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Newsletter del 22 Giugno 2009

Pmi, patti territoriali per il credito

Nicoletta Picchio
ROMA
L'immagine gli piace: «Prendano esempio dai banchieri che finanziarono la crescita degli anni '50 e '60». Il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha concluso così le sue Considerazioni, venerdì mattina.
«Un invito forte alle banche, perché guardino oltre la crisi e oltre i numeri»: Giuseppe Morandini, presidente della Piccola industria di Confindustria, questo sforzo agli istituti di credito lo chiede da mesi. Finora, con grandi resistenze, anche se lo scenario è in evoluzione: la Piccola industria sta per firmare alcune convenzioni con le banche per ottenere una serie di misure, dalla gestione degli insoluti alla rimodulazione dei mutui e al trasferimento dell'esposizione bancaria dal breve al medio termine, che agevolerebbero la tenuta delle aziende nei prossimi mesi di crisi. «Con le convenzioni, le decisioni prese vengano applicate automaticamente nelle filiali. Senza discriminazioni e senza trattative ulteriori», spiega Morandini.
I tanti numeri della Relazione annuale sono la prova dell'allarme di Draghi: l'asfissia finanziaria può aumentare la mortalità anche di aziende che potrebbero tornare a crescere dopo la crisi. Nel 2008, dice la Relazione, i debiti finanziari delle imprese sono aumentati di 103 miliardi, raggiungendo il 182% del valore aggiunto. Il testo sottolinea in particolare un elemento di debolezza della struttura finanziaria delle aziende, connesso con le maggiori difficoltà di rifinanziamento: il peso del debito a breve termine. Nel terzo trimestre del 2008, l'ultima data disponibile per il confronto internazionale, l'incidenza sui debiti finanziari era pari al 42,6%, la più elevata tra i Paesi considerati, ad eccezione del Regno Unito.
L'allungamento dei termini del debito è uno dei punti su cui Morandini insiste. Una necessità, specie per quelle imprese che negli ultimi anni hanno investito, per innovare o andare all'estero, e che ora, con cali di fatturato del 20% e più, non riescono a tenere il passo con i rientri.
È una tipologia di aziende che Draghi ha citato nelle Considerazioni: sono più di 6mila, impiegano quasi un milione di lavoratori, ora hanno difficoltà creditizie. «Sono imprenditori virtuosi, che hanno fatto bene il proprio mestiere, anche se ora con la crisi sono esposti finanziariamente», afferma Morandini. Ponendo una domanda: rifinanziare queste aziende, o con nuovi soldi o rimodulando le scadenze, è buono o cattivo credito? «Ritengo che sia buon credito e che sia proprio questo lo sforzo che devono fare i banchieri: considerare la storia dell'azienda, analizzare il mercato e il progetto strategico dell'impresa, con lungimiranza». Insomma, i banchieri devono ritornare «a fare il proprio mestiere, occupandosi di meno della vendita di prodotti finanziari, come è stato in questi ultimi tempi». Le condizioni finanziarie delle aziende sono peggiorate, scrive la Relazione, anche a causa dei ritardati pagamenti. I flussi di crediti non pagati per oltre un mese sono saliti dal 2% circa dei primi mesi del 2008 a poco più del 20% in dicembre e a +31% a marzo. Una situazione che vede penalizzate soprattutto le aziende con meno di 20 addetti e il Mezzogiorno.
Oggi comunque, sottolinea il presidente della Piccola industria, la soluzione del problema del credito alle imprese non dipende più dall'intero sistema bancario, che ha recuperato liquidità, ma dalle scelte dei singoli nelle filiali. «Serve il recupero del contatto con il territorio, come noi chiediamo da tempo e come ricordato dal Governatore». Le convenzioni saranno un passo importante. Anche perché, a fronte degli impegni delle banche, ce ne sarà un altro, che riguarda gli imprenditori: l'impegno ad aumentare la propria patrimonializzazione. Morandini lo sottolinea: «Le aziende credono nel proprio futuro, sono disposte ad investire. Ma vogliono sentire le banche vicine, capire quanto sono disposte a mettere sul tavolo a fronte di una maggiore capitalizzazione realizzata a carico dell'imprenditore».
E poi c'è un ultimo problema: il tasso di interesse fissato dalla Bce è al minimo storico. Ma gli spread applicati dalle banche non sono cambiati: «È ora che il costo del denaro cali, anche perché con l'aumento del Fondo di garanzia le banche risparmiano la metà dei costi».
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31%
Ritardo crediti di oltre un mese
Le condizioni finanziarie delle aziende sono peggiorate, scrive la Relazione di Draghi, anche a causa dei ritardati pagamenti. I flussi di crediti non pagati per oltre un mese sono saliti dal 2% circa dei primi mesi del 2008 a poco più del 20% in dicembre e a +31% a marzo. Una situazione che vede penalizzate soprattutto le aziende con meno di 20 addetti e il Mezzogiorno.
103 miliardi
Aumento debiti finanziari
Nel 2008, dice la Relazione, i debiti finanziari delle imprese sono aumentati di 103 miliardi, raggiungendo il 182% del
valore aggiunto.

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