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Newsletter del 23 Febbraio 2009

Bonus a chi investe nelle Pmi


ROMA - Accelerare l'impiego del capitale di rischio nelle Pmi, mettere in moto nuove imprese ad alto contenuto innovativo, svecchiare un sistema imprenditoriale spesso bloccato dall'eccessiva diffidenza degli interlocutori finanziari. Su tutti questi fronti il ministero dello Sviluppo economico è pronto a intervenire lanciando il Fondo finanza d'impresa. Lo strumento, da due anni in "ghiacciaia", ha ricevuto il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni e potrebbe diventare operativo in tempi brevi se supererà l'ultimo scoglio. Il decreto dello Sviluppo deve essere infatti emanato di concerto con il ministero dell'Economia, che ha però sollevato alcuni rilievi e di conseguenza la firma di Giulio Tremonti sul testo non è ancora arrivata.

Venture capital
Procedendo per ordine, la bozza di decreto dà attuazione al Fondo per la finanza d'impresa istituito con la Finanziaria 2007 per accorpare tutti gli strumenti pubblici di partecipazione al capitale di rischio e di sostegno alle fasi di studio e di avvio dell'attività ( "seed" e "start-up" capital). Il fondo dovrà stimolare soggetti finanziari all'acquisizione di partecipazioni e al consolidamento di nuove imprese, privilegiando le start-up ad alto contenuto tecnologico.
Il capitale pubblico potrà essere impiegato per fondi rotativi nazionali o costituiti a livello locale da enti pubblici e società finanziarie regionali e per fondi di garanzia a copertura di perdite in favore di fondi di venture capital che investono nelle piccole e medie imprese innovative. Interventi che non potranno superare 1,5 milioni per Pmi destinataria, incluso l'intervento di investitori privati, su un periodo di 12 mesi. Un tetto che tende a privilegiare il numero di operazioni finanziabili rispetto al singolo ammontare.
Via libera anche ad operazioni di finanza strutturata e all'intervento pubblico in fondi di investimento di tipo chiuso finalizzati all'acquisto di partecipazioni in Pmi. Il ministero, si legge nella bozza di decreto, può entrare in ogni singolo fondo entro una soglia del 50% del patrimonio e la durata dell'investimento non dovrà comunque superare i 10 anni.
Gli interventi pubblici potranno essere finanziati anche con risorse provenienti da strumenti di politica regionale, come il Fas (Fondo aree sottoutilizzate), da fondi strutturali (in particolare il Fesr) e possono essere affiancati da altri strumenti di finanziamento come il Fondo europeo degli investimenti e la Bei. Non solo: vengono prospettati anche accordi con la Cassa depositi e prestiti alla luce delle nuove prerogative che il Dl 112 ha conferito alla gestione separata della Cdp.

Le risorse
A disposizione per il 2009 ci sono almeno 150 milioni, già destinati al Fondo finanza d'impresa dalla Finanziaria 2007 che stanziava anche 50 milioni per il 2007 e 100 milioni per il 2008. Risorse cui si sommerà la disponibilità residua di vecchi strumenti che confluiranno nel nuovo grande contenitore: il Fondo hi-tech per il Sud, il Fondo rotativo gestito dall'ex Sviluppo Italia, la quota del Fondo per l'innovazione tecnologica destinata alle imprese innovative. Inoltre, secondo la bozza preparata dallo Sviluppo economico, l'accorpamento dovrà includere anche il fondo di garanzia per le Pmi e i Confidi, già operativo e recentemente rifinanziato con il Dl anti-crisi fino a un massimo di 450 milioni.

I dubbi del Mef
Tra il ministero dello Sviluppo e quello dell'Economia c'è piena convergenza sulla parte del decreto relativa al capitale di rischio. Ma è proprio sul Fondo di garanzia, quindi sulle misure per il capitale di debito, che le posizioni sono ancora distanti. Il decreto infatti stabilisce che alla scadenza naturale della convenzione, settembre 2009, la gestione del Fondo passi dall'attuale soggetto convenzionato, Mediocredito centrale, a un ente strumentale il cui identikit conduce direttamente all'ex Sviluppo Italia (oggi Agenzia per l'attrazione degli investimenti). Ma né le imprese e i Confidi che in questi anni hanno utilizzato il Fondo di garanzia né, a quanto pare, il ministero dell'Economia gradirebbero l'avvicendamento. Una vera impasse, che rischia di far slittare l'avvio dell'intero Fondo finanza d'impresa, quindi anche delle misure a sostegno del capitale di rischio. A meno di un intervento che stralci dal decreto il regolamento sul Fondo di garanzia.

Carmine Fotina

Sabato 17 Gennaio 2009

 
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