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Newsletter del 29 Novembre 2010

Sbagliato frenare le reti d'impresa

di Aldo Bonomi Nel momento in cui il dibattito politico si concentra sulla necessità di integrare il contenimento del debito con misure a favore di crescita e sviluppo, anche noi come imprenditori non possiamo sottrarci a una riflessione profonda sul nostro sistema produttivo, perché anche noi siamo chiamati a fare la nostra parte. Per restare competitivi in un mercato modificato dalla crisi nei suoi fondamentali e dall'irrompere sulla scena economica di nuovi ed aggressivi attori, diventa importante per le nostre imprese collaborare tra loro per rafforzarsi ed aprirsi a esperienze e conoscenze al di fuori dei propri tradizionali limiti territoriali e settoriali. Queste necessità sono sentite da tutte le imprese europee, ma sono avvertite in modo particolare da quelle italiane dove il tessuto produttivo è rappresentato per il 98,5% da Pmi. Collaborare non significa perdere la propria autonomia, richiede invece di lavorare su progetti industriali condivisi e con la consapevolezza che unire le forze serve a migliorare la propria posizione nella filiera e nel mercato di riferimento. È con lo sguardo a questi principi che con la manovra economica di questa estate il Governo ha studiato il nuovo "contratto di rete", una misura importante e innovativa, molto flessibile e senza inutili adempimenti burocratici a favore della crescita competitiva e dell'innovazione attraverso la collaborazione tra imprese. E sono state previste anche misure fiscali per rafforzare i progetti di innovazione e sostenere la crescita competitiva delle imprese. Bisogna dare atto al ministro Giulio Tremonti di sensibilità e lungimiranza su questo tema che egli ha affrontato in modo organico,  segnando il passo ad un'innovazione per l'industria europea. Sono sicuro che il "contratto di rete" può rappresentare il primo tassello sul quale costruire lo sviluppo di interi settori industriali. Sono altresì convinto che è proprio dalle reti che si deve partire per tornare a crescere più competitivi. Le nostre pmi hanno accolto con interesse questo "nuovo" modello e attendono con urgenza le azioni successive che si stanno predisponendo con le normative applicative per avere un quadro di riferimento certo e di facile applicazione. Confindustria, così come le altre Organizzazioni imprenditoriali, si sta impegnando per aiutare le imprese a cogliere le opportunità che derivano dal nuovo modo di fare impresa in rete. Sono nati e si stanno sviluppando importanti progetti nel campo della formazione, dei rapporti con le banche e del mondo delle professioni.
Governo e Regioni stanno facendo squadra per mettere in campo misure di sostegno alle reti ed anche per l'azione del Vice Presidente Tajani la Ue ha inserito - oltre ai cluster che interessano le grandi imprese - anche i "network" (le nostre reti) tra i principali destinatari delle future misure di politica industriale previsti dalla comunicazione della Commissione Europea approvata a Bruxelles la scorsa settimana. Proprio perchè consideriamo tale misura un significativo passo in avanti nella definizione di una moderna politica industriale, assistiamo con stupore ad un assurdo "braccio di ferro" che si sta sviluppando in queste ore tra il governo italiano e gli apparati burocratici di Bruxelles proprio sulle misure fiscali previste per le reti. Quello che i funzionari della Commissione non sembrano aver capito è che non si tratta di aiuti alle imprese ma di sostegno alla competitivita' e all'innovazione attraverso una misura che non è discriminante perché le imprese di tutte le dimensioni potranno utilizzare lo strumento del contratto in tutte le regioni e i settori di appartenenza. Sembra che la preoccupazione della Commissione sia quella di frenare misure come quella italiana sulle reti che invece dovrebbero costituire una best practice da esportare per dare più competitività all'economia Ue. La gravità del momento richiede strumenti innovativi, come quello delle reti certamente è, e non ostacoli che pregiudichino proprio le politiche per lo sviluppo più innovative. Siamo certi che il Governo saprà superare questi problemi chiarendo definitivamente anche gli aspetti tecnici con la Commissione. Ma è necessario anche un chiarimento politico in sede comunitaria perchè perdere altro tempo vorrà dire non essere in grado di agganciare il treno della ripresa.
L'autore è vicepresidente Confindustria
per i distretti industriali
e le politiche territoriali

 
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