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Newsletter del 13 Febbraio 2014

Pmi, scudo anticrisi per il lavoro
di Francesca Barbieri


Vulnerabili perché di taglia small, eppure capaci di creare nuova occupazione. Sono le Pmi l'asso nella manica per difendere i posti di lavoro negli anni più difficili della recessione.
A evidenziarlo è uno studio di Fondazione Impresa, che ha realizzato un focus sull'occupazione nelle imprese dell'industria e dei servizi nei dieci anni che hanno separato i due censimenti Istat. Tra il 2001 e il 2011 il 63,6% della nuova occupazione netta (473mila posti di lavoro su 744mila totali) in Italia è stato creato dalle piccole imprese con meno di 20 addetti. Un ritmo di crescita del 5,3%, che ha portato gli 8,9 milioni di addetti oltre quota 9,4 milioni in un decennio. Un passo più che doppio rispetto alle medie imprese (da 50 a 249 addetti) che, invece, hanno alzato l'occupazione del 2,6 per cento. Mentre le grandi società - che in valore assoluto hanno creato 216mila posti - hanno tenuto un ritmo più sostenuto: +6,8% dal 2001 al 2011.
«L'incremento occupazionale - osservano da Fondazione Impresa - si è quindi polarizzato nelle classi dimensionali "estreme", con le micro-imprese che hanno tenuto anche nell'industria manifatturiera, pesantemente punita dalla crisi, e hanno perso meno posti rispetto alle altre aziende».
Nell'arco di dieci anni il manifatturiero ha perso quasi 920mila addetti: 372mila nelle imprese fino a 20 addetti e oltre 546mila in quelle di dimensione maggiore.
È nel terziario, invece, che si concentra la creazione di posti di lavoro: nel turismo (alloggio e ristorazione) le performance migliori con un aumento di occupati nelle micro-aziende che sfiora le 300mila unità (rispetto alle 74mila aggiuntive delle altre imprese). Stesso trend per le attività professionali, la sanità, l'assistenza sociale privata e le attività immobiliari, dove le piccole imprese fino a 20 addetti registrano incrementi occupazionali sensibilmente superiori rispetto agli altri.
Su 17 settori presi in esame (si veda l'infografica a lato) le piccole imprese hanno registrato performance superiori rispetto alle altre imprese in dieci comparti.
Infine dal confronto territoriale emerge una realtà variegata, dove le piccole imprese che creano occupazione sono al Nord e nel Centro, ma anche in alcune realtà del Sud. La palma d'oro va alle piccole imprese del Lazio, che tra il 2001 e il 2011 hanno creato il maggior numero di posti di lavoro nella regione (quasi 116mila su un totale di 204mila). Buone performance anche in Sicilia (69mila posti creati dalle Pmi), Campania (67mila), Puglia (60mila) e Lombardia (42mila). «I risultati occupazionali delle piccole imprese - spiegano da Fondazione Impresa - sono spinti dal contributo sempre più evidente dell'economia dei servizi che domina per esempio nel Lazio, mentre il Meridione sta vivendo un forte processo di deindustrializzazione, che contribuisce alla nascita di molte micro-imprese». Nel Nord-Est, invece, si assiste a una minor capacità delle piccole di creare occupazione e decisamente negativa è la performance delle imprese del Piemonte, che in dieci anni hanno perso 75mila addetti.
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