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Newsletter del 24 Gennaio 2011

Incentivi ai consumi per aiutare le Pmi
di Rita Fatiguso

MILANO
Meglio 300 miliardi di incentivi che mille di cassa integrazione. Va dritto al cuore del problema, Rosario Messina, presidente di Federlegno-Arredo, enfatizzando la politica di interventi a sostegno del settore legno-arredo. Fresco reduce da un altro anno difficile.
Nei primi 8 mesi del 2010, rivela l'ufficio studi di Federlegno-Arredo, hanno riportato una variazione positiva l'export di mobili (+7,7%) e arredamenti commerciali, in particolare quelli catalogati come vari (+9,4%). Le cucine hanno fatto registrare appena un 2%, l'imbottito, in crisi da tempo, presenta un decremento sullo stesso periodo del 2,6 per cento.
In realtà io aggiungerei che sono andate bene le lavorazioni del legno, gli imballaggi e i semilavorati: tutti settori che hanno contribuito a mantenere il sistema legno arredo in leggera crescita, nel complesso, del 4,7 per cento.
Lei predica di continuo più sostegno ai consumi e più internazionalizzazione. Presidente Messina, cos'altro ci vuole per invertire la marcia dell'intero comparto?
Torno a dirlo per l'ennesima volta: qualsiasi incentivo deve funzionare da stimolo alla domanda. Se questo obiettivo non si raggiunge non vedo come possa essere sostenuto l'intero settore. Il circuito deve essere virtuoso: nel momento in cui si spinge sulla domanda si innesca un meccanismo che, a sua volta, sostiene il reddito delle famiglie perché aiuta le imprese e, quindi, l'occupazione.
A proposito di incentivi, Federlegno porta avanti una convinta politica ambientale poi, però, si dichiara contrario agli ultimi incentivi per l'utilizzo delle biomassa. Insomma, c'è incentivo e incentivo.
Mi affianco alla contrarietà di Assopannelli e Federlegno-Arredo al decreto ministeriale in tema di biomasse legnose perché comporterebbe un ulteriore spostamento del legno verso un utilizzo come risorsa energetica piuttosto che industriale. Gli incentivi avranno come conseguenza una crescita rapida e massiccia della domanda di legno per fini energetici. Vogliamo guardare a cosa è successo in Europa?
Cioè?
La filiera del legno è stata messa in ginocchio, sono state chiuse molte fabbriche in Germania, Francia, Svezia e Ungheria, la domanda non è sostenuta da un'altrettanta rapida crescita della disponibilità di legno. Così, almeno 25mila posti di lavoro sono a rischio.
Federlegno ha investito molto sulle rassegne all'estero. Il 2010 è stato molto intenso da questo punto di vista. Pensate di continuare su questa falsariga?
Non esiste miglior modo di promozionare all'estero il nostro made in Italy. Quando abbiamo dato spazio a questa dimensione abbiamo portato a casa risultati eccezionali.
Si riferisce all'ultima rassegna di New York?
Certo, ma non in maniera esclusiva. Infatti continuiamo a investire e lo faremo ancora su paesi emergenti come Brasile, Russia, Cina ma anche sugli Stati Uniti. Quando abbiamo deciso di creare un momento per la nostra industria negli Usa ho colto anche un pò di ironia, ma in realtà si è trattato di un investimento molto importante come possono testimoniare le code di visitatori ai nostri eventi organizzati in tutta la città. Ho però altri elementi di preoccupazione.
Quali?
Per noi è stato fondamentale il supporto dell'Istituto per il commercio con l'estero. Speriamo che i tagli alle risorse e ai finanziamenti della rete Ice non determinino una frenata anche per queste vetrine che ci permettono di esporre il meglio del nostro paese.
Vi siete spesi in un paese come la Cina che per il vostro settore è pieno di trabocchetti. Siete andati anche all'Expo di Shanghai...
Era un'occasione unica per noi per entrare in contatto con quel mercato. Sulla Cina bisogna sfatare una serie di luoghi comuni e trovare un terreno di collaborazione. Alle loro fiere ci dobbiamo andare, non si discute. Adesso, però, dobbiamo lavorare seriamente al nostro Expo, quello del 2015.
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