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Newsletter del 29 Aprile 2015

Fatture, imprese al test digitale

L’appuntamento è per il 31 marzo. Da quel giorno la macchina della Pa entrerà nell’era delle fatture elettroniche e potrà emettere, ricevere, trasmettere, gestire, saldare e conservare esclusivamente documenti digitali. La fattura cartacea appartiene al passato.

Oltre 22mila uffici periferici della Pa si aggiungeranno ai 19.600 degli organi centrali come ministeri, agenzie fiscali, Inps, Inail, forze di polizia e forze armate che dallo scorso 6 giugno hanno fatto da apripista alla fatturazione elettronica.

La scorsa settimana c’è stata la corsa degli enti pubblici per accreditarsi presso l’Ipa, l’Indice delle pubbliche amministrazioni, che assegna i codici univoci a enti e uffici. Codici che devono essere indicati nelle fatture. Secondo l’Agenzia Italia digitale (AgId) al 19 marzo devono ancora accreditarsi circa 650 enti rispetto ai 1.100 del 13 marzo. Pochissimi per raggiungere la totalità degli enti.

Per quanto riguarda il primo step della fatturazione elettronica nel periodo giugno 2014-febbraio 2015 il Sistema d’interscambio ha ricevuto quasi 2,7 milioni di fatture elettroniche di cui poco meno del 20% è stato scartato perché non conforme. Più o meno una su cinque: un tasso di errori e difformità elevato.

«Difficoltà ci sono state e ce ne saranno - commenta Elio Catania, presidente di Confindustria digitale -. Forse non tutti gli enti locali saranno pronti, ma il Governo ha dimostrato che l’obbligatorietà è l’unico modo per diffondere l’innovazione nella Pa e nel Paese». Il passaggio porterà qualche inevitabile problema che progressivamente verrà risolto, ma l’importante è far partire la macchina.

«I problemi vengono gestiti e monitorati - e in alcuni casi anche prevenuti - grazie a una vera e propria azione di sistema svolta da Confindustria insieme ad AgId, agenzia delle Entrate, Mef, Ragioneria generale dello Stato e Consip - fanno sapere da Confindustria -. Un esempio è nel lavoro fatto per assicurare la funzionalità delle nuove anagrafiche Ipa». Dati che un domani serviranno per agevolare il rapporto tra imprese e Pa.

«È una vera e propria smart policy che apre le porte al digitale nelle procedure aziendali, alla semplificazione e potenzialmente può contrastare fenomeni evasivi - aggiungono da viale dell’Astronomia -. Tra i vantaggi immediati la possibilità di monitorare la formazione dei debiti commerciali della Pa e l’iter delle fatture anche ai fini di un loro possibile smobilizzo».

A fronte di un’innovazione di questa portata, a rischio tilt sono i fornitori della Pa più piccoli e meno strutturati. «In questi primi mesi sono emerse diverse criticità come la complessità del sistema e le regole rigide per la predisposizione della fattura, la firma digitale e l’invio - dice Marino Gabellini, responsabile servizi tributari di Confesercenti -. È evidente che non è adatta per i piccoli commercianti e gli esercizi familiari».

Un punto cruciale è la conservazione dei documenti digitali. «È un costo in più per le micro aziende che non hanno strutture amministrative interne e si devono rivolgere a professionisti e associazioni» aggiunge Gabellini. Se poi l’e-fattura diventerà obbligatoria in tutti i rapporti B2B Gabellini chiede incentivi come «una vera semplificazione e aiuti alle aziende come, per esempio, un credito d’imposta che copra la spesa per gli investimenti».

Buone notizie dai pubblici esercizi. «Il nuovo sistema è utilizzato dalle aziende che emettono buoni pasto e sinora non sono emersi problemi» afferma Luciano Sbraga, direttore ufficio studi di Fipe.

Vincenzo De Luca, responsabile fiscale di Confcommercio, si interroga: «Ma gli enti locali sono in grado di gestire il flusso e i processi digitali?». All’associazione sono arrivate segnalazioni di uffici che chiedono la documentazione cartacea perché, per esempio, il campo in cui si indica l’oggetto della prestazione non è abbastanza lungo o perché vecchi decreti prevedono il visto sulla fattura.

Le associazioni sperano che l’impatto delle e-fatture vada oltre. «È una grande opportunità per garantire pagamenti certi in tempi corretti - auspica Fernanda Gellona, direttore generale di Assobiomedica (dispositivi medici) -. Siamo convinti che migliorerà la situazione dei crediti e in caso di ritardi almeno ne garantirà la certificazione». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Ance, le cui imprese soffrono per i tempi lunghissimi di pagamento. Anche per Confcommercio per il momento non c’è il riscontro di una riduzione dei tempi di pagamento.

«Il nostro auspicio è che le Asl non chiedano dati aggiuntivi - conclude Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria -. Speriamo in una semplificazione che potrebbe anche ridurre i tempi dei saldi». Alla fine è questo che conta: una Pa che paghi in tempi rapidi al pari delle altre amministrazioni europ ee.

enrico.netti@ilsole24ore.com

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