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Newsletter del 22 Marzo 2010

Alfano rassicura gli avvocati

Giovanni Negri
MILANO
Una riforma che il ministero della Giustizia sosterrà in Parlamento, garantendone l'approvazione entro la fine della legislatura. È questo l'impegno che il ministro Angelino Alfano ha preso ieri alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario presso il Consiglio nazionale forense. Impegno tanto più rilevante perché preso nella stessa giornata in cui le organizzazioni dell'avvocatura, per una volta unite, avevano proclamato l'astensione dalle udienze e una manifestazione di protesta contro i ritardi del Parlamento.
Per Alfano quella in discussione nell'Aula del Senato a partire dal 18 marzo è una riforma «non corporativa, sulla quale il ministro assicura un pieno sostegno» E la ragione è presto detta: si tratta, ha sottolineato il ministro, di un progetto sul quale è stato trovato un accordo faticoso tra tutte le componenti dell'avvocatura. Di un progetto che potrebbe contribuire a restituire agli avvocati quell'orgoglio professionale che, oggi, per tante ragioni sembra in parte smarrito. «L'avvocatura – ha detto Alfano – non è una strada per i laureati in legge che non hanno altre strade, o per coloro che esercitano saltuariamente: i magistrati si preparano e superano un concorso che è molto severo e anche gli avvocati si devono elevare di rango, per essere al passo con i giudici, migliorando la loro formazione».
Alfano ha poi allargato la riflessione e sostenuto che «quest'anno non è trascorso invano: abbiamo messo a punto la riforma del rito civile e approvato il più importante pacchetto di norme contro il crimine organizzato dai tempi di Giovanni Falcone».
E della lotta all'arretrato il ministro ha fatto il perno degli interventi futuri, rilanciando un piano straordinario di smaltimento dell'arretrato civile, pari a 5 milioni e 600 mila cause. «Il sistema – ha ricordato il ministro – è bloccato da 30 anni di arretrato e ogni anno ci sono 200.000 procedimenti nuovi che non si riescono a smaltire: occorre prendere il toro per le corna». Alfano ha poi detto che il governo metterà a disposizione risorse, per attuare questo piano, che verranno prese dal Fondo unico per la Giustizia con un prelievo «una tantum».
Il presidente del Cnf, Guido Alpa, si è a sua volta soffermato sulla riforma, garantendo che si tratta di un intervento che «promuove la qualità della professione, connotato essenziale sia per sostenere la concorrenza sia – e soprattutto – per informare a un codice etico più rigido i comportamenti dei custodi dei diritti. La competenza qualificata rafforza l'autonomia e l'indipendenza della Avvocatura, e perciò rafforza le basi della stessa democrazia».
Alpa ha poi osservato che «contro gli obiettivi della riforma si sono letteralmente avventati coloro che temono che esso possa comportare un aumento dei costi dei servizi legali, coloro che lo rappresentano come uno strumento di coesione e di rafforzamento del ruolo della categoria, coloro che, criticando i criteri di selezione, di accesso e di controllo della qualità, vorrebbero stemperare la funzione dell'avvocato nella semplice prestazione di servizi, equiparabile quindi ad una qualsiasi attività economica. Al testo si è imputato di essere venato di istanze corporative e di essere veicolo di privilegi anticoncorrenziali. E tuttavia, se si pensa che oggi gli avvocati iscritti agli albi sono più di 230.000 è ben difficile pensare che vi sia scarsa dinamica competitiva».
L'inaugurazione dell'anno giudiziario ha poi permesso di fare il punto sull'attività giurisdizionale del Cnf: le udienze tenute sono state 41, i ricorsi esaminati 405, i ricorsi decisi 490; quelli in materia disciplinare si sono conclusi con 4 sanzioni di radiazione, 84 di sospensione, 43 di censura e 41 di avvertimento (si veda anche «Il Sole 24 Ore» dell'8 mazo). «Il codice deontologico – avverte Alpa – anziché soffocare o limitare la libertà della professione, ha garantito il suo corretto esercizio, come risulta dalle molteplici pronunce e dai pareri segnalati nelle relazioni contenute nell'appendice».
Sono poi stati resi pubblici i risultati delle ultime sessioni dell'esame forense: se la sessione 2009 è ancora del tutto incompleta, per quella del 2008 (con ritardi per qualche Corte d'appello) si propone un "classico" panorama a macchia di leopardo. Si va infatti da elevate percentuali di idonei, oltre il 50%, nelle Corti d'appello di Catanzaro, Lecce e Palermo, al 12,7% di Brescia o al 16,7% dell'Aquila.
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