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Newsletter del 19 Ottobre 2009

Le Pmi: governo più incisivo nelle politiche di rilancio
di Francesca Carbone

Per alcuni sta passando, per altri il peggio deve ancora venire: la crisi nel Nord-Est continua a dividere gli imprenditori triveneti che misurano le risposte delle istituzioni e avanzano le loro richieste.
Nell'ultima indagine della Fondazione Leone Moressa il 45,7% degli imprenditori intervistati (su un campione di oltre 350 imprese con meno di 20 addetti) domanda una diminuzione della pressione fiscale, il 19,8% un sostegno agli investimenti e il 16,4% la garanzia dell'accesso al credito. Appena il 10,5% invece indica il sostegno all'occupazione quale intervento prioritario. Spiega Giampaolo Pedron, vicedirettore generale di Confindustria Veneto con delega al lavoro: «Si tratta di un'azione percepita come poco urgente perché gli ammortizzatori stanziati dalle istituzioni nel Nord-Est hanno funzionato: le imprese hanno cercano di rimanere sul mercato preservando il loro capitale umano e ricorrendo ampiamente alla Cig, una tendenza che le industrie venete riproporranno anche il prossimo anno. Ritengo che le risorse stanziate siano sufficienti per il 2009 e i primi mesi del 2010, poi i lavoratori andranno comunque sostenuti, nonostante assisteremo necessariamente a delle ristrutturazioni dovute alla crisi».
Alla domanda "chi deve fare cosa", oltre un terzo degli intervistati (32,2%), risponde che per uscire dalla crisi ci vuole un'azione concertata fra tutti i soggetti economici e istituzionali. D'accordo anche Pedron che invita però a non dimenticare la gerarchia fra i vari livelli di intervento: «Questa crisi ha dimostrato che solo i governi centrali possono far ripartire il processo di accumulazione, le politiche delle istituzioni subnazionali debbono quindi convergere con quella nazionale».
E se proprio il governo nazionale rimane per la maggioranza degli intervistati (34,7%) l'attore che può far uscire dalla crisi, deve però raddrizzare la mira, visto che il 75% del campione taccia come «poco o per nulla efficaci» le azioni sinora adottate. «Occorre uscire dalla logica emergenziale e avere una visione d'insieme – bacchetta il presidente di Confindustria Friuli-Venezia Giulia Alessandro Calligaris –: il primo problema sarà la competitività. Le imprese della nostra regione, con un'altissima vocazione all'export, debbono trasformarsi da esportatrici a gestori del mercato in cui operano. E riuscirci con una moneta forte come l'euro. Questo è possibile solo se l'intero sistema Italia diviene più leggero, a partire dalla riduzione del costo del lavoro. Se va bene parlare di tredicesima defiscalizzata, si deve anche accettare l'energia nucleare qualora fosse l'unica in grado di assicurare sufficienti introiti allo stato. Il taglio dei costi e il riequilibrio passa poi per le infrastrutture, l'eliminazione delle province e la riduzione del numero dei comuni».
Gli fa eco Benito Zollia, presidente della Brovedani SpA di San Vito al Tagliamento (Pordenone), leader nella meccanica fine: «Credo che nella miriade di cose da fare, la politica abbia perso l'orizzonte, la capacità di fare diagnosi e non si può chiedere al malato di essere ottimista se non si è in grado di dirgli cos'ha. Occorrono leggi coraggiose, che comportino sacrifici oggi per far mangiare i nostri figli domani, a partire da norme orientate allo sviluppo dell'innovazione tout court e di progetti di aggregazione, perché nessuna singola impresa è al top in tutto. Competenze e selezione del personale sono pure cruciali, alla Brovedani finanziamo a studenti universitari tesi sperimentali da svolgere in azienda; le istituzioni dovrebbero stimolare in queste direzioni».
Subito dopo il Governo, l'altro soggetto che può traghettare fuori dalla crisi è – secondo il 28,6% del campione intervistato dalla Fondazione Moressa – il sistema del credito, additato un po' da tutti per fare meno di quanto potrebbe. Di migliorato dialogo fra Pmi e banche parla invece Patrizia Geria, direttore generale di Neafidi che si è fusa quest'estate con Unionconfidi, e copre oggi tutto il Veneto e parte del Friuli: «Nella questione del mancato accesso al credito, abbiamo cercato di interrompere la "caccia al colpevole" e di capire quali erano le problematiche degli istituti finanziari. Ed è innegabile che dalla primavera qualcosa sia cambiato: le banche ad esempio ci hanno seguito nelle linee di finanziamento a breve per le aziende che dimostravano di poter rimanere sul mercato. Credo che i confidi veneti, anche quelli più piccoli, vantino una solida tradizione di vicinanza ai bisogni di imprese e banche che permette di affrontare con maggior serenità questa difficile fase».
Tutto considerato, rimane il fatto che il 57,2% degli imprenditori si sente ancora «nel mezzo del tunnel». Luce zero. Nonostante il 68,1% affermi di percepire la crisi molto/abbastanza, prevale però un atteggiamento di attesa, con il 60% del campione che non ha ancora attuato misure anticrisi né lo farà. Ma parte del Nord-Est in qualche modo reagisce, come quel 17,5% che dichiara di avere in programma azioni, tese per la maggior parte (33,9%) ad aumentare il giro d'affari specie attraverso la ricerca di nuovi mercati, il che delinea una cesura rispetto al passato, quando si puntava più a ridurre i costi di lavoro e produzione.
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Giampaolo Pedron

CONFINDUSTRIA VENETO

I lavoratori. Le risorse stanziate sono sufficienti fino ai primi mesi del 2010 poi i dipendenti andranno sostenuti, nonostante assisteremo a ristrutturazioni


Benito Zollia

BROVEDANI SPA

Coraggio. Dalla politica occorrono scelte coraggiose che comportino sacrifici oggi per far mangiare i nostri figli domani, a partire da norme per lo sviluppo dell'innovazione

Alessandro Calligaris

CONFINDUSTRIA FRIULI-V.G.

Competitività. Sarà il primo problema: le nostre aziende, con altissima vocazione all'export, devono trasformarsi da esportatrici a gestori del mercato in cui operano

Patrizia Geria

NEAFIDI VENETO-FRIULI-V.G.

Dialogo con le banche.
Dalla primavera qualcosa è cambiato; le banche ci hanno seguito nelle linee di finanziamento a breve per le aziende sane

IL SENTIMENT

57,2%
Incerti
La percentuale di imprenditori interpellati che si sente ancora «nel mezzo del tunnel»
60%
Attendisti
La quota del campione intervistato dalla Fondazione Moressa che non ha ancora attuato misure anticrisi né lo farà
17,5%
Investimenti
La parte che ha dichiarato di avere in programma azioni tese soprattutto ad aumentare il giro d'affari

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