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Newsletter del 21 Settembre 2009

Scudo con verifica anti-riciclaggio

Marco Bellinazzo
MILANO
I professionisti che assisteranno i clienti intenzionati a "scudare" i propri beni non sono esentati dagli obblighi anti-riciclaggio. E quindi devono segnalare le posizioni "sospette" in tutte le circostanze nelle quali, in base alle informazioni in loro possesso, possono supporre che i fondi rimpatriati derivino non dai reati di omessa o infedele dichiarazione – quelli coperti dallo scudo, come le attività ricevute in eredità o in donazione – ma siano il frutto di altri reati (tributari e non).
Un obbligo di segnalazione che nei giorni scorsi era stato messo in dubbio e che potrebbe impensierire la platea dei soggetti interessati allo scudo alla ricerca di "consigli", prima di rivolgersi a banche, Sim, Sgr, Poste e fiduciarie.
La precisazione è giunta ieri da Arturo Betunio, direttore centrale aggiunto Normativa e contenzioso dell'agenzia delle Entrate. Parlando nell'ambito di un convegno organizzato dall'Unione fiduciaria, Betunio ha anche chiarito che entro il 15 settembre, data di avvio dello scudo, sarà pronta la prima circolare esplicativa. «Vorremmo però evitare di fare 20 circolari come negli anni precedenti, ma produrre un unico documento, una sorta di guida. Quello pronto entro il 15 sarà provvisorio – ha spiegato Betunio – e dovrà essere integrato con le osservazioni dei diretti interessati».
In pratica, con le prime indicazioni saranno subito forniti il nuovo modello di dichiarazione riservata e il codice tributo per versare la sanzione del 5% («che va pagata come un forfait, per cui non saranno riconosciute prove contrarie di eventuali permanenze all'estero dei beni inferiori ai cinque anni», ha detto Betunio). Quanto ai possibili incassi per lo Stato, Attilio Guardone, amministratore delegato di Unione fiduciaria, ha stimato, alla luce delle precedenti sanatorie, il rientro di oltre 200 miliardi di euro: «Il 60% di questa somma dovrebbe arrivare dalla Svizzera, il 10% dal Lussemburgo, il resto da altri paradisi fiscali». Risorse che negli auspici del Governo dovrebbero andare ad alimentare il tessuto produttivo attraverso investimenti e ricapitalizzazioni.
In attesa delle circolari esplicative dell'Agenzia che in molti punti riprenderanno la disciplina degli scudi 1 e 2 e nelle quali sarà recepito anche il "suggerimento" di Bruxelles sull'estensione del cosiddetto rimpatrio giuridico ai paesi extra Ue che garantiscono lo scambio di informazioni (si veda l'articolo qui a fianco), da domani in Senato comincerà anche l'iter di conversione del decreto legge 103/09, con le correzioni alla manovra estiva approvate da Palazzo Chigi il 1° agosto scorso.
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I paesi in white list




I paesi extra Ue
L'Italia ha siglato convenzioni per lo scambio di informazioni con una serie di paesi extra Ue. La «white list» con gli Stati che garantiscono una sufficiente trasparenza fiscale e finanziaria è contenuta nel decreto ministeriale 4 settembre 1996 aggiornato formalmente fino al gennaio del 2001. Vi compaiono attualmente una sessantina di paesi
La «white list»
Rientrano nella lista dei paesi che consentono lo scambio di informazioni ai quali andrà estesa la chance della regolarizzazione: Albania, Algeria, Argentina, Australia, Bangladesh, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Costa d'Avorio, Croazia, Ecuador, Egitto, Emirati arabi, Russia, Filippine, Giappone, India, Indonesia, Israele, Kazakistan, Kuwait, Macedonia, Marocco, Mauritius, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Pakistan, Singapore, Sri Lanka, Stati Uniti, Sud Africa, Tanzania, Thailandia, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turchia, Ucraina, Venezuela, Vietnam e Zambia
Le nuove convenzioni
In questi anni sono entrate in vigore altre convenzioni conformi al modello Ocse, per quanto non è chiaro se sia stato, in concreto, verificato se i Paesi firmatari rispecchino i criteri di trasparenza previsti dal trattato
In particolare si tratta di quelle stiuplate con: Armenia (5 maggio 2008), Islanda (14 ottobre 2008), Lettonia (16 giugno 2008), Oman (22 ottobre 2002), Senegal (24 ottobre 2001), Siria (15 gennaio 2007), Uganda (18 novembre 2005) e Uzbekistan (26 maggio 2004)

 
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