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Il Sole 24 Ore @@FINTECH@@
Fintech

di Pierangelo Soldavini

11 dicembre 2020

Benvenuti a Fintech+, la newsletter che ogni settimana vi informa su quello che c’è da sapere dal mondo dell’innovazione all’incrocio tra finanza e tecnologia, che sta rivoluzionando il mondo dei servizi finanziari. E che riguarda tutte le aziende. Buona lettura

l’analisi

Nexi-Sia e Satispay, l’Italia dei pagamenti si scopre europea

Non c'è dubbio che l'emergenza sanitaria che ha funestato l'anno che si va a spegnere abbia trasformato i comportamenti dei consumatori, con un'accelerazione forzata della digitalizzazione della vita quotidiana. Se i consumi si sono contratti - con una caduta del 10,4% e del 29,7% nei primi due trimestri dell'anno - l'ecommerce ha guadagnato fette di mercato, con una crescita stimata del 26% a quasi 23 miliardi di euro per l'intero 2020.

Con una conseguente rapida trasformazione anche delle modalità di pagamento, che hanno avviato una trasformazione digitale che ha coinvolto anche il mondo fisico. Secondo i dati preliminari dell'Osservatorio Mobile Payments del Politecnico di Milano, nei primi sei mesi i pagamenti digitali fanno segnare una decrescita (-6,3%) molto più contenuta rispetto al calo complessivo dei consumi in Italia.

Crescono in particolar modo i pagamenti da smartphone in negozio (+80% rispetto al primo semestre 2019) e i pagamenti con carta contactless, che a fine anno raggiungeranno un valore tra i 74 e gli 80 miliardi di euro, rispetto ai 63 miliardi del 2019. Il contactless arriverà a pesare circa il 37% di tutti i pagamenti non cash in Italia (offline+online).

In attesa degli effetti del piano Cashless del Governo, il trend di pagamento in Italia si evolve: le transazioni pro capite con carta sono cresciute a 57, quelle cashless a 92, più in linea con paesi come Spagna e Grecia. Ma siamo ancora ben lontani dai nordici, guidati dalla Norvegia, dove il cash sembra ormai virtualmente sparito arrivando a solo il quattro per cento delle transazioni.

Nonostante l'arretratezza sul fronte dell'abbandono del contante, l'Italia si scopre leader nel sistema dei pagamenti a livello di tecnologie, di infrastrutture e di innovazione.E non è solo la fusione tra Nexi e Sia a creare un gruppo attivo nei pagamenti a livello europeo, in grado di presentarsi come aggregatore attivo sul mercato continentale: la paytech italiana, come ama definirsi ha acquisito un campione nordico come Nets, per di più con un'operazione tanto più autorevole in quanto tutta in carta, facendo nascere un conglomerato continentale da 2,9 miliardi di ricavi e 1,5 miliardi di Ebitda.

D'altra parte i volumi sono sempre più essenziali in un mercato a bassa marginalità. L'intera filiera sottostante a quella semplice operazione che è il pagamento è infatti da tempo sotto stress. Da una parte la digitalizzazione del denaro è un fenomeno irreversibile. Allo stesso tempo l'aumento della concorrenza ha ridotto drasticamente i margini soprattutto per gli operatori intermedi della filiera, quelli che gestiscono l'infrastruttura finanziaria, l'enorme tubo che abilita i 2mila miliardi di dollari di transazioni annue, ma che sta diventando sempre più una mera commodity a bassa redditività.

Questioni di taglia
Per contro la digitalizzazione del denaro permette di far emergere il valore dell'enorme massa di dati connessi ai pagamenti, da trasformare in servizi a valore aggiunto. Da questo punto di vista Google, Apple, Amazon, Facebook hanno una marcia in più nella loro capacità di interfacciarsi con l'utente e di spremere valore da quella relazione. Di fatto è questo il vero valore connesso alle transazioni finanziarie, che per il resto hanno una marginalità sempre più ridotta.

