A CURA DI
Nicola Comelli
Camilla Terenzi
La Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ha varato un regolamento che snellisce i tempi per l'erogazione dei finanziamenti alle imprese con meno di 250 dipendenti che assumono dirigenti disoccupati, coprendo fino al 50% dei versamenti previdenziali dovuti nei primi 12 mesi di impiego (si legga anche l'articolo a fianco).
La regione gioca, dunque, a tutto campo anche sul fronte dei manager, anch'essi alle prese con una congiuntura ancora critica, e lo fa non solo con accordi su misura con le categorie produttive del territorio ma anche considerando l'ipotesi di un rifinanziamento del plafond in questione. Il fondo messo a disposizione dal ministero del Lavoro, infatti, che l'ente territoriale è chiamato a gestire, resta esiguo: appena 45-50mila euro, sufficienti a coprire non più di 2 o 3 assunzioni. E che, stando a quanto filtra dall'Agenzia regionale del lavoro e dalla stessa segreteria dell'assessorato guidato da Alessia Rosolen, per il 2010 andrebbe comunque esaurito, visto che sarebbero già arrivate tre domande da parte di altrettante aziende.
«Non escludo che si possa rifinanziare il plafond con risorse nostre – dice sul punto l'assessore –. Attendiamo di capire quale sia effettivamente la richiesta che proviene dal tessuto economico. Poi, ci muoveremo per integrare questi contributi».
Intanto, però, la Federmanager regionale sorride. «Aspettavamo da anni che cambiasse il regolamento per poter accedere a queste agevolazioni – dice Maurizio Bressani, il presidente dell'associazione che riunisce i dirigenti industriali del Friuli-V.G. –. La legge che ha istituito questo fondo è la 266 del 1997. Finora, tuttavia, la complessità dell'iter istruttorio e i tempi superiori a un anno per sapere se effettivamente le aziende richiedenti avrebbero potuto ricevere il finanziamento messo a disposizione, avevano storicamente frenato le imprese ad attivarsi per ottenere questi contributi. Ora si volta pagina».
Federmanager per prima, tuttavia, ha ben chiaro che la dose di managerialità di cui l'economia friulana e giuliana hanno bisogno per superare al meglio la crisi (e con essa la necessità di ricollocare quel centinaio di manager che negli ultimi 12 mesi hanno perso il lavoro), non può passare unicamente per uno stanziamento che ad oggi non supera i 50mila euro. In quest'ottica, ha dato vita a una serie di iniziative per riallacciare i contatti con le associazioni di categoria degli imprenditori e con le diverse aree produttive.
Un esempio di questo rinnovata vitalità è l'accordo raggiunto con Comet, il distretto pordenonese-codroipese della componentistica e della termoelettromeccanica. Un accordo in base al quale le 930 aziende del cluster (il 97% delle quali ha un fatturato inferiore ai 10 milioni) potranno fare riferimento a Federmanager per potenziare i loro organici dirigenziali, attingendo da un elenco che, tra dirigenti in servizio e dirigenti in quiescenza («ma comunque pronti a rimettersi al lavoro», assicura Bressani), arriva a contare circa 3mila unità (equamente divisi tra manager attivi e manager pensionati).
«Abbiamo professionalità che spaziano dall'amministrazione e controllo al marketing, dalla produzione alla logistica, alla fiscalità», sottolinea il numero uno dei dirigenti industriali della regione.
Ma saranno con ogni probabilità le start up di nuove imprese e l'aggregazione di piccole realtà le due sfide con le quali l'associazione sarà chiamata a confrontarsi, almeno in questa prima fase della collaborazione con Comet. «Finora i dirigenti hanno operato nelle aziende di medie e grandi dimensioni – precisa Valter Taranzano, presidente di Comet –. I tempi sono però cambiati. In un momento non facile per le nostre aziende, gli imprenditori ci hanno chiesto come riuscire a fare un salto di qualità e noi abbiamo trovato in Federmanager un partner idoneo per affrontare un percorso nuovo, finalizzato a portare managerialità nella gestione delle nostre piccole aziende».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Maurizio Bressani PRESIDENTE FEDERMANAGER FVG

Soddisfazione. Aspettavamo da anni che il regolamento cambiasse. Finora l'iter istruttorio e i tempi d'attesa avevano frenato le imprese