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Il Sole 24 Ore
Europa24 - Le storie da sapere per cominciare la giornata

di Alberto Magnani

13 giugno 2021

I rapporti transatlantici

Ue e Usa, affinità e divergenze nell’alleanza del tech

Joe Biden, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen (Afp)

Joe Biden, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen (Afp)

L’approdo di Joe Biden alla Casa Bianca ha rimesso in moto i rapporti fra Usa e Ue, aggiustando un legame uscito in frantumi dagli anni della presidenza Trump. La nuova intesa fra i due dovrebbe essere saldata il 15 giugno, in occasione del faccia a faccia fra Biden e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, con un annuncio dirompente: la nascita di una «alleanza tech» fra le due sponde dell’Atlantico, con l’obiettivo di lavorare a fianco a fianco per il potenziamento dell’industria di settore e promuovere i principi di democrazia all’epoca dell’economia digitale. Non è un mistero che l’uno e l’altro proposito vadano letti anche, e soprattutto, come il tentativo di recuperare terreno rispetto alla Cina, coalizzando le proprie forze contro la supremazia tecnologica di Pechino.

In attesa di martedì, stanno emergendo i primi dettagli. L’alleanza del tech fra Washington e Bruxelles dovrebbe prevedere l’istituzione del cosiddetto Trade and Technology Council, in italiano Consiglio di commercio e tecnologia: una base per approfondire la cooperazione, affinare standard comuni in ambito tecnologico, coordinare le politiche e potenziare la ricerca e l’innovazione. Per evitare che l’intesa faccia la fine di altri accordi bilaterali, rimasti più sulla carta che nelle politiche, i due partner sembrano decisi a chiarire da subito su cosa vorranno concentrare le proprie energie.

A quanto riferisce la testata Politico Europe, gli ambiti di priorità dovrebbero essere soprattutto due. Il primo sarà la creazione di un fronte comune di standard commerciali e tecnologici, opponendo all’ascesa di Pechino un mercato da oltre 800 milioni di persone con regole armonizzate su fronti caldi (dall’intelligenza artificiale all’uso dei dati) e una strategia condivisa di contrasto alle varie turbolenze del settore (si pensi alla carenza globale di microchip). Il secondo dovrebbe indirizzarsi sulla promozione di principi e regole democratiche nel business digitale, osteggiando l’utilizzo delle tecnologie in favore di governi autocratici. Il tutto con la chance di sfociare in una regolamentazione comune o, comunque, non contradditoria fra le due giurisdizioni.

I propositi e il clima di fiducia fra i due blocchi, consacrato anche dal G7 che si è chiuso ieri in Gran Bretagna, non garantiscono comunque che l’alleanza funzioni davvero. La comune preoccupazione per (e contro) la Cina non basta a risolvere le tensioni che permangono fra le due sponde dell’Atlantico proprio sul tech e la sua regolamentazione. L’offensiva della Commissione contro le pratiche anti-concorrenziali dei giganti del digitale, fra l’altro reduce da alcune batoste, rappresenta uno dei argomenti più scivolosi per il raggiungimento di un compromesso. A maggior ragione sotto forma di un quadro regolatorio condiviso, magari sulla linea di regolamenti osteggiati dalla Silicon Valley come il Gdpr. I tempi sono più propizi per il dialogo e l’alleanza transatlantica si annuncia davvero come una «pietra miliare» per nuovi rapporti fra Ue e Usa. Bisognerà capire se lo slancio sopravviverà alle divergenze fra i due. La paura di Pechino potrebbe essere un buon incentivo per farlo.

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