La riduzione dei margini ha dato il via un'ondata di consolidamento del settore partita l'anno scorso negli Stati Uniti con tre maxifusioni che hanno fatto nascere colossi mondiali: Fis ha acquisito Worldpay per 35 miliardi di dollari, Fiserv ha risposto con la fusione con First Data Corp per 22 miliardi e infine Global Payments si è fusa con Total Systems Services per creare un protagonista dei pagamenti da 40 miliardi di dollari. L'ondata ha coinvolto anche l'Europa, con l'integrazione tutta francese della scorsa primavera tra Worldline e Ingenico che dà vita al numero uno europeo in termini di ricavi.

(Ansa)

(Ansa)

Ma Sia-Nexi non è da meno con molti punti di forza a partire dalla saldatura dell'intera filiera del valore dei pagamenti dal processing all'issuing all'acquiring: il nuovo colosso italiano sarà il maggior gruppo dell'Europa continentale per merchant, (circa due milioni), carte (120 milioni) e transazioni acquiring e di pagamento cross-border, per un totale di operazioni processate pari a oltre 21 miliardi.

A questo si aggiunge Nets, uno dei più grandi processor di pagamenti a livello europeo, che gestisce oltre 40 milioni di carte di credito tra Danimarca, Germania, Austria e Svizzera, fornisce servizi a oltre 250 banche e gestisce pagamenti e transazioni per circa 700mila merchant, di cui 140mila online, con un profilo di business e un modello di crescita che per molti versi ricalca quello di Nexi.La stessa Nexi ha sviluppato soluzioni sempre più sofisticate per costruire valore per la massa di merchant in portafoglio con servizi targetizzati e scalabili e per diventare un marketplace di soluzioni di open banking.

Ora la fusione crea un nuovo player che può aumentare la penetrazione in un mercato italiano ancora affamato di digitalizzazione e migliorare l'efficienza con economie di scala e di scopo.

(Imagoeconomica)

(Imagoeconomica)

Investitori internazionali
Se l'aggregazione tra Nexi e Sia era nell'aria da tempo, erano in pochi ad attendersi un'operazione di caratura internazionale per Satispay. Che il campione italiano dei pagamenti innovativi via smartphone stesse raccogliendo capitali per un nuovo round finalizzato all'espansione europea si intuiva. Ma nessuno poteva immaginare i nomi coinvolti.

Oltre a due attori finanziari - il private equity di Lgt Ventures e Tim Ventures, che è pur sempre braccio del gruppo Tim - arrivano nel capitale della startup la fintech Square del fondatore di Twitter Jack Dorsey, partita dai lettori di carte in mobilità, e un colosso cinese del calibro di Tencent, con attività che vanno dall'ecommerce ai pagamenti ai servizi finanziari.La sola WeChat, la piattaforma del gruppo cinese con attività che vanno dall'instant messaging ai social media ai pagamenti, vanta più di un miliardo di utenti al mese. Cifre che fanno impallidire gli 1,3 milioni di utenti di Satispay, che ora punta al raddoppio con l'espansione in altri mercati.

E’ un intervento che porta know-how ed esperienza in un comparto ad alto tasso di innovazione

Alberto Dalmasso (ceo Satispay)

Ma, come sottolinea il ceo e cofondatore della startup italiana Alberto Dalmasso, si tratta di un intervento che porta know-how ed esperienza in un comparto ad alto tasso di innovazione. Esperienza che può davvero rappresentare un valore aggiunto come azionista al di là del mero investimento - 93 milioni di euro in totale per una valutazione lievitata a 248 milioni - che potrà essere di grande supporto in un momento in cui Satispay si prepara ad affrontare l'espansione in altri mercato europei per raggiungere una scala internazionale.

L'interesse concreto di due player leader nei rispettivi mercati come Tencent e Square dimostra il valore altamente innovativo della startup milanese creata da tre piemontesi nel 2013. E fa scoprire all'Italia di avere attori che possono giocare una partita ormai a livello europeo nei pagamenti digitali, sia quelli più “tradizionali” che quelli innovativi.

