STAMPAINVIARIDUCI TESTOINGRANDISCI TESTO
Newsletter del 20 Settembre 2010

Un piano per l'industria Ue
di Adriana Cerretelli

BRUXELLES. Dal nostro inviato
C'è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui l'Europa si illudeva di poter delocalizzare senza grandi rischi buona parte del manifatturiero verso paesi a bassi costi per concentrarsi su super-high tech e servizi. L'impetuosa globalizzazione dell'economia mondiale, il non meno impetuoso exploit delle economie emergenti, concorrenza aggressiva al seguito, insieme alla grande crisi dell'ultimo biennio hanno però provveduto a darle la sveglia, a farle ingranare una rapida marcia indietro. Nella nuova consapevolezza che, anche nel villaggio globale, l'industria resta un pilastro portante e irrinunciabile della crescita economica europea.
E così proprio nello stesso giorno in cui, con tempismo esemplare, la nuova Volvo diventata cinese veniva accolta a Bruxelles nell'Acea, cioè nel club europeo dei maggiori costruttori di auto, la Commissione Ue si è riunita ieri in seminario qualche chilometro più in là per discutere anche della futura politica industriale europea.
«La crisi ha avuto un impatto drammatico sulla nostra industria ma ci ha fatto capire la necessità di mantenere una base produttiva diversificata e competitiva in Europa» ha dichiarato il responsabile all'Industria, Antonio Tajani, avviando un dibattito che si concluderà con la presentazione di proposte formali il 13 ottobre prossimo. «La globalizzazione ha ormai invaso tutto il manifatturiero, la catena di produzione è estremamente frammentata, non c'è più un solo prodotto che sia internamente fabbricato in Europa. Tutte le imprese sono insieme importatrici ed esportatrici, per questo è fondamentale che apertura e accesso ai mercati siano equi».
Al termine di una discussione accesa, che ha visto i commissari alla Concorrenza Joaquin Almunia, e al Commercio Karel de Gucht mettere i rispettivi paletti contro i rischi di distorsioni di mercato e protezionismo, il consenso con via libera del presidente José Barroso alla svolta.
Fino ad alcuni anni fa non solo il concetto ma perfino l'ipotesi di una possibile politica industriale europea era off-limits. Perchè ritenuta dai paesi nordici, Germania compresa, il cavallo di Troia per distribuire sovvenzioni pubbliche e mantenere industrie decotte, in breve fare concorrenza sleale da parte dei paesi Ue meno competitivi. Con euro, mercato unico e disciplina degli aiuti di Stato le cose sono cambiate dentro l'Unione. La pressione esterna e globale ha fatto il resto. Tanto più che, in in modo o nell'altro, tutti i grandi competitors dell'Europa, dagli Stati Uniti al Giappone, dall'India, alla Corea fino al Brasile hanno una loro politca industriale.
Con 20 milioni di posti di lavoro, il manifatturiero in Europa contribuisce direttamente al 15% del Pil che sale al 37% se si calcola la base industriale allargata. Se è vero che la leadership europea nell'auto, chimica e farmaceutica, macchinari e aerospazio tiene e non ha perso quote di mercato globale nell'ultimo decennio come invece è successo a Stati Uniti e Giappone è però anche vero che tessile e abbigliamento hanno pagato carissimo la concorrenza di cinesi, indiani e brasiliani. Non solo. Le economie asiatiche promettono di crescere di oltre l'8% annuo nel prossimo futuro, quella europea meno del 2%.
Insomma, se vuole mantenere il suo benessere, l'Europa non può permettersi il lusso di stare a guardare inerte il mondo che cambia vorticosamente. Tajani ha messo ieri sul tavolo la ricetta di una politica industriale in cinque punti per rendere il sistema produttivo europeo più competitivo, coerente, innovativo, efficiente e "verde".
Come? Rendendo l'Europa "amica" delle imprese, grazie al buon funzionamento dei mercati finanziari e dell'accesso al credito, soprattutto per le Pmi, al rafforzamento del mercato unico, a meno burocrazia e migliori infrastrutture per trasporti, energia e digitale. Ricorrendo a un'economia più intelligente basata su ricerca e innovazione e formazione. Più sostenibile in termini di efficienza energetica e ambientale. Più sicura negli approvvigionamenti di materie prime. Dove «la politica della concorrenza tenga conto anche della concorrenza globale e dei rischi di delocalizzazione» e il codice degli aiuti di Stato sia rivisto per favorire R&S, ristrutturazioni industriali e la conversione all'economia verde. Dove l'industria europea scopra le virtù di fare sistema inseguendo l'integrazione orizzontale e settoriale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LE POLITICHE NECESSARIE

