TORINO
Laura Siviero
«La continuità d'impresa, componente strutturale dell'evoluzione e del rafforzamento dell'azienda, è un asset su cui le imprese stanno investendo, sfruttando l'impulso dato dalla crisi». È uno dei messaggi chiave che emerge dal libro "Crescere al futuro", che viene presentato questa mattina alle 10 presso l'Unimanagement Center Unicredit di Torino (via XX settembre, 29).
La ricerca, frutto della collaborazione tra Unicredit private banking e i Giovani imprenditori di Confindustria insieme con l'Università Luiss, raccoglie e analizza una serie di interviste a imprenditori italiani su alcuni temi forti: come si forma e si mantiene la leadership, imprenditori e territorio, il ruolo del sistema bancario nel passaggio generazionale, la compresenza delle generazioni alla guida delle aziende, l'apertura al management esterno. «La ricerca è iniziata nella primavera del 2009 – spiega Dario Prunotto, ad UniCredit Pb –, proprio nel momento in cui la crisi iniziava a minare le fondamenta del sistema produttivo. L'indagine evidenzia una serie di filoni verso i quali gli operatori potranno orientare i loro servizi».
Dalla ricerca emerge che il 67,9% individua come valore primario il mantenimento dell'impresa all'interno della famiglia, mentre il 17% vede nel ricorso a manager esterni una risorsa necessaria. Il 54% degli imprenditori italiani, poi, è cosciente del problema che comporta il passaggio generazionale, ma solo il 12,7% lo trova problematico. Una pianificazione attenta al passaggio del testimone e una valutazione accurata delle reali capacità dei familiari sono considerati due ingredienti fondamentali per la buona riuscita del ricambio. «Le grandi aziende – commenta Barbara Gallo, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Piemonte – possono permettersi di pensare a sistemi di governance misti in cui la seconda generazione sia supportata da manager esterni, ma nelle aziende medio piccole è difficile creare delle situazioni in cui far entrare persone diverse dalla famiglia». «Il raffronto senior-giovane è centrale – sostiene Vincenzo Nasi, vicepresidente nazionale dei giovani – perché dimostra che in un periodo di crisi le imprese familiari che sulla carta parevano non essere le più adatte a superarla, in realtà ce la stanno facendo».
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Il nodo. «Nelle aziende medio piccole è difficile creare delle situazioni in cui far entrare persone diverse dalla famiglia»