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Newsletter del 19 Ottobre 2016

Bonus produttività a quadri e dirigenti

ROMA

Una spinta agli investimenti già nella prima parte del 2017. È quello che si aspetta il governo dal combinato disposto delle misure per Industria 4.0 e della detassazione del salario di produttività. Nella manovra, la cui entità complessiva dovrebbe aggirarsi tra i 22 e i 25 miliardi, il pacchetto industria-imprese costituirà un capitolo rilevante accanto alle voci per pensioni, fisco, pubblico impiego.

Ormai è sempre più certo il rafforzamento della detassazione sui premi di risultato, collegati alla contrattazione di secondo livello: le somme “incentivate” con la cedolare secca al 10% potrebbero salire dagli attuali 2mila euro a 3mila euro; per crescere ancora, fino a 4mila euro, in caso di coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro (oggi questa soglia è ferma a 2.500 euro). Ad ampliarsi sarebbe anche la platea dei beneficiari, che ricomprenderebbe non solo operai e impiegati, ma anche quadri e una fetta della dirigenza non apicale, con l’allargamento del limite di reddito per usufruire della tassazione agevolata, dagli attuali 50mila euro a 80mila euro lordi annui. L’allargamento dei tetti a 4mila euro di premio, e fino a 80mila di reddito costerebbe il primo anno circa 200 milioni, per poi salire a 360 milioni, sempre aggiuntivi rispetto ai 589 milioni già stanziati dalla scorsa legge di Stabilità per questa misura. L’operazione sarebbe accompagnata da due ulteriori novità: se il premio è convertito in welfare e destinato a sanità e previdenza integrativa non scatterebbero, su queste somme, gli attuali limiti di deducibilità (fissati in circa 3.600 euro per le spese sanitarie e poco più di 5mila euro per i versamenti alla pensione integrativa). La seconda novità riguarderebbe la possibilità di erogare, più facilmente, i premi di risultato sotto forma di azioni, superando i limiti di legge oggi in vigore (si apre così ai piani di azionariato diffuso).

Sempre sul fronte lavoro, è ancora in corso l’istruttoria tecnica sull’eventuale proroga della decontribuzione sui nuovi contratti stabili, che sarebbe però mirata alle assunzioni a tempo indeterminato di studenti formati attraverso tirocini o in alternanza. Qui lo scoglio sono essenzialmente le risorse a disposizione. Potrebbe invece essere risolta in manovra la questione delle maggiori tutele nei casi di crisi aziendali complesse, dopo che il correttivo al Jobs act ha ridotto il paracadute alla sola possibile proroga di 12 mesi della cassa integrazione straordinaria (resterebbero scoperti i lavoratori che hanno o stanno per finire entro l’anno tutti i sussidi e che quindi si troverebbero senza sostegno al reddito e senza un impiego).

Per quanto riguarda il piano Industria 4.0, il peso sul bilancio pubblico si concentrerà soprattutto dal 2018 in poi. La conferma del superammortamento al 140% (al 120% solo per veicoli e altri mezzi di trasporto) e l’introduzione dell’iperammortamento al 250% agevoleranno investimenti da effettuare nel 2017 ma il costo fiscale sarà spalmato per sette anni a partire dal 2018. In tutto, questa doppia misura dovrebbe calamitare circa 8,4 miliardi dei 13 miliardi di incentivi fiscali che il piano prevede fino al 2020. Un’altra fetta consistente - circa 3,3 miliardi - riguarda il rafforzamento dell’attuale credito d’imposta per gli investimenti in ricerca, con una quota minoritaria da contabilizzare nel 2017 e il resto dal 2018. I costi per il 2017 del pacchetto coordinato dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda - al netto del salario di produttività - sono in gran parte afferenti alla patrimonializzazione del Fondo di garanzia, con 900 milioni che - secondo le stime - garantirebbero finanziamenti per 22 miliardi. Sempre sul 2017 peserà una quota minoritaria del pacchetto startup-venture capital (che in tutto vale 400 milioni), la proroga - se confermata - della Nuova Sabatini (250 milioni), il rifinanziamento del piano made in Italy per 100 milioni. In totale tra 1,2 e 1,3 miliardi.

Di certo, anche se l’impatto finanziario si concentrerà dal 2018, il governo si attende una spinta significativa agli investimenti privati nel 2017. E già nei primi mesi, ha sottolineato Calenda ieri a Verona presentando insieme a Renzi Industria 4.0 agli imprenditori. Calenda - ribadendo che con questo piano «proponiamo alle imprese un patto di fiducia perché investano sfruttando incentivi automatici» - ha spiegato che per l’iperammortamento, strettamente legato a beni industry 4.0, non ci sarà bisogno di presentare documentazioni particolari se non una certificazione del produttore che vende il prodotto.

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