ROMA
Dopo il doppio vertice del Governo sull'auto potrebbe riaprirsi il cantiere delle misure per gli altri grandi settori industriali e per le piccole e medie imprese, alle prese con i primi concreti segnali di razionamento del credito. Nuove indicazioni potrebbero arrivare anche domani, dall'incontro con le parti sociali.
Alla finestra c'è sempre tutta la filiera degli elettrodomestici, che punta a un'estensione degli ecoincentivi in vigore fino al 2010 ma limitati a frigoriferi, congelatori e ad alcune gamme di motori a elevata efficienza.
Soffre anche la meccanica nelle sue diverse componenti: dalle macchine utensili alle aziende riunite nella meccanica varia. Si attendono un'ulteriore sterzata, dopo alcuni correttivi inseriti nel decreto 185, anche aziende che operano nei settori più diversi: dal tessile all'edilizia ai servizi. Tutte accomunate dalle difficoltà nell'accesso al credito, soprattutto per finanziamenti a medio e lungo termine, e in alcuni casi anche dal peggioramento delle condizioni applicate sui fidi già esistenti. Il Governo è già intervenuto su questo fronte con il potenziamento del Fondo di garanzia per le Pmi al quale accedono anche i Confidi. Il decreto 185 ha esteso il raggio d'azione del Fondo alle imprese artigiane, ne ha stabilito il rifinanziamento e ha introdotto la controgaranzia statale. Tuttavia lo strumento viene percepito ancora come incompleto: il potenziamento può arrivare fino a un limite massimo di 450 milioni ma le risorse già individuate al momento si fermerebbero a circa 80 milioni. Il rafforzamento dei Confidi regionali è stato al centro della maggior parte delle manovre anti-crisi attuate dai singoli Governatori, ma lo strumento nazionale è considerato nel complesso ancora da rifinire.
Non è ancora decollato il Fondo finanza di impresa nonostante il ministero dello Sviluppo abbia già predisposto una bozza di decreto attuativo. Manca il concerto del ministero dell'Economia e lo strumento ideato per diffondere il capitale di rischio nelle Pmi è al palo. La ricapitalizzazione delle piccole imprese resta uno dei dossier sul tavolo: l'abrogazione dell'indeducibilità degli interessi passivi oltre il 30% del Mol è l'ipotesi privilegiata dagli imprenditori.
Un capitolo a parte è la revisione degli incentivi. Allo Sviluppo economico ci pensano da un po', ma la ristrettezza delle risorse a disposizione e i richiami del ministro Giulio Tremonti ai vincoli di bilancio hanno frenato finora il ritorno all'automatismo per il credito d'imposta sulla ricerca e agevolazioni ai macchinari industriali innovativi con il rilancio della legge Sabatini o con una sorta di Tremonti-ter.
Sembra risolto solo in parte anche il problema dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Il decreto anticrisi prevede per il 2009, solo per Regioni ed enti locali, ed entro i limiti del patto di stabilità, la possibilità di certificare l'esigibilità del credito per la sua cessione pro soluto a banche e a società finanziarie. Inoltre è stata inserita in extremis una corsia preferenziale concessa alle aziende che offrono «una riduzione dell'ammontare del credito originario». Negli ultimi mesi le richieste avevano avuto però un respiro molto più ampio: anticipazioni dei pagamenti attraverso il Fondo rotativo della Cassa depositi e prestiti; compensazione dei crediti vantati con i versamenti da effettuare per imposte e contributi obbligatori; anticipazione della liquidità da parte delle banche alle Pa debitrici.
Carmine Fotina
Mercoledí 28 Gennaio 2009
