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Newsletter del 21 Settembre 2009

Pmi più puntuali dei «grandi» nel rispetto dei pagamenti

Non saranno sicuramente i 292 giorni di attesa ai quali il Sistema sanitario nazionale costringe i suoi creditori (quando va bene: perché ad aprile se ne potevano mettere in conti anche 676 in Molise, 672 in Calabria e 602 in Campania). Pochi o tanti che siano, però, di certo i ritardi nei pagamenti da parte delle imprese sono in rapida crescita. Segno che lo "stato di salute" dell'economia nazionale non è di certo ancora buono.
D'altronde l'intesa sulla moratoria del debito per le Pmi tra Abi (al 26 agosto hanno aderito già 177 istituti, dalle Bcc ai colossi nazionali del credito), Confindustria e altre organizzazioni imprenditoriali del 3 agosto, sotto l'egida del ministero dell'Economia, la dice lunga sulle difficoltà delle aziende italiane. Ma una recente indagine su un campione di aziende estratte dalla banca dati DunTrade con almeno tre pagamenti al terzo trimestre 2009, condotta di Cribis D&B, società del gruppo Crif specializzata nelle business information e nei servizi a valore aggiunto per le imprese, pare ribaltare uno degli assunti della moratoria: i "pagatori peggiori" non sono le piccole e medie imprese, ma quelle con fatturati superiori ai 250 milioni.
Secondo l'analisi, condotta in esclusiva per «Plus24» da Cribis D&B sui dati aggiornati a fine agosto, la quota di imprese italiane con ritardi nei pagamenti commerciali è ormai del 60%. Un valore in costante crescita dal 2007. La puntualità segna un decadimento progressivo: due anni or sono la percentuale delle imprese con pagamenti regolari era del 50,4%, l'anno scorso era scesa al 48,5% e l'ultima rilevazione la pone al 41,8% nel 2009. In generale, spiega Cribis D&B, le Pmi hanno comportamenti più virtuosi delle grandi aziende, ma «ciò è da imputare a una maggiore pressione da parte dei fornitori e a un minore potere negoziale che probabilmente si accentua in momenti di crisi», quale l'attuale. Il 70% delle aziende con più di 250 milioni di fatturato paga mediamente con 30 giorni di ritardo. Per contro, le aziende con meno di cinque dipendenti pagano alla scadenza nel 44,2% dei casi (dunque meglio della media nazionale). È il commercio, sia al dettaglio che all'ingrosso, il settore più a "rischio ritardo".
Negli ultimi 12 mesi, i pagamenti sono peggiorati nel 28,5% delle aziende. Il 72% delle imprese che nel 2008 avevano pagamenti commerciali regolari hanno mantenuto invariata la propria performance. Il 24% del campione ha invece segnato un peggioramento fino a 30 giorni di ritardo medio. Nel 20% dei casi chi già l'anno scorso segnava ritardi ha visto la propria performance peggiorare ulteriormente. I settori con il deterioramento più pesante sono l'edilizia (29,35% di aziende in ritardo), il manifatturiero (29,27%) e il commercio all'ingrosso (30,41%). Le Pmi hanno avuto una performance rispetto al 2008 migliore della media negoziale. Quanto ai "piccoli, il 26,8% delle aziende con meno di cinque addetti ha fatto peggio.
«In questa prima parte dell'anno, le imprese che hanno peggiorato i pagamenti commerciali sono cresciuta del 30% circa rispetto ai primi otto mesi del 2008. Ma rispetto al 2007 la percentuale sale a circa il 54%», spiega Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis D&B. «Quasi sei imprese su 10 pagano in ritardo. Un dato che accomuna l'Italia al resto d'Europa: anche nel nostro paese la tendenza al peggioramento delle abitudini di pagamento è evidente e diffusa come nella maggior parte dei partner europei. Il difficile quadro macroeconomico trova riscontro nelle abitudini di pagamento delle imprese. Ma l'Italia si distingue per un aumento consistente dei ritardi nei pagamenti che superano la quota di 20 giorni medi rispetto ai termini», conclude Preti.
Ora a dare una boccata d'ossigeno interverrà la moratoria. A poterne usufruire, però, saranno solo le Pmi (la definizione Ue vi comprende quelle fino a 50 milioni di euro di fatturato e 250 dipendenti) che a fine settembre 2008 fossero in bonis (cioè in regola con le banche, dunque senza sofferenze, incagli, prestiti ristrutturati, rate scadute e non pagate o rimborsate solo parzialmente). La moratoria sospende temporaneamente il pagamento della quota capitale delle rate o dei canoni relativi a mutui e operazioni di leasing, mentre allunga a 270 giorni le anticipazioni bancarie su crediti. Con la sospensione della quota capitale il piano di ammortamento dei finanziamenti si allungherà e le rate sospese, per la quota capitale, saranno ammortate in seguito alle stesse condizioni, senza costi di alcun genere. Basterà?
pagina a cura di
Nicola Borzi
nicola.borzi@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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