BRUXELLES - dal nostro corrispondente
Il Parlamento europeo ha respinto ieri a grande maggioranza l'accordo internazionale contro la contraffazione (noto con l'acronimo inglese Acta). L'intesa è stata oggetto di numerose critiche negli scorsi mesi. Molte associazioni in difesa degli utilizzatori di Internet hanno preso di mira il testo considerandolo troppo impreciso, tale da consentire abusi da parte dei proprietari dei diritti d'autore.
Il voto di ieri in plenaria a Strasburgo ha visto 478 deputati votare contro, 39 a favore e 165 astenersi. Il parlamento ha quindi preso posizione contro un accordo voluto dall'esecutivo comunitario per difendere gli interessi economici delle imprese vittime del pirataggio. Il trattato è stato firmato in gennaio da 22 dei 27 governi dell'Unione, e da altri otto paesi tra cui Usa e il Giappone.
Il trattato ha come obiettivo la lotta contro la contraffazione di numerosi prodotti, come le medicine, e contro lo scaricamento illegale da internet. È proprio questo aspetto che ha fatto più discutere. Secondo alcune associazioni di protezione dei diritti degli internauti, le regole, troppo vaghe, potrebbero consentire abusi da parte dei proprietari di diritti d'autore, soprattutto sulla rete.
La Commissione ha cercato di trovare il giusto equilibrio tra la difesa dei diritti dell'individuo e la protezione della proprietà intellettuale. Ma durante il dibattito il laburista inglese David Martin ha chiesto ai deputati di respingere il testo perché troppo "vago" e quindi "pericoloso" per le libertà individuali. A nulla sono serviti gli appelli di chi voleva aspettare il pronunciamento della Corte europea di Giustizia.
In febbraio l'esecutivo comunitario aveva chiesto al tribunale lussemburghese un parere sull'intesa. La questione ha spaccato la Commissione, tra chi privilegiava la protezione dei diritti d'autore e chi difendeva le libertà individuali. Il risultato è che il testo agli occhi di molti parlamentari è sembrato impreciso. Ieri il Commissario al Commercio Karel De Gucht ha spiegato che l'esecutivo comunitario intende comunque premere perché la comunità si doti di un testo in difesa del copyright.
«La bocciatura di Acta è paradossale – ha commentato il presidente di Confindustria Cultura Marco Polillo – perché le norme di quell'accordo sono già all'interno dell'ordinamento italiano e della maggior parte dei Paesi firmatari».
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