri per le buone condizioni di sicurezza e logistica».

Sabato 15 Novembre 2008

 
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