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Newsletter del 22 Giugno 2009

Piccole imprese alleate contro i ritardi dello stato

Claudio Pasqualetto
TREVISO
La chiave del successo l'ha identificata in poche parole l'economista Andrea Boltho: un sistema flessibile di piccole e medie imprese che lavora unito sul territorio ed è in grado di sopperire a quelle che sono le evidenti carenze dello stato. Non che Treviso goda di ottima salute di questi tempi, ma sicuramente sta meno peggio degli altri territori europei con cui si confronta. Da qui lo slogan che ieri ha caratterizzato l'assemblea annuale di Unindustria: imprese che guardano avanti. E lo fanno con ragionevole ottimismo, come ha sottolineato il presidente Alessandro Vardanega. La crisi, come emerge dalle tante testimonianze di imprenditori, è già stata metabolizzata. La finanza ha indubbiamente le sue colpe, «ma chi la controllava - si è chiesto il distillatore Sandro Bottega - mentre le aziende sono, giustamente, nel mirino tutti i giorni?» Anche le imprese hanno peccato, a partire dall'individualismo che non muore mai denunciato da Stefano Boccalon che produce impianti di idromassaggio. Ma sanno anche come uscirne: con l'innovazione, la creatività e l'internazionalizzazione in giusto mix suggeriti da Antonella Candiotto della Galdi, con l'attenzione alle risorse umane auspicata da Gaspare Lucchetta di Euromobil, ma soprattutto con la valorizzazione delle piccole e medie imprese che Ferdinanda Tomasin, titolare di un maglificio, chiede a gran voce.
Richiesta già anticipata da Vardanega nella sua relazione e fatta propria da Emma Marcegaglia nelle conclusioni: «Confindustria - ha detto la presidente - vuole rappresentare le Pmi che lottano e stanno sul mercato, non certo chi pretende di vivere di sussidi ed assistenza».
Vardanega non è stato "localista" nel sostenere questa tesi. «Dal Nordest alla Puglia, da Torino ad Ancona - ha affermato - sono migliaia le piccole imprese a rischio. Ma sono realtà vitali che in questi anni hanno investito e sono cresciute, sono la vera base del Made in Ialy. E questa meraviglia produttiva, che non ha eguali al mondo, deve uscire integra dalla crisi. Non possiamo lasciare per strada saperi, competenze, lavorazioni e servizi, perché le perdite di questo tipo, come insegna la storia industriale di altre nazioni, non si recuperano più nel tempo. Il Nordest ed il Veneto sono chiamati ora a fare di più: devono investire in capitale intellettuale e relazionale se intendono produrre conoscenze difficili da replicare».
La strada nuova suggerita da Treviso è una collaborazione sempre più stretta. «Dobbiamo essere colleghi più che concorrenti per essere veramente competitivi suo mercati», ha sostenuto Giuseppe Fava, un imprenditore del legno. Vardanega, dal canto suo, ha elencato tutti gli strumenti di questa strategia, dall'importante plafond di Neafidi ad Unint, un Consorzio che ha già all'attivo molte storie di successo e che fa incontrare imprenditori disposti ad unire le loro forze per creare nuove opportunità di business condivise. Confindustria è pronta a dare per prima l'esempio con quel progetto di unione fra le territoriali di Venezia e Treviso «che anticipa una più avanzata soluzione, locale, policentrica ed a rete di sedi in un obiettivo che impone una cultura di Area vasta».
Sullo sfondo restano i tanti problemi di sempre. Uno su tutti quelli citati da Vardanega: l'Alta velocità ferroviaria negata ad una zona che si vanta di avere quasi una decina di aeroporti che si dichiarano internazionali.
E le richieste: integrale deducibilità degli interessi passivi, limite più alto per la compensazione dei crediti tributari, agevolazioni per l'innovazione e per la ricapitalizzazione, studi di settore attenti anche alla crisi ed uno Stato che predisponga un piano concreto di pagamento rapido dei suoi fornitori.
«A sostenere il tutto - ha concluso Vardanega - c'è quella volontà di unità tra tutti gli imprenditori che è la nostra ragione di essere e la nostra forza. E, nonostante il momento difficile, credo di poter affermare che a Treviso l'entusiamo rimane il tratto dominante tra quanti hanno scelto di rischiare in proprio per realizzare i loro sogni».
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PUNTI CHIAVE


Il programma
Alessandro Vardanega (nella foto), al suo secondo anno di presidenza ad Unindustria Treviso, conferma la vocazione "aggregatrice" dell'Associazione. «La volontà di collaborare e connettere caratterizza il nostro impegno - ha detto - perchè in un mondo complesso come quello di oggi il futuro non si prevede ma si costruisce insieme». Per lui una strada già percorsa visto che una dozzina d'anni fa era stato il regista di un'operazione di fusione di 5 aziende nella Industrie Coppo Possagno.
Gli altri punti
Gli altri punti chiave del suo programma sono la valorizzazione del sistema di piccole e medie imprese, vero motore dello sviluppo locale; la centralità del capitale umano e l'investimento quindi su nuove competenze e soprattutto sui giovani; l'innovazione; ed una strategia costruita in funzione di una visione di Area vasta.

 
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