Facilitare l'accesso al credito garantito dai confidi e valorizzare l'adesione al contratto di rete delle Pmi. Una valutazione che potrebbe migliorare il rating aziendale. Tocca questi punti l'accordo firmato la scorsa settimana da Federconfidi e RetImpresa. Accordo che sarà valido per i prossimi 24 mesi e sarà rinnovabile.
Per una Pmi partecipare alla rete diventa così un fattore di maggior peso nel merito di credito. L'adesione al contratto infatti viene considerato come un elemento legato al processo di crescita e di miglioramento a cui si aggiungono degli investenti nella competitività e innovazione. Inoltre, grazie alle sinergie di gruppo, per le aziende si ridurranno delle voci di costo e libereranno altre risorse da investire nella crescita.
Per quanto riguarda la definizione del rating è stato deciso di costituire un gruppo di lavoro tecnico che predisporrà le linee guida relative ai criteri e alle metodologie da seguire nella valutazione delle Pmi e, eventualmente, della rete se costituita come soggetto giuridico autonomo. Sotto la lente anche lo scopo e il programma della rete che potrebbe essere interamente finanziato. Ai confidi resta il compito di valutare caso per caso il rischio di credito e decidere la concessione della garanzia, fissando le condizioni.
«Questo accordo riconosce una forte valenza al contratto di rete – ha commentato Aldo Bonomi, vicepresidente per le politiche territoriali e i distretti industriali di Confindustria e presidente di RetImpresa – ai fini della valutazione dell'affidabilità delle imprese, soprattutto quelle di minore dimensione».
L'accordo prevede un "progetto pilota" che coinvolgerà almeno due contratti di rete. Una sorta di laboratorio da cui si raccoglieranno gli elementi per valutare i vantaggi per le imprese e del rischio di garanzia oltre ai criteri da seguire per l'attribuzione di uno scoring alla rete se autonoma.
Ad autocandidarsi a questo progetto è la «Calegheri 1268», rete del comparto calzaturiero della riviera del Brenta. L'obiettivo del network è, oltre all'internazionalizzazione, di aprire in alcuni outlet dei negozi dove vendere i modelli di propria produzione rimasti invenduti.
«Se ci sarà questa forma di intervento potremmo partire con quattro negozi al posto di due e accelerare i tempi» rimarca Mauro Zampieri, presidente del network. Finora sono stati raccolti 200mila euro mentre, per aprire due negozi, ne servono più del doppio. «Con la garanzia di Confidi potremmo avere quanto occorre senza intaccare i rating aziendali e questo sarebbe un bell'aiuto».
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