ROMA
La vecchia 488 sarà al centro del riassetto degli incentivi. L'ultima versione del decreto sviluppo chiarisce le cifre della riforma che prevede l'abrogazione di 43 strumenti nazionali e il trasferimento delle risorse ricavate in un Fondo unico per la crescita sostenibile. La base sarà una dote di circa 600 milioni (come già anticipato dal Sole 24 Ore del 3 aprile), ma l'articolo 7 del decreto che dovrebbe arrivare al Consiglio dei ministri di venerdì apre anche al riutilizzo di circa 1 miliardo recuperabili dalla legge 488/92 attraverso revoche e rideterminazione dei contributi. Lo Sviluppo economico calcola infatti in 1 miliardo le risorse riferite a impegni per iniziative che non hanno ricevuto erogazioni né hanno richiesto pagamenti, quindi mai avviate.
Un altro miliardo, nella prima fase, dovrebbe essere recuperabile dal Fondo rotativo per imprese e investimenti in ricerca della Cassa depositi e prestiti. Il piano dello Sviluppo, ad ogni modo, non prevede risorse fresche ma solo una razionalizzazione di somme già stanziate (si veda anche la tabella accanto).
Per tornare alle agevolazioni della 488, si prevede anche una moratoria per salvare le imprese beneficiarie che sono in difficoltà con gli adempimenti. «In considerazione della particolare gravità della crisi economica», non saranno più tenute al rispetto degli obblighi derivanti dal calcolo degli indicatori utilizzati per la formazione delle graduatorie. Scatterà però nel contempo una stretta per le imprese beneficiarie dei bandi di "Industria 2015". In questo caso si stabilisce che le agevolazioni concesse sono revocate se entro 18 mesi non sia stata avanzata almeno una richiesta di erogazione per stato di avanzamento. Le imprese inoltre decadono dalle agevolazioni se, dopo 60 giorni dalla richiesta del ministero, non trasmettono la documentazione necessaria per l'emanazione del provvedimento di concessione.
Ultimi ritocchi al decreto potrebbero riguardare i nuovi strumenti di debito per le Pmi (si veda Il Sole 24 Ore del 29 maggio), che secondo lo Sviluppo potrebbero sostituire 21 miliardi di euro di finanziamenti bancari corrispondenti, e la riforma della legge fallimentare. Dovrebbe essere confermato il passaggio da 300 a 450 dipendenti dell'Ice e la riduzione del personale Enit presso le sedi estere (50 unità a fronte delle 102 attuali).
Il provvedimento si è via via indebolito per le osservazioni della Ragioneria dello Stato. È uscito dal menu l'aumento del tetto alle compensazioni dei crediti Iva e dei rimborsi in conto fiscale, una norma attesa dalle imprese e che, se introdotta, sarebbe andata ad aggiungersi alla recente disciplina sulla compensazione tra crediti commerciali con la Pa e debiti iscritti a ruolo. Ridimensionato poi il credito di imposta per la ricerca pensato inizialmente come pilastro dell'intera riforma degli incentivi. Vincoli di spesa hanno ridotto l'intervento a un bonus per le nuove assunzioni di personale qualificato in R&S (beneficio fiscale del 100% nel limite di 300mila euro) escludendo gli investimenti. Inoltre, allo studio dell'Economia, ci sarebbe ancora l'introduzione del cosiddetto "rubinetto" per bloccare l'accesso al bonus all'esaurimento delle risorse disponibili. Ampliata la srl semplificata ma l'esenzione dai diritti di bollo resta limitata agli under 35.
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