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Newsletter del 06 Giugno 2014

Agenti, la selezione è sui servizi

pagina a cura di
Michela Finizio
Si fa sempre più duro il processo di selezione delle agenzie immobiliari. Rispetto ai livelli precrisi, il numero di società che svolgono attività di mediazione immobiliare si è ridotto di oltre il 15 per cento. Servizi, qualità ed esperienza sono le uniche armi per difendersi. «Altrimenti le realtà più piccole, che stanno soffrendo il crollo delle compravendite, sono costrette a chiudere», afferma Valerio Angeletti, presidente Fimaa (Federazione italiana mediatori e agenti d'affari).
La maggior parte degli agenti immobiliari svolge la professione attraverso la sua ditta individuale: se nel 2008 se ne contavano circa 33mila operative sul mercato, oggi sono poco più di 25mila. A fare la differenze, in questi ultimi anni in cui la categoria ha vissuto una vera e propria rivoluzione, è stata la selezione dei professionisti abilitati: il passaggio dal vecchio Ruolo degli agenti d'affari in mediazione ai registri delle Camere di commercio (trasferimento che si concluderà a luglio, come definito dall'entrata in vigore dei decreti del ministero per lo Sviluppo economico del 26 ottobre 2011, G.U n. 10 del 13 gennaio 2012) ha permesso di definire i veri contorni della categoria, di fatto cancellando tutte quelle attività "dormienti" in capo ad agenti (ben 180mila quelli che figuravano nel Ruolo) non più operativi o che lavoravano in nero senza appoggiarsi a una società. Secondo Fimaa, in base ai dati che arrivano alla federazione dalle camere di commercio, il 95% degli agenti in attività ha già ultimato il passaggio e i primi dati sembrano confermare la riduzione di attività: «Molti erano solo numeri non operativi – conferma Angeletti – e poi bisognerà vedere le nuove dichiarazioni di inizio attività: dove il mercato è crollato di più, fuori dalle grandi città, le agenzie hanno più difficoltà».
«Stiamo aspettando che il nuovo tesseramento si concluda – afferma Paolo Righi, presidente di Fiaip – per avere i numeri definitivi, ma senza dubbio si tratta di un processo di regolarizzazione salutare per la professione». A questo percorso si affianca la lotta contro gli abusivi, fenomeno che continua a rovinare la reputazione delle agenzie immobiliari agli occhi dei consumatori: tutte le associazioni di categoria stanno combattendo insieme questa lotta sostenendo l'approvazione del Ddl 471 (sull'esercizio abusivo delle professioni) già validato dal Senato e che ora dovrà passare al vaglio della Camera. Il provvedimento inasprisce le sanzioni a carico di chi esercita illegittimamente l'attività di intermediazione immobiliare (quelle attuali sono previste dalla legge sulla professione 39/89) introducendo, nei confronti dei non abilitati, fino a due anni di reclusione e una multa da 10mila a 50mila euro, con la conseguente perdita del diritto di agire in giudizio per il pagamento della retribuzione.
A minacciare gli agenti immobiliari, inoltre, sono le nuove forme di consulenza: le società che operano nel real estate si sono evolute negli ultimi anni e sono sempre di più i professionisti che offrono servizi integrati (dalla valutazione alla certificazione energetica) e, in un mercato dove far incontrare venditore e acquirente diventa sempre più difficile, i momenti e le forme di contatto tendono a moltiplicarsi. «La società di consulenza – afferma Angeletti – dovrebbe essere pagata in funzione di quello che fa e non del risultato, quindi non tramite provvigioni sulla compravendita come il mediatore. Ma il confine è sottile. E purtroppo l'Italia è il Paese in cui tutti fanno tutto e manca la cultura dei controlli, che invece di essere in capo solamente alle camere di commercio dovrebbero essere demandati alle autorità».
Gli agenti immobiliari, per difendere l'attività di intermediazione, hanno capito che l'unica strada è aumentare la professionalità del servizio: per questo le associazioni hanno inoltrato al ministero del Lavoro una proposta di modifica della legge 39/49 sulla professione che consenta innanzitutto al percorso di abilitazione di uscire dal vincolo delle normative regionali e innalzi il livello di formazione obbligatorio a 300 ore, con esami uguali sul territorio nazionale; sono stati richiesti anche percorsi di formazione in azienda, insieme all'introduzione di forme di praticantato e apprendistato; oltre all'obbligo di formazione permanente per i professionisti già abilitati. «Non è possibile che oggi per diventare agenti– conclude Angeletti – in alcune regioni bastino 80 ore di studio e in altre be ne vogliano 320».
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il nodo previdenziale

Enasarco divide la categoria
Resta acceso il dibattito sulla richiesta dell'ente di previdenza Enasarco di chiedere ai professionisti abilitati e ai collaboratori non abilitati (oltre 5mila prestano la loro attività al servizio di intermediazione) di versare i contributi. Se da un lato le associazioni di categoria restano unite (in attesa del richiesto parere del ministero) nel ribadire che gli agenti iscritti ai registri delle Cdc non possono essere soggetti a Enasarco, per i collaboratori le strada divergono. Da un lato ci sono Fimaa e Anama che stanno avvisando gli associati di segnalare e regolarizzare queste posizioni entro l'estate: «svolgono attività collaterali al servizio dell'agenzia – afferma Fimaa – e sono pagati con partita Iva». È giusto che vengano regolarizzati, non abilitati. Dall'altra parte c'è Fiaip, insieme ad Anasf e Federagenti, scondo cui «di fatto significa leggittimare l'abusivato nelle agenzie; così molti giovani dovranno iscriversi a Enasarco e versare dei contributi che poi non potranno mai ricongiungere con quelli Inps».

 
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