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Newsletter del 22 Novembre 2016

Dati delle fatture, invio ancora critico

L’invio telematico dal 1° gennaio 2017 dei dati delle fatture emesse e ricevute e dei corrispettivi al fisco che si intreccia con le nuove regole sullo spesometro (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri) impone alle imprese e ai professionisti una serie di attività per colmare ciò che è richiesto dalle norme con quello che è il livello di informatizzazione dei singoli contribuenti. Queste attività che comportano nell’immediato un investimento sia in termini di tempo che di risorse finanziarie verranno ripagate dai vantaggi che deriveranno dall’implementazione totale del sistema.

Le principali criticità da superare sono:

  • la gestione automatizzata del ciclo passivo: vale a dire degli acquisti di beni e servizi;
  • la strutturazione del dato secondo il formato XML tipo fattura Pa;
  • l’estrazione del dato non dalla contabilità sul registrato ma sul ricevuto;
  • i nuovi adeguamenti dei registratori di cassa o dei distributori automatici per l’invio automatico e garantito dei dati.

Le prime due criticità sono strettamente collegate, in quanto allo stato attuale la maggior parte degli operatori ricevono le fatture in modalità non uniforme. In effetti, il ciclo passivo delle imprese è costituito da fatture cartacee, o in Pdf o in Edi senza una logica informatica uniforme. Quindi le imprese oltre a dover contabilizzare il dato attraverso diversi meccanismi (umani o meccanici) a seconda della tipologia di documento ricevuto, sono obbligati a trasformarlo in un formato prestabilito. Inoltre, le regole portano ad acquisire e inviare il dato non come risultato della loro corretta registrazione, ma anche in base alle fatture ricevute. Quindi il processo, se non automatizzato dall’origine, risulta di difficile gestione informatica. Infine sul piano dei corrispettivi e dei distributori automatici la norma e anche i provvedimenti attuativi prevedono un adeguamento fisico delle macchine esistenti.

Quello che però deve essere chiaro è che l’adeguamento è attualmente previsto (a differenza dello spesometro) su base volontaria e che lo stesso non può in alcun modo essere equiparato a un nuovo adempimento. In effetti, le nuove regole, che anticipano e affiancano il processo di introduzione nelle imprese della fattura elettronica tra privati, rispondono a esigenze informative e operative proprie di un’impresa che vuole operare all’interno di un ambiente evoluto e che vuole rispondere in modo tempestivo e sicuro nei confronti dei diversi attori pubblici e privati.

Inoltre l’adeguamento è bilanciato da una serie di benefici amministrativi (riduzione degli adempimenti dichiarativi, riduzione dei tempi di accertamento, priorità nei rimborsi Iva) e non solo (completa automazione del processo di contabilizzazione delle fatture ovvero riduzione dei tempi di gestione dei crediti ovvero velocizzazione delle anticipazioni bancarie) che vanno correttamente valutati.

Inoltre, sul piano del sistema nazionale, lo scambio automatico senza limiti e eccezioni, delle informazioni commerciali consentiranno al fisco (non come avviene oggi) di disporre di dati sicuri, affidabili e completi. Pertanto anche il loro utilizzo sarà più mirato ed efficace, esentando da inutili ricerche il contribuente che diligentemente e trasparentemente opera sul mercato.

Per consentire ai contribuenti di raggiungere l’obiettivo dal 1° gennaio 2017 è necessario introdurre qualche aggiustamento o prendere qualche decisione di compromesso. Da questo punto di vista di sicuro interesse sono le scelte che si stanno operando per la modifica dello spesometro: quali l’invio dei dati solo trimestralmente, l’acquisizione del dato solo in base al registrato e non al ricevuto. Queste modifiche potrebbero essere previste, almeno in prima battuta, anche per l’opzione dello scambio dei dati consentendo alle imprese una scelta più soft.

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