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Newsletter del 25 Gennaio 2010

Crisi d'impresa senza traumi

Giovanni Negri
MILANO
Professionisti e società uniti nell'individuare modalità di soluzione per le crisi d'impresa. In particolare sulle soluzioni per procurare alle aziende sofferenti nuove risorse, sfruttando le opportunità, in una certa misura ancora non esplorate, offerte dalla riforma della legge fallimentare. È così che sono state approvate le Linee guida per il finanziamento delle imprese in crisi da parte di Assonime e Consiglio nazionale dei dottori commercialisti in collaborazione con l'università di Firenze. Il documento prende atto, oltre che delle novità normative, anche delle più recenti sentenze intervenute nel frattempo (Fingruppo, Risanamento, Gabetti, Cascina e altri), per offrire soprattutto a banche, imprese e professionisti un pacchetto di istruzioni operative per affrontare l'attività di risanamento con l'utilizzo di capitali freschi. Con l'ambizione di smentire, se possibile, le critiche indirizzate alle banche, accusate di essere molto sensibili alle esigenze delle grandi aziende e impermeabili al grido di dolore dei piccoli e medi imprenditori.
Le Linee guida si articolano in due parti fondamentali, una dedicata al finanziamento delle imprese in crisi che non si trovano in procedura fallimentare e un'altra che affronta il nodo dell'ingresso di nuova finanza nell'ambito di fallimenti già dichiarati. Nel primo caso il finanziamento viene erogato nell'ambito di piani stragiudiziali di salvataggio come i piani attestati sulla base dell'articolo 67 della legge fallimentare e gli accordi di ristrutturazione dei debiti. Sono queste soluzioni stragiudiziali – mettono in evidenza le Linee guida – a costituire un riparo, anche in assenza di una revisione della disciplina della bancarotta, rispetto a possibili responsabilità civili e penali a carico di chi ha collaborato alla loro realizzazione.
Quanto al professionista chiamato ad attestare i piani, il documento Assonime-commercialisti ne sottolinea con forza la necessità di indipendenza, avvertendo che non deve trovarsi in una delle situazioni di incompatibilità previste per le società di revisione che svolgono l'attività di verifica contabile delle società quotate. Ma la natura dell'incompatibilità fatta propria dal documento è più ampia e riguarda anche i creditori e tutti coloro che beneficiano delle esenzioni dalla revocatoria sulla base del piano (per esempio, l'acquirente dell'azienda). Il professionista non può quindi essere il consulente abituale, il sindaco, l'amministratore o il socio di questi soggetti, anche se in possesso dei requisiti teorici per rilasciare l'attestazione.
La verifica dei dati aziendali, base di partenza del piano, costituisce poi, per il professionista, uno scoglio particolarmente arduo da aggirare nelle imprese di dimensioni medio grandi per la difficoltà di accertare le informazioni in un tempo ragionevole e con costi non esorbitanti. Le Linee guida raccomandano così di concentrare l'attenzione soprattutto sugli elementi di maggiore importanza in termini quantitativi, con particolare riferimento, per l'importanza dei flussi di cassa attesi, alle componenti del capitale circolante. In presenza poi di dati forniti dal solo debitore senza grandi possibilità di controllo il professionista si assume l'integrale responsabilità dell'attendibilità dei dati aziendali.
Alla trasparenza nei criteri di redazione del piano, indispensabili per rendere più efficace l'intervento del professionista chiamato all'attestazione, si accompagna la raccomandazione a contenere l'arco temporale delle soluzioni proposte non oltre i 3-5 anni. È questo il periodo considerato ragionevole per trovare un equilibrio economico-finanziario, che potrà anche non prevedere il rimborso di tutto il debito, ma solo il ripristino delle condizioni della sua sostenibilità. Se il piano si prolunga oltre questo limite è necessario motivare adeguatamente la scelta prevedendo cautele e misure di salvaguardia aggiuntive.
Fari puntati poi sul vincolo di ripristino dell'integrità del capitale sociale quando la perdita sia tanto rilevante da poter provocare lo scioglimento della società. Il risanamento, infatti, può avvenire solo in un contesto di corretta gestione societaria, tale da evitare future contestazioni. Il piano dovrà poi contenere l'indicazione degli atti, pagamenti e garanzie che verranno realizzati. Anche se la legge non impone un elenco dettagliato e particolareggiato di tutte le operazioni, è consigliabile descriverle nella maniera più ampia possibile in maniera da poter dimostrare il collegamento con il piano e l'assenza di responsabilità per atti che sono coperti dall'effetto della revocatoria. Sul piano formale, infine, l'attestazione non deve ricalcare la forma del piano, ma rappresentare una relazione su un piano già esistente, in maniera tale da permettere a tutti gli interessati di ricostruirne il percorso logico giuridico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
www.ilsole24ore.com
Il testo delle Linee guida

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