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Newsletter del 14 Dicembre 2010

Libia e Pmi unite dalla formazione
di Rita Fatiguso

MILANO
Ci sono ampi margini per una crescita dei rapporti d'affari tra Pmi italiane e Libia. Il governo di Tripoli è finanche disposto a mettere sul piatto 250 milioni di euro per l'arrivo in Italia di un migliaio di lavoratori libici da formare on the job nelle Pmi italiane con l'obiettivo di farne dei pontieri in vista dell'arrivo di aziende italiane in Libia.
Anche la formazione, dunque, può funzionare da strumento di attrazione degli investimenti. Se ne è parlato ieri nell'incontro organizzato da Promos con la collaborazione di Regione Lombardia e Assolombarda insieme alla Camera di commercio italo-libica, dedicato alle prospettive in Libia per le aziende italiane. Un centinaio gli imprenditori coinvolti ai quali è stato spiegato che, a parte i grandi investimenti nel settore dell'energia e del credito, c'è tutto un terreno da sperimentare.
«C'è spazio per ben altri investimenti - conferma al Sole 24 Ore Rajab Khalil, vicepresidente e direttore generale dell'ente libico che da un decennio si occupa di privatizzazioni e investimenti esteri - finora sono una ventina le realtà aziendali nate in Libia su input italiano. Pochissime rispetto a quelle turche o cinesi o tunisine. Ma i rapporti tra i nostri due paesi sono tali che specie su due fronti, l'agroalimentare e il turismo, voi siete i benvenuti».
La Lombardia, in questo, gioca un ruolo importante. In particolare, le importazioni lombarde dalla Libia nel 2009 sono state pari a 1,7 miliardi di euro, quelle di Milano, in particolare, ammontano a più 600 milioni di euro. Più contenute le esportazioni (nel 2009 la Lombardia ha esportato verso la Libia beni per più di 500 milioni di euro, di cui 231 da Milano) che però rappresentano una quota significativa dell'intero export italiano verso la Libia. In definitiva, il 21% delle esportazioni è di origine lombarda, il 9,5 viene da Milano.
Al presidente della camera di commercio italo-libica Antonio de Capoa è toccato passare in rassegna i rapporti economici tra i due paesi. «La Libia può funzionare anche da hub nel Mediterraneo - ha detto de Capoa – offre benefici fiscali ma non è in black list, ha parchi industriali appetibili. Ho visitato una fabbrica di ceramiche vicino Misurata che entro luglio 2011 ripagherà l'investimento coprendo appena il 30% della domanda interna con una produzione di 4 milioni e mezzo di metri quadri di ceramiche all'anno. Un esempio alla portata di altre aziende».
Secondo i dati diffusi da Promos, l'interscambio bilaterale italolibico, finora, ha superato i 12 miliardi di euro, pari al 37% del totale degli scambi italiani nel Mediterraneo. Le importazioni dalla Libia per oltre 10 miliardi di euro rappresentano il 30% del totale delle importazioni italiane nei paesi del Mediterraneo. Dietro l'angolo, a dicembre, un importante appuntamento, alla terza edizione. «La Fiera del Mediterraneo, organizzata da Promos e Camera di commercio italo-libica - dice Federico Maria Bega di Promos - in pratica l'unica presenza in Libia di questo tipo, un'esperienza pilota destinata a svolgere un ruolo chiave nel futuro dei due paesi».
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