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Newsletter del 20 Aprile 2009



Un nuovo strumento per scandagliare le opinioni dei manager. Questo il senso del «numero zero» dell'Osservatorio Istud-Il Sole 24 Ore che ha fatto una serie di domande a un migliaio di dirigenti rappresentativi del management delle aziende italiane per capire sia come percepiscono la crisi, sia le leve da mettere in campo per affrontarla, sia il "sentiment" sul futuro. Dalle risposte pare di capire che i manager intervistati la pensino un po' come l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, che riferendosi all'economia mondiale ha detto nei giorni scorsi: «Il peggio è passato». Come accennato, si tratta di un primo sondaggio che sembra destinato a ripetersi con una certa periodicità per scoprire, analizzare, mettere a fuoco le opinioni e i pensieri dei manager.
Questa nuova iniziativa intende coinvolgere i dirigenti che hanno frequentato le attività di formazione Istud (storica business school italiana) chiedendo un punto di vista qualificato su una serie di temi cruciali: dal ruolo che lo Stato deve giocare come soggetto regolatore dei mercati, al giudizio sull'efficacia degli strumenti messi in atto per superare la crisi; dal grado di fiducia verso una ripresa nei prossimi mesi, alle misure per uscire dalla crisi a livello macro-economico e di singola azienda, unite alle capacità/competenze chiave che i manager devono saper mettere in campo.
Il sondaggio «Il management oltre la crisi» è stato condotto tra il 9 e l'11 marzo su un panel di mille dirigenti che in passato hanno frequentato l'Istud.
In linea con le aspettative le valutazioni sull'evoluzione della crisi negli ultimi mesi. Quasi il 90% dei manager contattati percepisce infatti, su specifica domanda, le condizioni economiche in Italia come peggiori (60,1%), o sensibilmente peggiori (29%) rispetto all'autunno del 2008, quando, il 15 settembre, fallì la banca d'affari internazionale Lehman Brothers.
Il sondaggio allo stesso tempo ha tastato il polso anche rispetto al livello di fiducia di chi opera in azienda per i prossimi mesi, facendo emergere anche in questo caso uno sguardo molto prudente (ma migliore rispetto al passato) su una possibile ripresa entro la fine anno o l'inizio del 2010. Circa il 15% pensa che le cose miglioreranno, mentre poco meno di un quarto crede che saranno stazionarie. Il tutto con un 41,8% del campione (a fronte del 60% dei pareri sul 2008) che si aspetta condizioni economiche peggiori rispetto al momento attuale e un quinto che ritiene invece sensibilmente peggiore la futura congiuntura.
Come il "mood" generale dei manager italiani sia cambiato o stia cambiando rispetto all'intervento statale nei mercati è testimoniato dal 61% del campione che, in seguito alla crisi, ha cambiato idea sul ruolo e sul grado di intervento dello stato come soggetto regolatore dell'economia e del business, ritenendo che lo Stato debba essere un soggetto più attivo rispetto al passato.
Proseguendo sempre più in profondità e in dettaglio nelle domande per scandagliare il quadro italiano, secondo quattro manager su cinque il Governo italiano dovrebbe mettere al centro delle proprie politiche economiche le Pmi, garantendo un più facile accesso al credito, un tema chiave per l'intera economia.
La metà dei dirigenti pensa che il sostegno a chi sta perdendo il lavoro attraverso fondi ad hoc e la strutturazione di più efficaci misure negli ammortizzatori sociali sia un tema chiave, mentre il 41% del campione crede che la «tassa sui ricchi» proposta dal presidente americano Barack Obama (e ripresa in Italia dal leader del Pd, Dario Franceschini) possa essere una delle risposte vincenti. Basso, invece, il consenso per le misure a sostegno delle banche (18%).
Spostando il focus da un quadro macroeconomico alla vita aziendale, emerge come un terzo delle aziende abbia intrapreso una riduzione del personale per uscire dalla crisi; dato analogo alla dismissione di attività poco profittevoli. Ma i tagli non sono le uniche soluzioni: il 29% delle imprese punta sull'innovazione di prodotto per guadagnare quote di mercato e il 10% ha inserito nuovo personale. Insomma, per affrontare la crisi servono soprattutto le capacità di agire e di decision making.
F.V.

 
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