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Newsletter del 16 Settembre 2014

Avvocati, rinuncia entro 90 giorni


Conto alla rovescia per l'obbligo imposto agli avvocati iscritti all'Albo di comunicare alla Cassa forense l'intenzione di cancellarsi, se non vogliono o non possono pagare i contributi. Dopo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» (n.192 del 20 agosto) del Regolamento che detta le condizioni agevolate per l'iscrizione di oltre 50mila legali rimasti fuori perché hanno un reddito inferiore ai 10.300, scatta l'iscrizione retroattiva a partire dal 1° gennaio 2014, come previsto dalla legge forense.
Il presidente Nunzio Luciano informa che a brevissimo partiranno le lettere per chiedere di esercitare l'opzione. «Chi non vuole entrare – sottolinea Luciano – avrà 90 giorni per comunicarci l'intenzione di cancellarsi anche dall'albo; in assenza procederemo con l'iscrizione d'ufficio. Naturalmente faremo delle verifiche per appurare che la rinuncia all'albo ci sia stata. Procederemo poi a recuperare i crediti per chi, pur iscritto alla cassa, non verserà i contributi». Le condizioni agevolate offrono una possibilità di salvezza anche a 30mila legali già iscritti alla Cassa ma a rischio cancellazione perché non raggiungono il reddito previsto.
Il Regolamento, esteso a tutti i legali in difficoltà e non più destinato, come in origine, solo agli under 35, prevede un pagamento di 700 euro l'anno come contributo soggettivo, anziché 2.800, ovvero un quarto della contribuzione minima. Chi vuole può coprire anche l'anno 2013. Ovviamente il trattamento previdenziale sarà ridotto in proporzione a quanto versato, restando ferma una copertura totale nei casi di malattia grave o di calamità, eccezioni in cui può scattare anche l'esenzione di un anno.
Ma anche il trattamento agevolato non sembra in grado di scongiurare del tutto il rischio di numerose cancellazioni e di placare la protesta che serpeggia sui social network. A temere che nella tagliola possano finire anche i legali più «deboli» è la presidente dell'Associazione nazionale giovani avvocati Nicoletta Giorgi. «Certamente con l'adozione del Regolamento si è dimostrata una sensibilità a investire sul futuro dei giovani – dice la Giorgi – tuttavia è necessario che chi rappresenta l'avvocatura, oggi più di ieri, crei le condizioni per trovare nuovi spazi di mercato. Se da una parte è augurabile che l'iscrizione d'ufficio serva a far uscire di scena chi nella vita fa altro, non nascondo che c'è anche il timore che siano costretti a fare un passo indietro anche i giovani che non riescono a pagare neppure cifre così ridotte. Il 19 settembre – informa la presidente dell'Aiga – avremo un incontro con la Cassa per discutere sui contenuti del regolamento assistenza che stanno predisponendo».
Per Nunzio Luciano molte paure sono fondate su campagne strumentali di disinformazione con le quali si è alterata la realtà. «I 50mila che verranno da noi sono iscritti alla gestione separata dell'Inps e pagano o dovrebbero pagare cifre superiori, senza avere l'assistenza che noi saremo in grado di fornire, oltre ai supporti per svolgere la professione – spiega Luciano –. Certo, chi voleva fare l'avvocato sottobanco, non potrà farlo più. Sono molti ad esempio gli iscritti all'Albo che fanno gli insegnanti pur facendo cinque o sei cause l'anno, senza versare alla Cassa. Chi teme la scrematura deve sapere che, se fosse passata la linea, proposta da una minoranza dell'avvocatura, di applicare una contribuzione più elevata, ci sarebbe stata una falcidia. È paradossale che a lamentarsi siano proprio i maggiori beneficiati. Con l'obbligo dell'iscrizione contestuale Albo-Cassa non abbiamo fatto altro che allinearci alle altre professioni».
Il Regolamento riguarda anche i professionisti che hanno il titolo di avvocato ma svolgono altre attività: i commercialisti come i consulenti del lavoro non potranno più scegliere tra una cassa o l'altra, ma manterranno la doppia iscrizione versando a ciascun istituto i relativi redditi.
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