Franco Vergnano
MILANO
La svolta c'è. Abbiamo toccato il fondo e comincia la risalita. Ma non sarà né rapida, né semplice, né indolore. L'uscita dalla recessione risulterà selettiva. Lo mettono in evidenza, quasi all'unisono anche se con accenti diversi, gli imprenditori del made in Italy sentiti dal Sole 24 Ore.
«Un po' di ottimismo non guasta» esordisce Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, spiegando però subito dopo che il settore è penalizzato dal supereuro, specie nei confronti di dollaro e sterlina.
Gli fa eco Claudio Andrea Gemme, presidente di Anie energia: «La ripresa arriverà, ma oggi non la vediamo ancora. Per il primo trimestre del 2010 prevedo una situazione abbastanza grigia. Siamo in una fase caratterizzata da lacrime e sangue. Certo, il segnale dell'Ocse è importante. Gli ordini tardano però ad arrivare, anche se il settore dell'ingegneria sta riprendendo. Le cose vanno meglio nel fotovoltaico, anche se i volumi sono bassi».
Da un osservatorio privilegiato come la Lombardia, Antonio Colombo, direttore generale di Assolombarda, avverte che bisogna «evitare i trionfalismi». I punti fermi sono parecchi: c'è stato uno stop nella caduta industriale dell'Europa; noi siamo stati meno colpiti di altri paesi; c'è in corso un'inversione di tendenza; non siamo fuori dal guado. Spiega Colombo: «Il nostro sistema produttivo è molto lontano da un punto di equilibrio che ci permetta di stare sereni sul versante occupazionale. Noi viviamo di luce riflessa perché siamo export-dipendenti».
È vero che i clienti «hanno ricominciato a entrare nei nostri negozi – racconta il leader di FederlegnoArredo, Rosario Messina – ma ogni azienda reagisce in maniera diversa. Va meglio chi ha saputo rinnovare i prodotti, mentre altre devono cercare aggregazioni. Ci sono sintomi di ripresa anche da Francia e Germania, mentre la Russia sta ricostituendo i magazzini».
Non tutti i settori, osserva il presidente dell'Anima (meccanica varia) Sandro Bonomi, marciano alla stessa velocità: «L'energia sembra in ripresa, come pure altre produzioni tipiche del made in Italy come le tecnologie alimentari. Ma altri comparti stanno ancora soffrendo parecchio con indicatori negativi a doppia cifra. Se però la ripresa viene confermata nell'ultima parte di quest'anno, riteniamo plausibile una diffusa ripartenza dell'industria entro giugno 2010. I dati Ocse sono un buon tonico per i nostri imprenditori che dobbiamo supportare trasformando il pacchetto anticrisi di luglio in misure a sostegno delle aziende, come evidenziato dal G-20 dei ministri economici a Saint Andrews».
Il meccanotessile registra segnali positivi dai mercati esteri, anche se gli ordini rimangono deboli: «L'introduzione di un sistema di incentivi alla rottamazione dei macchinari servirebbe da stimolo alla ripresa dei consumi e renderebbe maggiormente competitiva la produzione made in Italy», commenta Sandro Salmoiraghi, il leader dell'Acimit.
Anche il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, conferma la necessità di aiutare le piccole e medie aziende: «La sofferenza delle Pmi è stata acuita dalla crisi, ma sia la forza sia la debolezza del sistema è data dal fatto che soprattutto i "piccoli" hanno una struttura molto debole e, quindi, resta la necessità di ricapitalizzare».
Conclude Pier Luigi Loro Piana di Milano Unica (tessile): «Ci sono segnali positivi al dettaglio, che mi auguro si traducano presto in stimoli alla produzione a monte della filiera. Se verrà confermata la ripresa dei consumi, saremo i primi ad approfittarne perché il made in Italy è molto forte».
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GLI IMPRENDITORI
Bernabò Bocca
Federalberghi
Presidente
Per il presidente di Federalberghi un po' di ottimismo «non guasta», anche se va risolto il problema del super-euro
Antonio Colombo
Assolombarda
Direttore generale
Il direttore generale di Assolombarda invita a evitare i trionfalismi e ricorda come il quadro occupazionale sia tutt'altro che roseoPer il grafico fare riferimento al pdf
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