Non può essere che un viatico di buon auspicio anche per Fintech+ che nasce per permettere al fintech italiano di scalare sulla base dell'esperienza internazionale e agli altri attori, sia direttamente presenti nei servizi finanziari che esterni al comparto, di poter mettere a fattor comune il valore aggiunto creato dal fintech. (P.Sol.)

modelli

Dalla Cina la app in una banca(che si scontra con l’Authority)

Doveva essere la più grossa Ipo della storia, per il momento è stata solo la più grossa Ipo mancata. A bloccare l'offerta pubblica di Ant Group sarebbe stato lo stesso presidente cinese Xi Jinping, sotto la spinta della Banca centrale: entrambi spaventati non tanto dal potere ingombrante che avrebbe guadagnato Jack Ma dentro e fuori la Cina, ma soprattutto dal rischio derivante dalla sfida aperta al sistema bancario rappresentato da un'app che tiene insieme quasi un miliardo di cinesi tra social media, ecommerce e servizi finanziari sempre più arditi.

E questo spaventa le autorità politiche ed economiche di Pechino, che hanno imposto un brusco stop all'intera operazione che avrebbe accreditato il gruppo sui mercati finanziari.

A parte il segnale mandato dal regime di poter bloccare qualsiasi società privata, quella di Ant è una storia che ha da insegnare qualcosa per tutti, rappresentando di fatto un'alternativa innovativa e visionaria al sistema bancario tradizionale, con tutti i conseguenti rischi per la stabilità del sistema. Il cuore del gruppo è senza dubbio Alipay, la piattaforma creata come sistema di pagamento per Alibaba, l'”Amazon della Cina”.

(Bloomberg)

(Bloomberg)

Immaginate una piattaforma che permette allo stesso tempo di mandare denaro tra persone e di effettuare pagamenti online, pagare in negozi fisici mediante Qr code e prenotare un taxi o un treno, pagando direttamente dalla app, sottoscrivere polizze e aprire conti correnti, ottenere una carta di debito e, più di recente, ottenere finanziamenti sulla base di algoritmi fatti apposta per valutare la capacità creditizia di individui e aziende. È stato con ogni probabilità quest'ultimo il passo che è risultato decisivo per mettere i freni al progetto di Jack Ma, sempre più in concorrenza diretta con le banche tradizionali sul loro stesso terreno. E con enormi rischi per la stabilità.

Il servizio da cui è partita l’intera storia di Ant è quello dei pagamenti: Alipay, insieme ai rivali di WeChat Pay, ha portato i pagamenti in mobilità a diventare la forma di gran lunga più diffusa in Cina.

Oggi Alipay ha oltre 900 milioni di utenti attivi arrivando a gestire più della metà dei 29mila miliardi di dollari di transazioni cinesi: l'anno scorso è arrivata a 15mila miliardi, un valore che non è molto lontano dal Pil dell'Unione europea (18,3 miliardi) e superiore ai principali circuiti di carte di credito.

(Bloomberg)

(Bloomberg)

Il colosso era valutato 150 miliardi di dollari sulla base dell'ultimo round di finanziamento di due anni fa, ma ora puntava a superare i 300 miliardi sulla base dell'Ipo poi non effettuata. Aveva cercato di prendere le distanze dal suo profilo di offerta di servizi finanziari proponendosi come provider tecnologico per business differenziati, tanto da modificare anche la ragione sociale ad Ant Group, eliminando qualsiasi riferimento “finanziario”.

Ma il giro d'affari di 120 miliardi di yuan (17 miliardi di dollari) nel 2019, in crescita del 40% rispetto all'anno prima, proviene per una buona metà dei pagamenti. Anche nel primo semestre dell'anno, incurante del lockdown, la crescita è rimasta del 40%, con una marginalità netta di quasi il 30%.

Intanto le attività sono cresciute oltre i confini dei pagamenti. Ad Ant fa anche capo quello che è diventato il più grosso fondo d'investimento monetario del mondo, You'e Bao: anche in questo caso ostacolato dalle autorità monetarie per la concorrenza aperta alle banche, ma ha ancora oggi più di 600 milioni di sottoscrittori, più di un terzo dei cinesi. Ora ha avviato una piattaforma aperta in cui vende anche prodotti di risparmio di altri soggetti.

