Poco meno di tre su dieci. Il fascino dei regimi agevolati si conferma anche nel 2015. Circa il 29% di chi ha aperto una partita Iva durante l’ultimo anno ha scelto il forfettario o il regime dei minimi. In realtà è quest’ultimo (tornato in vita da marzo a dicembre per effetto della norma introdotta nella conversione del Milleproroghe di un anno fa) ad aver riscosso più consensi, in quanto i rapporti di forza (calcolabili sui mesi in cui sono disponibili i dati “scorporati”) si attestano all’incirca su 70% contro il 30 per cento. Un picco più alto di scelte per i minimi si è registrato a dicembre, quando sono stati in poco più di 15mila a scegliere il “vecchio” regime del 5% (con un aumento del 62% rispetto a novembre) a fronte dei 2mila che hanno indicato nel modello di inizio attività la preferenza per il forfettario. Una tendenza spiegabile proprio con il fatto che era l’ultimo mese in cui si poteva ancora scegliere i minimi.
Nel complesso il 2015 ha visto l’apertura di 516mila partite Iva (-10,7% sul 2014) mentre sono stati in 150mila a optare per i due regimi a tassazione con imposta sostitutiva, secondo i dati dell’Osservatorio Iva del Mef resi noti ieri. A prevalere tra chi avvia una nuova attività in proprio sono le persone fisiche (71,5%), più indietro invece le società di capitali (22%). Tuttavia quest’ultima forma sociale ha registrato un incremento del 6,5% sul 2014, anche per effetto dell’attrattività delle società a responsabilità limitata semplificata (Srls). Interessante notare, poi, che tra le persone fisiche il 19,4% delle partite Iva è stato aperto da soggetti che non sono nati nel nostro Paese. A livello anagrafico, invece, il 46% di chi si è messo in proprio ha un’età fino a 35 anni. Rispetto al 2014, si è verificata una riduzione delle aperture per le fasce di età più giovani e un aumento per quelle più anziane. La motivazione va cercata nel boom di aperture a dicembre 2014 per entrare nei minimi al 5%, quando il regime sembrava non dovesse essere prorogato.
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