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Newsletter del 29 Aprile 2015

Piace lo sconto sull’Irap Bocciato il bonus Irpef

MILANO

«Il Governo punti ad una vera semplificazione del sistema amministrativo e fiscale, tallone d’Achille del Paese».

I commercialisti sintetizzano con questa richiesta i risultati di un sondaggio promosso all’interno della categoria dalla Fondazione nazionale sulla politica economica del Governo e il Jobs act (svolto tra il il 20 e il 30 marzo 2015), lanciando un allarme per le condizioni delle Pmi e dei lavoratori autonomi in quanto gli stimoli per la ripresa sono «ancora insufficienti». Per i commercialisti la ripresa economica stenta a farsi percepire, e c’è grande preoccupazione per una situazione in cui persistono segnali di depressione economica. C’è un apprezzamento per gli interventi a favore delle Pmi, come il taglio Irap e la flessibilità sul mercato del lavoro, ma non basta.

Il Jobs act, ad esempio, incontra i favori della maggioranza dei commercialisti interpellati, (specie per il contratto a tutele crescenti) ma rischia di essere inefficace a fronte della crisi dei consumi interni. Il contratto a tutele crescenti potrebbe tradursi essenzialmente «in stabilizzazioni di posti di lavoro a termine o di altre forme di lavoro precario piuttosto che in nuove assunzioni». Quanto alla politica economica del governo i professionisti in prevalenza hanno espresso giudizi negativi sull’impatto del bonus Irpef (33,8% inefficace contro 23,8% efficace), sulla Garanzia giovani (31,1% inefficace contro 23,6% efficace), sul rafforzamento dell’Ace (26,1% inefficace contro 21% efficace), sui minibond e le altre misure per la finanza di impresa contenute nel decreto «Destinazione Italia» (34,6% inefficace contro 15,3% efficace).

L’analisi è positiva, al contrario, sul taglio Irap (19,9% inefficace contro 45,6% efficace), sul nuovo contratto a tempo determinato (19,4% inefficace contro 38,4% efficace) e sul nuovo contratto di apprendistato (19,2% inefficace contro 31,6% efficace).

Leggermente positivo il saldo relativo ai giudizi sugli incentivi per le reti di imprese innovative (25% inefficaci contro 28,5% efficaci) e un po’ più alto per il rafforzamento del fondo di garanzia per le Pmi (20,8% inefficace contro 33,2% efficace). Molto positivi, invece, i giudizi relativi alla riduzione del costo dell’energia per le Pmi (48,9% efficace).

Complessivamente l’85% del campione non ritiene sufficienti gli interventi adottati per il rilancio dell’economia italiana a fronte di un 8% che invece la ritiene in grado di riportarla su un sentiero di crescita più sostenuto già a partire dal 2015. Tra i principali ostacoli alla ripresa, i commercialisti hanno indicato al primo posto l’inefficienza della pubblica amministrazione (32,4%) seguita dall’assetto istituzionale e di governo del paese (20,9%), dalla corruzione (14,8%) e dalle rigidità del sistema bancario (11,9%). L’arretratezza del sistema giudiziario (3,5%) e l’evasione fiscale (2,9%) sono considerati ostacoli decisamente minori.

«La nostra professione – spiega il presidente dei commercialisti, Gerardo Longobardi – è quotidianamente al fianco delle imprese italiane, di cui conosce, interpreta e guida progetti e ambizioni di crescita e periodi di sofferenza. I dati che emergono dal sondaggio pur essendo per certi versi in chiaroscuro, sottolineano come sui territori la ripresa stenti ad essere pienamente percepita. Nonostante scelte positive in ambito economico il Governo deve ancora individuare una chiara direzione di marcia nel campo della semplificazione». Per il presidente della Fondazione nazionale dei commercialisti, Giorgio Sganga: «Al Paese servono sburocratizzazione, agevolazioni per il credito bancario e un rafforzamento delle misure fiscali per le imprese. Crediamo sia utile ampliare provvedimenti come quelli che hanno riguardato l’Irap».

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