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Newsletter del 22 Febbraio 2010

Tra i nuovi laureati l'Albo perde fascino

PAGINA A CURA DI
Chiara Bussi
Sono un plotone che nel suo insieme supera i due milioni di soldati, ma ora la marcia procede a un passo più lento rispetto al passato. Lo mostrano i dati raccolti dal Sole 24 Ore sui nuovi iscritti ai dieci principali albi professionali dal 2005 al 2009. La frenata più consistente è quella registrata da dentisti e geometri, seguiti dai medici. In alcune categorie, come ingegneri e commercialisti, la tendenza resta stabile, ma ci sono i primi segnali di un calo di interesse da parte dei giovani. Unica eccezione gli avvocati che continuano a crescere.
Dal 2005 le iscrizioni all'albo dei dentisti sono diminuite del 40,5%. Per Giuseppe Renzo, presidente della commissione del l'albo odontoiatrico nazionale, si tratta di «un ritorno alla normalità dopo l'onda lunga del doppio titolo». Se infatti in passato i medici potevano accedere anche all'albo degli odontoiatri, la legge 409/1985 ha sancito l'esclusività della professione per gli studenti di odontoiatria, mantenendo una deroga solo per gli immatricolati fino al 31 dicembre 1984. Il loro numero, pari in media a uno ogni 900 persone sul territorio nazionale, sottolinea Renzo, «resta però per al di sopra del livello indicato dall'Oms di un dentista ogni 2mila persone». E il rapporto è destinato a rimanere stabile sui livelli dello scorso anno in futuro, anche per effetto di un fenomeno in espansione: il turismo universitario in Spagna o Romania, dove l'accesso è più semplice. Un dato che preoccupa gli addetti ai lavori: «La nostra categoria - dice Roberto Callioni, presidente del l'Associazione nazionale dentisti italiani – ha sofferto la crisi economica. Nel Centro nord ciò si è tradotto in un calo del fatturato intorno al 30%».
Segno meno anche per i geometri, che hanno registrato una frenata dei nuovi iscritti del 22%. «È l'effetto della crisi, ma anche del disorientamento degli ultimi anni in attesa della riforma degli istituti tecnici», sottolinea il presidente dell'Ordine, Fausto Savoldi, che scorge nella riforma approvata giovedì scorso dal Consiglio dei ministri il volàno per una nuova spinta alla professione.
Diverso è il destino dei medici. I dati sono l'ultima conferma della carenza di camici bianchi. Tanto che lo scorso novembre il ministero dell'Università ha allargato le maglie del numero programmato per Medicina, consentendo 433 posti in più. Barriere che si aprono e altre che si vorrebbero chiudere. È il caso degli psicologi. La quota di chi ha bussato alla porta dell'albo è tornata nel 2009 ai livelli del 2005 dopo anni in salita, ma il loro percorso è accidentato. «Dal 2004 – nota il presidente dell'Ordine, Giuseppe Luigi Palma – il mercato non è più in grado di assorbire i nuovi ingressi. Chiediamo di reintrodurre il numero programmato per il corso di laurea».
Per i commercialisti i dati che si fermano al terzo trimestre sono in linea con gli anni precedenti, ma in calo rispetto al boom del 2008.
«In quell'anno – puntualizza il vicepresidente dell'Ordine Francesco Distefano – abbiamo avuto un forte incremento delle iscrizioni per effetto dell'albo unico introdotto nel 2007. La nostra è una professione che continua a crescere». Preoccupano però le prospettive per le nuove leve: «Oggi – aggiunge Luigi Carunchio, presidente dell'Unione giovani dottori commercialisti – la scelta della libera professione è un percorso obbligato, una sorta di parcheggio. Di fatto i giovani sono monoclienti, lavorano per uno studio, ma senza tutele da lavoro dipendente. E si afferma un fenomeno nuovo: ora c'è spesso carenza di praticanti». Una conferma arriva dall'Ordine di Roma: dal 2005 ad oggi il numero di aspiranti commercialisti si è ridotto del 9 per cento. «Le grandi società di consulenza hanno rubato gli spazi alla professione. Oggi l'idea di fare tre anni di praticantato dopo la laurea per un'attività che, salvo picchi di eccellenza, è prevalentemente povera si preferisce stare in azienda. Se in passato il sogno dei govani era fare il commercialista, l'imprenditore o il manager, oggi si punta a lavorare in una società di consulenza o in una banca d'affari», spiega Giovanni Fiori, commercialista e docente di economia aziendale alla Luiss di Roma, che tiene corsi di preparazione all'esame di stato.
Spicca infine il caso degli ingegneri. I nuovi iscritti all'albo sono in crescita, ma – rileva il Centro Studi del Consiglio nazionale – è aumentata la quota dei neolaureati che non scelgono la strada dell'abilitazione. Nel 2008 l'ha conseguita meno del 70% dei laureati quinquennali contro l'86% del 2006.
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