(Reuters)

(Reuters)

Ci sono poi due piattaforme distinte per l’accesso al credito: 290 miliardi di dollari di crediti a singoli e aziende, oltre a 590 miliardi in investimenti, finanziati insieme alle banche partner.

Innegabile quindi il profilo di un enorme supermarket finanziario innovativo, di una piattaforma che riesce a connettere i vari servizi conducendo il consumatore dall’uno all’altro senza soluzione di continuità, grazie a quella capacità di relazione con il cliente in cui Big Tech primeggia in tutti i settori. E alla profilazione dei comportamenti e delle preferenze dei singoli che permette di proporre prodotti finanziari al cliente nel momento esatto in cui ne ha bisogno.

Questa espansione reticolare terrorizza le autorità di vigilanza, anche quelle cinesi che temono in maniera particolare il rischio di instabilità finanziaria che possa mettere a rischio anche l’equilibrio politico-sociale.

Stando ai numeri presentati dalla stessa Ant ad agosto, il gruppo avrebbe aperto finanziamenti più o meno a mezzo miliardo di persone, con un volume che è pari a un quinto del debito al consumo a breve termine del paese. Si tratta di crediti in cui la piattaforma fa da tramite tra le banche partner e i consumatori, per prestiti senza garanzie, concessi sulla base di un'affidabilità creditizia valutata mediante intelligenza artificiale, senza che nessuno sappia i criteri: le banche incassano i tassi di interesse sul prestito, Ant una fee di intermediazione.

Ma sono le banche a farsi alla fine carico dei rischi. In una situazione che potrebbe in qualche modo richiamare la vicenda dei mutui subprime, i cui effetti hanno coinvolto l'economia globale.

Proprio questo pericolo avrebbe provocato lo stop all'Ipo. In Cina senza l'appoggio del Governo nessuna azienda può andare da nessuna parte e Jack Ma ha senz'altro tirato la corda oltre il limite. Resta il fatto che Ant rappresenta un modello concreto di innovazione possibile e, come spesso succede in ambito fintech, la regolamentazione si trova a dover rincorrere. (P.Sol.)

l’innovazione

Con Raisin arriva in Italia il marketplace dei conti di deposito

Offrire ai correntisti la possibilità di sottoscrivere, in completa autonomia, uno o più conti di deposito di banche terze, sia nazionali che straniere. È questa la grande novità che porta in dote la scaleup tedesca Raisin, una delle principali fintech europee, sbarcando in Italia al fianco di Banca Sella. L'operazione, ufficializzata qualche giorno fa, interesserà in modo progressivo tutta la clientela retail del gruppo piemontese.

Dove sta il grande passo in avanti, dal punto di vista degli utenti? Nella possibilità di trasferire denaro dal proprio conto corrente a un altro conto di deposito selezionato, semplicemente utilizzando un servizio digitale integrato nella piattaforma di internet banking della propria banca.

Nel cammino verso la trasformazione del settore bancario e creditizio, l'arrivo in Italia di un player come Raisin è importante per diverse ragioni e in primis per la rilevanza del soggetto in questione, non a caso presente nella classifica FinTech50 sin dal 2016.

Nata a Berlino nel 2012 per iniziativa di Tamaz Georgadze, Frank Freund e Michael Stephan (tutti con un passato di consulenti in McKinsey), ha di fatto inventato il primo mercato comune europeo per i prodotti di risparmio e oggi collega tramite la propria piattaforma 300mila risparmiatori alle offerte di un centinaio di banche di 25 Paesi dell'Unione Europea. Partita in Germania e Austria, dove opera con il marchio WeltSparen, è presente direttamente anche in Francia, Spagna, Olanda, Regno Unito e Irlanda e a febbraio ha lanciato i propri servizi negli Stati Uniti.

