Un fondo finanziato con 10 milioni nel 2016 e 50 l’anno dal 2017 per «la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato a tempo indeterminato»: l’innovazione è contenuta nell’attuale articolo 14 del Ddl di Stabilità. Le risorse andranno a coprire le misure contenute nel Jobs act sul lavoro autonomo, come l’ha definito il premier Matteo Renzi, nella conferenza stampa di presentazione della manovra finanziaria. Il provvedimento, per ora in forma di bozza, andrà a costituire un Collegato alla legge di stabilità: la platea interessata è l’universo dei lavoratori autonomi, dai professionisti iscritti in un Ordine alle partite Iva fino ai collaboratori non “assimilati” ai dipendenti.
Dunque per i lavoratori autonomi la manovra è composita: dalle misure fiscali alla conferma dell’aliquota contributiva per gli iscritti-partite Iva della Gestione separata nel Ddl Stabilità; dalle misure di tutela economica fino alle norme di inquadramento giuridico nel provvedimento Collegato. Proprio in questo disegno di legge sarà prevista una norma giurisdizionale: per tutte le controversie relative ai rapporti di lavoro autonomo, professionisti compresi, si applicherà il rito del lavoro. Probabilmente, la scelta è motivata dall’obiettivo di devolvere le liti a magistrati specializzati, bypassando l’affollamento delle sezioni civili.
Tra le norme del Collegato l’appello alle pubbliche amministrazioni per incentivare la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici, «adattando, laddove possibile, i requisiti previsti dai bandi e dalle procedure di aggiudicazione». Si tratta di una previsione che tenta di superare, nella difficoltà di definire una norma cogente per le Autonomie, la chiusura ai professionisti di gran parte dei bandi per i fondi pubblici, nonostante le prese di posizione dell'Unione europea.
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