Dal ministero dello Sviluppo economico un aiuto per i professionisti under 45. Mentre il Senato, col maxiemendamento alla legge di stabilità, concede alle professioni le possibilità di utilizzare i fondi europei come le imprese, dal Mise spunta un sostegno ai professionisti al di sotto dei 45 anni che costituiscano società multidisciplinari, sfruttino le potenzialità offerte dalla rete e guardino al di là dei confini. Lo ha annunciato ieri a Roma il sottosegretario Simona Vicari , durante il convegno «L’Unione europea e i liberi professionisti», con Cup, Rtp, Adepp, Confprofessioni.
Si parte dall’esigenza, condivisa da tutti, di riorganizzare le professioni con linguaggi e forme di al passo con gli altri Paesi. Perciò il nuovo incentivo, disponibile dal 2016, si tradurrà in un bando per chi presenta un progetto che punta ad aggregazione, digitalizzazione e internazionalizzazione. Obiettivo: spingere i professionisti a unirsi, sostenendo nello stesso tempo quel 18% di under 40 che, secondo il recente rapporto Adepp-Censis, ha avviato una nuova attività in forma associata per fronteggiare una concorrenza ormai internazionale.
La nuova misura, aggiunta ai finanziamenti Ue e con l’emendamento frutto del pressing delle categorie (soprattutto Confprofessioni), dovrebbe fornire un nuovo slancio a un comparto capace, ha ricordato l’europarlamentare (Pd) Nicola Danti , di «creare in Europa 11 miliardi di posti di lavoro, cioè il 20% della forza lavoro totale, di produrre 500 miliardi di euro l’anno e di pesare il 9% del Pil».
Dopo il maxiemendamento, ha detto Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, «occorre creare a livello nazionale tutti gli strumenti per una adeguata formazione su come accedere ai fondi, altrimenti si rischia, come avvenuto in altri casi, che rimangano inutilizzati». Soddisfatto per il risultato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, che ribadisce come «fatta salva la natura intellettuale dell’attività professionale, la nostra proposta mette sullo stesso piano liberi professionisti e pmi, evitando atteggiamenti ambigui e non uniformi a livello regionale».
«La struttura economica del Paese sta cambiando - ha aggiunto Armando Zambrano presidente degli ingegneri e della Rete delle professioni tecniche - e occorre che le politiche economiche facciano altrettanto. Ora si apre una partita importante: i Por e i Pon oggi prevedono misure esclusive tarate sulle imprese di tipo industriale e di servizi. Ciò dovrà cambiare». Ma a cambiare, hanno detto i relatori, dovranno essere anche le professioni. «Occorre un salto di qualità in Italia - ha detto Marina Calderone, presidente dei Consulenti del lavoro, del Cup e membro della delegazione italiana del Cese -. Del resto, l’Europa ha già manifestato interesse per le professioni e ora dobbiamo utilizzare le risorse a disposizione».
Ora, ha chiuso Andrea Camporese, presidente di Inpgi e Adepp, «la questione vera è l’applicazione corretta di queste norme. È importante che si destinino ai professionisti le risorse Ue, ma occorre un contesto legislativo che le renda pienamente accessibili».
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