I suoi numeri? Circa 750 prodotti a portafoglio fra risparmio, previdenza (attraverso la piattaforma fairr.de) e investimento (fondi Etf compresi), 28 miliardi di euro collocati sui conti di deposito e un volume di gestione di circa 500 milioni di euro.

I plus della piattaforma si concretizzano nell’ampia scelta di soluzioni sottoscrivibili, in rendimenti più elevati e nell’efficienza di un processo totalmente digitalizzato e a costo zero, perchè i ricavi di Raisin derivano esclusivamente dalle commissioni applicate ai partner finanziari con cui collabora. Parliamo quindi di un vero e proprio marketplace dove scegliere, direttamente online e da un basket di opzioni disponibili, il tipo di deposito (vincolato, libero o in valuta straniera), la durata (da 1 a 10 anni) e il capitale da investire (non oltre i 100mila euro).

Basta registrarsi al portale e creare un conto Raisin, collegato al proprio conto bancario, per gestire tutte le operazioni di trasferimento del denaro. La chiave del successo della piattaforma è insomma quella di essere una piazza digitale “à la carte” per i conti deposito, uno spazio di transito senza frontiere in grado di assicurare benefici sia ai risparmiatori che alle banche: i primi possono ottenere tassi d'interesse migliori e diversificare con molta facilità i propri investimenti; le seconde possono proporre i loro prodotti a un bacino enormemente più grande di potenziali clienti.

E non finisce certo qui, perché il raggio d'azione di Raisin interessa da vicino anche le grandi aziende. Siemens Fonds Invest, una divisione dell'omonimo colosso manifatturiero tedesco, per esempio, ha scelto i servizi della fintech per mettere a disposizione dei dipendenti del gruppo uno strumento digitale di supporto alla scelta dei fondi pensione sui quali investire, che calcola preventivamente, e in modo automatico e personalizzato, la rendita delle prestazioni previdenziali private e aziendali in funzione del mix di risparmio e del tenore di vita desiderato.

Innovare è sempre più complesso e farlo solo con modelli captive non è più sostenibile

Doris Messina (Banca Sella)

Lo sbarco in Italia per effetto del matrimonio con Banca Sella, il primo operatore italiano a rendere pubbliche in chiave open banking le proprie Api prima ancora che lo imponesse l'entrata in vigore della PSD2, è però solo un altro pezzo di un puzzle più ampio, che riflette le dinamiche di una partita che si gioca anche (se non soprattutto) sul tavolo delle alleanze e attraverso il modello della co-opetition, della collaborazione competitiva. Sintomatico, per spiegare la valenza del nuovo sodalizio, è il commento di Doris Messina, chief digital transformation officer di Banca Sella, secondo cui «innovare è sempre più complesso e pensare di farlo solo con modelli captive non è più sostenibile».

Lo scorso giugno la fintech tedesca ha aggiunto infatti un ulteriore importante tassello alla propria strategia di crescita dopo l'acquisizione (nel 2019) di MHB Bank: quello di diventare una banca. La nascita di Raisin Bank, con sede a Francoforte, ha permesso di trasferire “in house”, sotto un unico tetto, tutti i servizi bancari per i clienti europei, consolidando il rapporto fra banche e consumatori dell'Eurozona rispetto a un solo contratto e a un solo provider (in precedenza operava da intermediario una banca belga) e rendendo di conseguenza ancora più fluide le attività di investimento transfrontaliere.

In questo modo i clienti di Raisin, così come le banche partner e gli altri partner commerciali, possono oggi operare con un servizio uniforme in tutta l'Unione (Regno Unito escluso, dove la fintech continuerà a collaborare con Starling Bank), partecipando attivamente allo sviluppo di un mercato finanziario unico europeo. (Gianni Rusconi)

in breve / business

Stripe lancia il banking embedded

Banking-as-a-service o embedded banking: possiamo chiamarlo come vogliamo, ma il risultato è lo stesso. Si tratta di permettere ai propri clienti di fornire servizi finanziari alla stregua di altri servizi portandoli sempre più vicini all'utente finale integrandolo nei prodotti che già utilizzano.

