BRESCIA
Saranno sei le piccole e medie aziende del composito e pulviscolare settore manifatturiero italiano che per prime potrebbero beneficiare dell'intervento nel proprio capitale sociale del Fondo italiano d'investimento nato il 18 marzo scorso su iniziativa del ministero dell'Economia con l'appoggio di Abi e Confindustria e la partecipazione finanziaria di Intesa-Sanpaolo, Unicredit, Mps e credito cooperativo, entrato in un secondo momento.
I sei dossier saranno portati già oggi all'esame del cda del Fondo, che analizzerà i presupposti preliminari per l'intervento. Eterogenea la composizione produttiva a cui sarà diretta questa prima iniezione di capitali freschi, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 7-10 milioni di euro per azienda: si tratta di due imprese meccaniche, due aziende produttrici di macchinari, una realtà specializzata nello shipping e un brand enogastronomico. Variegata anche la distribuzione geografica, con la Lombardia e il Veneto a dividersi equamente quattro interventi e, a seguire, il Centro e il Sud gli altri due. In linea con le finalità del Fondo, si tratta di realtà in espansione, dotate di progetti di crescita e di sviluppo e con un forte orientamento verso l'internazionalizzazione.
Di queste operazioni almeno la metà dovrebbe concretizzarsi entro la fine dell'anno.
Le caratteristiche dell'iniziativa rivolta alle Pmi sono state illustrate ieri a Brescia nel corso della prima tappa territoriale del road show del Fondo. Tappa che segue a stretto giro i due incontri preliminari organizzati con Ucimu e Federlegno, le associazioni di categoria che rappresentano a livello Confindustriale i produttori di macchine utensili e di macchine per la lavorazione del legno.
Con i sui 1,2 miliardi di euro di dote, l'Sgr presieduta dall'economista Marco Vitale rappresenta oggi il più grande fondo italiano di capitale per lo sviluppo. «La crisi – ha spiegato ieri Vitale – ci ha consegnato un mondo estremamente cambiato perché popolato da nuovi player, e il sistema manifatturiero italiano deve chiedersi quale sarà la sua posizione in questo inedito scenario. Le nostre imprese, come dimostra la sostanziale tenuta delle esportazioni, durante il 2009 hanno saputo difendersi meglio di altre, a partire proprio da quei distretti che molte sirene davano per finiti. Ora tuttavia, per competere con giganti come Cina, India e Brasile, occorre fare massa critica, puntare sulle aggregazioni e aprire all'innovazione di processo e di prodotto».
Uno scenario ambizioso, quello prospettato da Vitale, soprattutto per quelle imprese che, pur con una grande tradizione, un importante patrimonio di conoscenze e una linea di prodotti ancora competitiva, hanno visto in questi difficili anni diminuire drasticamente, oltre alle commesse, anche i propri margini operativi. «Proprio per dare una nuova spinta a queste realtà – ha aggiunto l'ad del Fondo, Gabriele Cappellini – scende in campo questa nuova Sgr, che si vuole qualificare come uno strumento al servizio di quelle Pmi che hanno saputo difendere le proprie produzioni dalla crisi mondiale e che oggi sono di nuovo in fase di sviluppo, con ambizioni di crescita, vocazione all'internazionalizzazione e fatturato indicativamente compreso fra i 10 e i 100 milioni di euro».
Il Fondo avrà un duplice obiettivo. Entrare nella compagine azionaria di quelle realtà meritevoli di sostegno finanziario per allargarne il capitale sociale, e investire in altri fondi per fornire una chiara direttrice operativa al mercato finanziario italiano. «Vogliamo offrire alle imprese capitale fresco da impiegare per crescere, soprattutto dal punto di vista dimensionale. Con la dotazione a disposizione – ha concluso l'ad – riusciremo a intervenire su oltre 200 realtà produttive».
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GLI OBIETTIVI
Marco Vitale
Presidente del Fondo
«Dalla crisi sono emersi nuovi player, per competere con Cina, India e Brasile, occorre fare massa critica»
Gabriele Cappellini
A.d. del Fondo
«Vogliamo offrire alle imprese capitale fresco da impiegare per crescere, dal punto
Lo scenario competitivo
LA DOTAZIONE
1,2 miliardi
Il Fondo italiano d'investimento rivolto alle Pmi ha una dote di 1,2 miliardi, destinata ad ampliarsi
IL BACINO POTENZIALE
2mila
Su un totale di 15mila Pmi con fatturato tra 10 e 100 milioni solo 2mila avrebbero le caratteristiche adatte
LE RICHIESTE
8
In poco tempo l'iniziativa ha già raccolto 80 richieste. I tassi di accoglimento sono del 5%