Avere un contratto di lavoro è bene, se è certificato è meglio. La legge n.183/10 ha dettato la massima e i consulenti del lavoro sono stati tra i primi a metterla in pratica. Corsi di formazione a tappeto presso le sedi provinciali degli Ordini (durata standard 32 ore), un seminario nazionale alla fine del mese scorso (si veda Il Sole 24 Ore del 26 giugno), commissioni al via nelle principali città.
«Il nostro ruolo risulta molto rafforzato dalle modifiche introdotte all'istituto della certificazione - spiega la presidente nazionale, Marina Calderone - perché cambia il modo stesso di affrontare la consulenza alle imprese. Sarà naturale proporre, soprattutto in fase di costituzione del rapporto di lavoro, uno degli strumenti messi a disposizione dalla legge, proprio per tutelare le parti da possibili contenziosi. Diventerà, inoltre, conveniente gestire la fase del pre-contenzioso attraverso istituti come la conciliazione e la transazione, presso sedi di certificazione qualificate, che garantiscono professionalità ma anche tempi rapidi, entro i 60 giorni».
Di più: il contratto è certificabile non soltanto integralmente, ma anche nelle singole clausole, il che significa poter attestare patti individuali, riferibili a situazioni specifiche, quali ad esempio orari di lavoro, clausole di reperibilità o accordi di non concorrenza.
Ma quanto costa tutto questo? «Poco – assicura la Calderone – perché si versano solo dei diritti di segreteria, assolutamente non paragonabili con i costi del contenzioso giudiziario». Nel dettaglio, si va da 50 a 350 euro a seconda del contratto, con una media intorno ai 120 euro.
Anche tra le professioni contabili, insomma, l'onda lunga delle certificazioni sta dando una spinta al business. I dottori commercialisti puntano decisamente sulle imprese, in particolare le Pmi, con la certificazione dei crediti Iva (il cosiddetto "visto leggero") e, in alcune esperienze pilota, con l'assegnazione ai contribuenti-clienti di un rating di affidabilità creditizia (si veda Il Sole 24 Ore del 23 ottobre 2010). In particolare, il "visto leggero" per la compensazione dei crediti Iva costa, secondo le indicazioni date dall'Ordine dei dottori commercialisti, tra lo 0,5% e il 2% dell'importo da certificare.
I legali, da parte loro, invocano riforme, come hanno fatto recentemente i giovani avvocati riuniti nell'Aiga, che sollecitano il via libera all'autentica delle firme in calce alle scritture private. «L'avvocato già oggi ha una serie di poteri certificatori – ricorda il presidente nazionale dell'associazione, Giuseppe Sileci – tra i quali la potestà di autenticare la procura a margine degli atti. Non si capisce, dunque, perché non possa accertare l'identità e attestare che la persona davanti a lui corrisponde con colui che dichiara di essere». La rilevanza della questione, però, non è limitata all'atto in sé, ma si estende a tutto il business legale e chiama in causa attività protette da riserva. Così, su questo terreno, resta aperto lo scontro con gli altri Ordini interessati.
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