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Newsletter del 22 Giugno 2009

Psicologi in azienda per legge

Sara Monaci
Più psicologi nelle aziende. Sarà la conseguenza del decreto legislativo 81 del 9 aprile 2008 entrato in vigore lo scorso 16 maggio dopo numerose proroghe. All'articolo 28 la nuova norma chiede che all'interno di ogni attività lavorativa venga monitorato lo stato di stress dei dipendenti, in modo da realizzare una diagnosi adeguata e individuare metodi per superare gli eventuali disagi. Astenersi da questo compito diventa un reato penale a carico degli imprenditori. Questo l'obiettivo della legge, traduzione di una direttiva europea che risale al 2004.
Oggi, dunque, anche le imprese italiane dovranno correre ai ripari contro il rischio stress. La prescrizione, in sé e per sé, appare abbastanza chiara. Più difficile è capire come eseguirla. Le aziende dovranno dotarsi di strumenti diagnostici per individuare il numero degli incidenti, gli effetti della turnazione, le forme di sofferenza psichica e le loro ripercussioni fisiche.
Per il legislatore europeo lo stress è la seconda causa di malattia diagnosticata nei centri di cura, i cui costi stimati nel Vecchio continente si aggirano intorno ai 20 miliardi di euro all'anno, ed è considerata tra le principali cause di rallentamento della produttività aziendale. L'Osservatorio europeo ha rilevato inoltre che le principali cause dello stress sono l'intensificazione del lavoro; lo scarso equilibrio tra lavoro e vita privata; il lavoro precario; la violenza; l'invecchiamento della forza lavoro.
A realizzare un monitoraggio di queste problematiche dovranno essere, ovviamente, figure professionali adeguate. «Le aziende dovranno dare spazio a professionisti specializzati che insieme dovranno realizzare una diagnosi efficace - dice Cinzia Toppan, responsabile Area people management di Scs consulting, società di consulenza specializzata nel settore, che ha sede a Bologna - Si tratterà verosimilmente di pool di professionisti con diverse formazioni: esperti di lavoro, sicurezza, medicina. Gli psicologi del lavoro verranno probabilmente più valorizzati e impiegati».
La nuova squadra addetta a monitorare lo stress vedrà quindi due figure cardine molto più importanti di quanto è avvenuto fino ad oggi: lo psicologo del lavoro e il responsabile della sicurezza, che avranno tra le mansioni anche quella di controllare la buona organizzazione aziendale e il rispetto delle regole di igiene ambientale e di turnazione equilibrata. L'addetto alla sicurezza dovrà avere una preparazione a 360 gradi, così come lo psicologo del lavoro dovrà approfondire maggiormente competenze mediche. «È un cambiamento culturale, le professionalità adeguate già esistono, ma oggi dovranno essere inserite meglio nella vita aziendale. Le imprese dovranno prevedere nel loro organico figure di questo tipo, il cui lavoro dovrà essere organizzato come un'unica squadra - aggiunge Toppan - Questo sarà soprattutto vero per le grandi aziende. Invece nelle Pmi, verosimilmente, dovrà essere formato un tecnico di nuova generazione, in grado di riunire insieme le competenze relative alla sicurezza e alla psicologia del lavoro».
Oltre alle nuove figure professionali, dovranno essere messi a punto anche veri e propri modelli di monitoraggio. A questo si sta dedicando, prima in Italia, l'Università di Bologna (in collaborazione con Csc consulting), che ha realizzato una metodologia composta da questionari di ricerca su 8 aree tematiche. Il sistema si basa sull'ascolto, la diagnosi delle malattie legate allo stress e le consecutive azioni da mettere in atto per superare i disagi psico-fisici individuati nei lavoratori. I settori di indagine sono il carico degli impegni; il controllo (quanto la persona influisce sulla sua modalità di lavoro); il supporto dell'azienda; il supporto dei colleghi; il ruolo (quanto la persona ha chiaro le sue mansioni e le sue responsabilità); il cambiamento (come cioè i cambiamenti sono gestiti e motivati dall'azienda); le relazioni.
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