ROMA
Sostegni alle piccole e medie imprese, che sono la "locomotiva" per uscire dalla recessione. E un pacchetto di proposte anticrisi e di razionalizzazione dell'impianto fiscale che servono al presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Claudio Siciliotti, a imprimere uno scatto d'orgoglio alla categoria unificata da meno di un anno e a comunicare alla politica che i 107mila iscritti sono un interlocutore credibile e maturo sui temi dell'economia come della giustizia.
È suggellata da una standing ovation al termine del suo discorso di apertura la 1° Conferenza nazionale dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili che si è svolta ieri a Roma all'Auditorium della Conciliazione, tra oltre un migliaio di delegati che gli scioperi aeroportuali di questi giorni non hanno più di tanto scoraggiato.
Due i filoni che a Siciliotti stanno a cuore. Da un lato le proposte per "snellire" il rito ingolfato della giustizia civile, come la categoria è chiamata a fare, assieme ad avvocati e notai. Ma che per i professionisti, soprattutto giovani, possono aprire nuove prospettive di attività. Dall'altro, un pacchetto di misure "anticrisi" che si accompagnano anche a una maggiore "cautela" sugli Ias e alla difesa dell'impianto latino del collegio contabile come "antibiotico" al virus del crack.
In sede civile, spiega Siciliotti, la riduzione del numero dei processi passa attraverso l'introduzione obbligatoria di un preventivo tentativo di conciliazione, affidato a un professionista qualificato, che può assumere automaticamente la veste di consulente tecnico del giudice nell'istante in cui il tentativo di conciliazione fallisce». Meccanismi facilmente applicabili, ad esempio, alle cause di separazione e divorzio, che vertono in buona misura sull'accertamento delle posizioni economico-patrimoniali dei coniugi.
Il "sostegno alle Pmi" – che per Siciliotti è vitale – passa attraverso la rimodulazione delle limitazioni alla deducibilità degli interessi passivi dal reddito di impresa delle società di capitali (magari in una prima fase con franchigie di esenzione per importi di varie volte superiori a quelle previste). «Cui si deve aggiungere la possibilità di dedurre dal reddito di impresa gli "ammortamenti anticipati", relativi ai nuovi acquisti di beni strumentali, mentre dovrebbe entrare a regime la riduzione della misura degli acconti» dovuti in relazione al periodo di imposta in corso. «L'attuale meccanismo – spiega Siciliotti – prevede infatti acconti pari al 99% o al 100% dell'imposta potenzialmente dovuta per l'anno in corso e calcolata su quella dovuta l'anno prima. Ma se la seconda o unica rata deve essere versata entro la fine dell'undicesimo mese del periodo di imposta, l'acconto non dovrebbe comunque superare gli undici dodicesimi, ossia il 92% circa, dell'imposta dovuta». I commercialisti italiani rivendicano anche il valore del controllo contabile e l'"esportabilità" del colleggio sindacale «perchè la sola revisione contabile esterna è insufficiente». Mentre va messa in discussione anche la presunta supremazia del fair value, che non può sostituire il costo storico in un'ottica di piccole e medie imprese. Nel pomeriggio, sessione a porte chiuse presieduta dal segretario Giorgio Sganga, in cui, tra le modifiche alla disciplina istitutiva dell'Albo unico, è emersa la proposta di rimuovere il vincolo che prevede l'obbligo di svolgere il tirocinio solo presso iscritti all'Albo da almeno cinque anni.
Intanto, crisi dei mercati finanziari e governance societaria saranno tra i temi dell'Assemblea generale dell'Ifac, l'organizzazione internazionale dei professionisti contabili, che si tiene oggi e domani a Roma.
L.Ca.
Mercoledí 12 Novembre 2008