1 Attrazione investimenti e accesso al credito

Tra i principali obiettivi dell'Unione europea per il rilancio dell'economia c'è quello di confermare e potenziare la capacità di attrarre investimenti e di creare posti di lavoro
Il miglioramento dell'ambiente di lavoro per le Pmi viene considerato prioritario dalla Ue: occorre una legislazione semplificata, intelligente e coerente nei diversi settori politici.
La Ue si prefigge l'obiettivo di controllare costantemente le azioni degli stati membri sotto il profilo della competitività, proponendo obiettivi da raggiungere
L'altro obiettivo importante a livello europeo è quello di garantire alle Pmi un adeguato accesso al credito che, in seguito alla crisi che ha colpito l'economia mondiale e continentale, non è ancora tornato a un livello di normalità

2 Innovazione e network tra poli di alta tecnologia

Innovare e convertirsi rapidamente, secondo le esigenze delle mutate condizioni economiche e dei mercati è la priorità per le imprese. E la Ue ha il compito di favorire il più possibile questo processo
Le nuove idee e le nuove tecnologie devono poter essere trasformate in modelli imprenditoriali e in prodotti. Dalla diffusione delle nuove tecnologie, secondo Bruxelles, potranno prendere corpo anche nuove tipologie di industrie
Uno degli obiettivi primari dell'Europa deve essere quello di incoraggiare la collaborazione tra le imprese, tramite reti e poli, e sviluppare le sinergie tra centri di eccellenza, istituti di ricerca.
Sinergie e scambi di informazioni sembrano essere le parole d'ordine per la ripresa. L'Unione sollecita migliori collegamenti tra i poli tecnologici.

3 Riconversione industriale ed efficienza ambientale

L'argomento energetico è uno dei tre cardini su cui si basano le strategie per la ripresa continentale. L'Europa indica nella transizione – il più possibile accelerata – verso un'economia a basso consumo di carbonio, una dei requisiti imprescindibili affinché l'economia torni a correre
Gli obiettivi andranno perseguiti favorendo l'efficienza della risorse in tutta l'industria e incoraggiando ampiamente l'adozione delle migliori pratiche ambientali. La Ue intende anche stimolare lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie ambientali. Anche attraverso gli appalti pubblici "verdi".
Strettamente connessa alla trasformazione ambientale delle imprese, anche la necessità, sottolineata da Bruxelles, di agevolare la riconversione industriale, per arrivare a un ampio rinnovamento.

 
 Semplifica la gestione delle spese di business
Richiedi le Carte Supplementari per i tuoi collaboratori. Potrai snellire la gestione amministrativa, grazie a un unico strumento di pagamento per tutte le spese professionali e, in più, evitare scomodi anticipi di contante.

Scopri di più

 American Express Viaggi
Il sito viaggi di American Express ti offre tante opportunità di viaggio, hotel, noleggi auto e voli anche multi destinazione con le più importanti compagnie aeree.

Scopri di più

 Con American Express l'amicizia premia!
Invita i tuoi colleghi e amici a richiedere Carta American Express: per ognuno di loro che diventerà Titolare, riceverai fino a 25.000 punti Membership Rewards®.
Più ne presenti, più ti potrai premiare.

Scopri di più