Tra le prime regioni a promuoverla, l'Emilia Romagna ormai considera la contrattazione territoriale un fatto consolidato. E si prepara alla prova del nove di fine anno della riforma dei contratti dell'aprile del 2009 che ha previsto largo spazio per il secondo livello, includendo sia la contrattazione aziendale che quella territoriale.
Nella regione che può vantarsi di essere una delle avanguardie in Italia la bilateralità è stata utilizzata per sostenere i redditi, i servizi, la formazione dei lavoratori di aree «che non necessariamente rientrano nel perimetro di una provincia ma che in genere appartengono a settori specifici», sostiene Giorgio Graziani, un lungo trascorso nei chimici prima di diventare segretario generale della Cisl emiliana. Niente meccanica o ceramica o chimica, niente settori dove c'è la presenza di grandi imprese che «prediligono di gran lunga la contrattazione aziendale e tendono ad essere restie alla trasversalità», aggiunge Graziani. La contrattazione d'area in Emilia Romagna ha ormai «un carattere strutturato ma nei settori polverizzati connotati dalla presenza di aziende molto piccole – continua il sindacalista –. E quindi agricoltura, servizi, turismo».
Se prendiamo per esempio il settore agricolo «abbiamo portato a casa un incremento retributivo che è andato ad aggiungersi all'aumento salariale legato agli andamenti del settore di provincia in provincia – spiega Graziani –. Per non tralasciare gli elementi normativi di piccolo welfare integrativo». In edilizia, invece, «siccome ci sono molte controparti per la presenza di artigianato, cooperative, piccole e grandi imprese – continua Graziani – si stanno promuovendo dei tavoli unici per andare verso contratti provinciali, come quello degli edili di Modena». Poco lontano, a Fiorano, terra di motori e ceramica, si è arrivati perfino a un accordo interaziendale: «Alcune società hanno infatti raggiunto un accordo con il comune per un asilo nido che rappresenta una forma di welfare integrativo», dice Graziani. Quella di Fiorano rappresenta però un'eccezione perché in genere quando ad essere interessate sono imprese di una certa dimensione e strutturate la contrattazione si fa a livello aziendale.
In Emilia Romagna per ora i negoziati sul territorio sono stati i pochi a portare ancora ad intese unitarie. Mentre le riflessioni sulle piattaforme da presentare a fine anno e da discutere a partire dal 2011 sono state interrotte per la consueta pausa agostana, in prospettiva in Emilia Romagna pare che ci sarà un impegno forte su questo capitolo e per averne la conferma basta prendere il documento stilato a metà luglio al termine del tavolo istituzionale del "Patto per attraversare la crisi" a cui hanno partecipato regione, Upi, Anci, Confindustria, sindacati, Unioncamere: «Le parti sociali ritengono altresì importante, per il rilancio della crescita, lo sviluppo della contrattazione decentrata, aziendale e territoriale, in cui identificare obiettivi condivisi di aumento della produttività, competitività delle imprese e valorizzazione del lavoro». È chiaro che l'idea di fondo appare ancora l'attraversamento della crisi ma se è vero che prima o poi arriverà il superamento allora sarà necessario affrontare una serie di questioni che vanno dal mercaro del lavoro alle politiche attive e passive, dagli ammortizzatori alla produttività. Discussioni che, dice Graziani, «si faranno anche sul territorio».
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Aziende in cig
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