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Newsletter del 19 Ottobre 2009

Le Pmi fanno leva sulla creatività

Con l'utilizzo di grani di produzione italiana, l'ideazione di nuovi formati di pasta e la cura dei rapporti commerciali con l'estero molti dei 148 pastifici industriali attivi in Italia hanno raggiunto quote elevate di export. È il caso dell'«Antico pastificio rosetano Verrigni», a Roseto degli Abruzzi (Teramo), che esporta il 75% della propria produzione, circa 50mila quintali l'anno, soprattutto in Germania, Olanda, Finlandia, Giappone e Spagna. Paste tradizionali secche si affiancano a prodotti nuovi in formati "giganti", come i paccheri lisci e, ultima novità, spaghetti prodotti con la trafilatura in oro, grazie alla collaborazione dell'artigiano orafo Sandro Seccia, processo che assicurano dal pastificio, migliora la cottura e la presa del sugo. «Gli effetti della crisi internazionale sulla nostra attività – spiega Gaetano Verrigni, titolare dell'azienda in cui giro d'affari è di 7,5 milioni di euro – sono stati abbastanza trascurabili e siamo anche riusciti a contenere gli aumenti di prezzo legati al rincaro della materia prima». Il pastificio vanta anche un'elevata produzione di paste biologiche, circa il 60%, che ha garantito il consolidamento della sua presenza sul mercato, anche grazie alla certificazione Icea (Istituto di certificazione etica ed ambientale).
Anche altri piccoli pastifici hanno fatto passi da gigante nelle esportazioni. Come l'«Antico pastificio Fabbri», a Greve in Chianti, nei dintorni di Firenze. Questa piccola realtà produce 2mila quintali annui soprattutto di pasta di semola di frumento duro, con un volume medio di vendite di mezzo milione di euro. Nel 2004 l'export valeva circa il 7% dei ricavi e oggi è salito al 50%, con sbocchi soprattutto in Giappone, Germania, Canada ed Australia. «L'evoluzione positiva delle nostre vendite all'estero – sottolinea Giovanni Fabbri, il titolare dell'azienda – è legata alle qualità dei nostri prodotti, sia sotto il profilo della materia prima utilizzata, sia nelle attrezzature». Per la produzione di semola si valorizzano diverse varietà ricercate di frumento duro, come il «Senatore Cappelli» e il "Saragolla" e, come temperatura di essiccazione non si superano mai i 38 gradi, allungando i giorni di lavorazione, «elemento che ci differenzia dai grandi produttori industriali». Fabbri inoltre è convinto del fatto che l'export sarà, nei prossimi anni, «il fattore di traino del settore italiano, sia artigianale sia industriale».
Il pastificio Annoni di Fara Gera d'Adda, in provincia di Bergamo, specializzato nella produzione di lasagne, cannelloni e pizzoccheri della Valtellina, negli ultimi quattro anni ha raddoppiato le vendite all'estero, raggiungendo una quota di export del 64% su un fatturato di circa 10 milioni. La società esporta in paesi della Ue e punta anche sulla produzione di private label per marchi della Gdo estera. «Allargare le possibilità di vendita all'estero è un must – racconta Giancarlo Fermo, direttore commerciale della Annoni - ma qualche spazio di crescita c'è ancora anche in Italia». È sul mercato nazionale che Annoni colloca la maggior parte del prodotto a marchio proprio (40%), mentre il resto è affidato all'intermediazione della catena della Gdo.
R.Fab.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
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