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Newsletter del 27 Giugno 2011

Studi: compensi nel mirino
di F.Fa.

La presunzione di maggiori ricavi trova una sua logica nel reddito di impresa. Infatti il prelievo di somme è sintomatico di acquisti di beni. Quindi se tale acquisto è stato eseguito in evasione di imposta (senza che il contribuente indichi chi sia il soggetto venditore beneficiario delle somme) è verosimile ritenere che gli stessi beni (acquistati in nero) siano stati successivamente anche venduti in evasione di imposta. Da qui la presunzione prelievi non giustificati = maggiori ricavi.
Ma l'estensione della presunzione anche ai professionisti suscita diverse perplessità. Di norma, infatti, anche se l'interessato dovesse acquistare dei beni in evasione di imposta, è abbastanza singolare che gli venga contestata la presunzione di maggiori compensi. Questo perché l'attività svolta non è la rivendita di quei beni ma l'erogazione di prestazioni.
Inoltre non esistono limiti quantitativi previsti dalla normativa sull'importo per cui si possono chiedere giustificazioni. Non di rado gli uffici, soprattutto con riferimento ai prelievi dei professionisti, richiedono giustificazioni molto difficili da fornire anche per il lungo lasso temporale trascorso.
Si assiste così a comportamenti non sempre omogenei da parte degli uffici. Alcuni ritengono di dover chiedere spiegazioni anche di prelievi di somme esigue (ad esempio bancomat) o addirittura di pagamenti eseguiti con carte di credito. Altri invece, uniformandosi alle direttive emanate a livello centrale con la circolare 32/E del 2006 effettuano un'analisi critica del volume di affari del professionista e del suo reddito per individuare una soglia sotto la quale non ha senso investigare.
C'è però un profilo da considerare: se i conti bancari presentano versamenti congrui con le somme dichiarate, il professionista è pienamente legittimato a spendere tali somme come ritiene senza doversi preoccupare, a distanza di anni, di dover fornire giustificazioni sui prelievi che, in realtà, riguardano somme regolarmente dichiarate e tassate.
Sotto questo aspetto sarebbe auspicabile una maggiore sensibilità da parte dei verificatori nel valutare e apprezzare le ragioni del contribuente anche in considerazione del lasso temporale trascorso e soprattutto nei casi in cui è evidente che il professionista ha fatto prelievi per modiche cifre per far fronte alle spese quotidiane o comunque per ragioni personali. Del resto proprio la circolare 32/E "suggerisce" ai verificatori ampi margini di tolleranza in presenza di queste situazioni.
A. I.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
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