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Newsletter del 23 Marzo 2009

«È il capitale umano la leva per Pmi e Sud»

Paolo Bricco
PALERMO - Non è sempre facile, nel mondo vasto e qualche volta ostile della globalizzazione. «In Inghilterra stiamo riprogrammando la nostra operatività - dice Mario Saraceno, amministratore delegato della Irem - perché tutto si fermi alle 10 in punto, così da dare il tè agli operai». Non è uno scherzo. È un altro problema da affrontare per la impresa di Siracusa contro cui si sono sollevate a febbraio le proteste nazionalistiche degli operai inglesi della raffineria di Lindsey. L'azienda siciliana, però, non ha alcuna intenzione di ritirarsi: «A dispetto di tutto, abbiamo appena fondato la Irem Uk», dice Saraceno raccogliendo il consenso degli imprenditori radunati al convegno di Palermo "Oltre la crisi. Pmi classe dirigente".
Questione di cocciutaggine. Una predisposizione individuale alla vita che spesso diventa un elemento di strategia aziendale, in molte delle oltre cinquecentomila piccole e medie imprese che operano in un Paese complicato come l'Italia, dove secondo il Centro Studi Confindustria il costo della burocrazia è pari al 4,6% del Pil (la media comunitaria è al 3,5%), le infrastrutture non funzionano bene e il capitale umano ha dei deficit: il direttore del Centro Studi di Viale dell'Astronomia, Luca Paolazzi, evidenzia come, con adeguate riforme, la riduzione della prima comporterebbe un incremento del Pil del 4%, il potenziamento delle seconde un suo aumento del 2% e l'allineamento del capitale umano ai migliori standard un balzo addirittura del 13 per cento. Come dire: in "un Paese normale" la ricchezza creata sarebbe di un quinto più grande. Nonostante questo, nelle pieghe di una globalizzazione ricca di opportunità ma anche di criticità, si può di decidere di tornarci, in Italia. Come ha fatto Gabriele Lualdi, presidente di Limagroup, una impresa di San Daniele del Friuli specializzata in meccanica, aerospazio e sistemi ortopedici. Una vicenda in cui si incrociano due temi essenziali per il futuro italiano: la questione meridionale e le prospettive delle Pmi. «La notte dopo l'inaugurazione dello stabilimento a Pechino - racconta - ho deciso di tornare in Italia. Là non era possibile una buona gestione tecnologica e i costi erano più alti dell'apparente. Tre anni e mezzo fa ho fatto rientrare i macchinari in Italia e ho aperto a Trapani, dove in attività di ricerca lavorano 25 addetti». In Sicilia Lualdi ha trovato competenze tecnologiche di buon livello: nessuna particolare differenze fra un perito tecnico o un ingegnere di Palermo e uno di Padova. «In tutta Italia - conferma Gianfelice Rocca, vicepresidente per l'education di Confindustria - ci sono segnali positivi di un rinvigorimento degli iscritti agli istituti tecnici e alle facoltà scientifiche». Preparazione e motivazione personale: due ingredienti essenziali, per le Pmi e per il Sud. Che, qui, si sovrappongono in maniera naturale. «I miei collaboratori - sottolinea Salvatore Moncada, amministratore unico del Moncada Energy Group di Agrigento, specializzato in generazione eolica dell'energia - hanno fame, glielo leggo negli occhi tutte le mattine. Anche se non lavoriamo in un contesto semplice: la burocrazia può essere un impedimento. Da tre anni e mezzo, in questa nostra regione dove creiamo occupazione, le autorizzazioni sono bloccate». Dunque gli animal spirits, non importa se declinati nei freddi Paesi calvinisti, nell'umido della Lombardia o al caldo dello scirocco mediterraneo, sono davvero elementi vitali. «Da questo punto fermo bisogna ripartire - riflette Stefano Micossi, direttore generale di Assonime -, sapendo che il problema delle Pmi e la questione del Sud hanno questo in comune: le energie imprenditoriali vanno liberate. I sussidi pubblici non possono bastare a colmare il gap fra redditi e produttività». Dunque, qui come in tutto il Paese, i piccoli e i medi imprenditori diventano sempre più centrali. «Con un ceto imprenditoriale di questo livello - osserva l'economista Giangiacomo Nardozzi, esprimendo un ottimismo una volta tanto sia del cuore sia della ragione - possiamo uscire, e bene, dalla crisi».

 
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