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Newsletter del 25 Febbraio 2013

Liberi di pagare (online)
di Alessandro Longo

Pagare sul web, via computer, tablet o smartphone, con la stessa libertà con cui si manda una mail: tramite un browser che utilizza standard aperti e universali. Laddove invece i pagamenti finora sono stati prigionieri di mondi chiusi. È questo l'ultimo tentativo, da parte del web, di distruggere barriere consolidate. E sta per produrre i primi risultati, sotto il cappello del Web payments community group. È un gruppo formato nel 2011 per proporre appunto il primo standard di pagamento universale sul web. È affiliato al W3C (il consorzio internazionale che definisce gli standard di sviluppo per il web) ed è formato da accademici, imprenditori di startup e da aziende web come Opera (browser) e Yandex (motore di ricerca russo).
Uno dei primi effetti di questo lavoro è il lancio, previsto a febbraio, dello standard aperto Payswarm, proposto dalla startup Digital Bazaar, uno dei membri più attivi del Web payments community group. Manu Sporny, il fondatore della startup, lo spiega così: «È come Paypal, ma senza licenza, aperto e libero per tutti». Oppure, con la sintesi del Mit technology review, potremmo definirlo «il piano per mettere una banca in ogni browser».
Gli scenari previsti dal gruppo sono numerosi. Sarà possibile inserire lo standard nel browser, con i nostri dati di pagamento crittografati al suo interno (un po' come avviene ora negli app store dei cellulari). Allora potremo andare su un sito e fare micro pagamenti, donazioni, con un solo clic su un pulsante, senza bisogno di iscriverci a un servizio come Paypal o inserire sulla pagina i nostri dati. La tecnologia potrà sostenere così modelli di business di giornali e blog. Visto che è uno standard aperto, può essere adottato da qualsiasi piattaforma e permettere anche pagamenti tra utenti registrati a servizi diversi. Adesso invece i pagamenti diretti avvengono tra utenti di uno stesso servizio (Paypal, per esempio). Certo, ci deve essere una fase in cui l'utente aggancia al sistema utilizzato la propria liquidità, ma lo standard è aperto anche in questo senso. Permette varie vie: di inserire i dati della carta di credito nel browser, di caricare soldi di qualsiasi valuta (compreso Bitcoin) o buoni su un borsellino virtuale. L'importante è che la piattaforma usata dall'utente (servizio, browser, software o network che sia) adotti lo standard.
La metafora è appunto quella della mail, che non è un sistema proprietario, ma si basa su protocolli che possono entrare in vari programmi o siti (web mail). È perché la mail è sorta su standard aperti che è possibile comunicare così con tutti gli utenti del mondo, a prescindere dal loro provider di posta o dal programma utilizzato. Adesso c'è quindi chi lavora perché anche i pagamenti rientrino tra gli standard del web, come i protocolli della mail.
«È la dimostrazione che i pagamenti web sono ormai qualcosa di consolidato e importante e quindi hanno bisogno di un sistema unico e universale – dice a Nòva24 Carlo Maria Medaglia, dell'Università La Sapienza di Roma e noto esperto di pagamenti elettronici –. È un'evoluzione dei processi. All'inizio nemmeno le banche avevano sistemi interoperabili per i pagamenti. Poi è arrivato Basilea. Adesso il prossimo passo è estendere al web, e quindi a un intero ecosistema allargato, uno standard che metta in contatto servizi diversi e utenti. Lo standard aperto permetterà quindi di scardinare le rendite di posizione di alcuni attori che sono a capo di sistemi chiusi».
«Anche per i pagamenti elettronici, la via obbligata per il successo è quella degli open standard. Una volta di più si afferma la visione di Tim Berners-Lee, un web aperto e interoperabile – aggiunge Oreste Signore, responsabile W3C Italia e dirigente tecnologo al Cnr di Pisa –. Le difficoltà, per questo standard, non sono nella bontà della tecnologia ma nella capacità di farsi accettare dalla filiera dei pagamenti. Ma ci lavorano noti esperti e se davvero riusciranno a far partire la cosa in una community abbastanza vivace, la loro visione potrà realizzarsi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

semplice come inviare una mail

1. PC PREPAGATO
L'utente ha caricato sul servizio che segue lo standard Payswarm soldi in qualsiasi valuta, anche non ufficiale (bitcoin)

2. PAYSWARM SUL WEB
Il sito ha un pulsante che consente all'utente di pagare o di fare donazioni senza passare da altri intermediari. Oppure: pagare cliccando su un link ricevuto via Facebook.


3. SERVIZIO APERTO
Permette agli utenti di scambiare denaro attraverso servizi o software diversi, purché rispondenti allo standard (come mandarsi mail da diversi software e tra diversi operatori)


4. RICEVUTA DIGITALE

Alla fine l'utente ha una ricevuta digitale, che è pure aperta e quindi può essere manipolata da altri servizi: software per la gestione delle ricevute o servizi che le usano per generare coupon

 
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