È un trend che si va evidenziando in questa fase di digitalizzazione accelerata per tutti. L'ultima a proporre un servizio di questo genere è Stripe, la startup in odore di un nuovo round di finanziamento che porterebbe la sua valutazione a 100 miliardi di dollari, che ha lanciato Stripe Treasury.

Per fare un esempio, Shopify userà questo prodotto per permettere ai merchant presenti sulla sua piattaforma di parcheggiare la liquidità, fare bonifici e pagare i conti direttamente dal loro account Shopify. Bypassando di fatto il conto corrente bancario. E Stripe, che non ha alcuna intenzione di fare banca, si allea con altre banche: per il momento con Goldman Sachs per gli Stati Uniti. Ma si vocifera di partner diversi - Citibank e Barclays - per lo sbarco in altri Paesi. (P.Sol.)

in breve / business

JD.com mette alla prova lo yuan digitale

(Afp)

(Afp)

JD.com è la prima piattaforma online ad accettare lo yuan digitale per gli acquisti online. L’annuncio del colosso cinese dell’ecommerce rientra nell’ambito della sperimentazione della People's Bank of China per l’utilizzo di una valuta digitale di Banca centrale di Pechino.

L’istituto di emissione distribuirà 20 milioni di yuan, circa 3 milioni di dollari, in moneta digitale che saranno distribuiti ai cittadini residenti a Suzhou attraverso una lotteria. I quali potranno così iniziare a utilizzare la moneta digitale dal loro wallet sulla piattaforma di JD. Già quasi 10mila negozi fisici, compresi l’outlet e i negozi di articoli per la casa di JD, hanno già iniziato ad accettare i pagamenti via wallet digitale. Gia a Shenzhen in ottobre era già stata effettuata una lotteria per l’assegnazione di dieci milioni di yuan digitali. Per ricevere la valuta digitale si erano presentati in più di due milioni di persone.

Suzhou e Shenzhen sono due delle quattro città in cui la Pboc sta sperimentando l’utilizzo della valuta digitale di Banca centrale per valutarne gli effetti e i problemi, in vista di un’adozione generalizzata a tutto il Paese. La Cina sta correndo per essere la prima nazione ad avere una sua valuta digitale di Stato. Non solo per motivi economici, ma anche per guadagnare un primato a livello economico globale. (P.Sol.)

in breve / tecnologia

Libra si trasforma, ma la sfida rimane uguale

(Reuters)

(Reuters)

È cambiato praticamente tutto rispetto al progetto iniziale e alla fine Facebook ha modificato anche il nome alla sua criptovaluta: Libra si trasforma in Diem. Forse una delle poche cose che rimane è l'etichetta latina. Per il resto partecipanti, valute di riferimento, date sono cambiati radicalmente.

In attesa del via libera delle autorità finanziarie svizzere, Diem potrebbe vedere la luce a gennaio, secondo quanto sostenuto dal Financial Times. La criptovaluta che ambiva a diventare l'architrave di un nuovo sistema finanziario globale più inclusivo e aperto come espressione di un basket di valute di riferimento si confermerebbe una “stablecoin”, ma legata soltanto al dollaro Usa.

Formalmente la mission di Diem non è cambiata molto: «Il progetto fornirà una piattaforma semplice per l'innovazione fintech per permettere a consumatori e aziende di effettuare transazioni istantanee, economiche e in piena sicurezza»,informa il consorzio. Senz'altro il progetto perde in termini di innovatività, dal momento che stablecoin legate al dollaro sono già presenti sul mercato, a partire da Tether. La possibilità di accedere a un sistema finanziario globale per 1,7 miliardi di persone non bancarizzate e di effettuare rimesse a costi azzerati rimane, ma con qualche costo in più per chi non è nell'area del dollaro. La sfida di fondo però rimane invariata.

«La sovranità monetaria potrà essere messa a rischio se le monete private - le stablecoin - dovessero rimpiazzare le monete sovrane come strumento di pagamento: le monete potrebbero essere così ridotte a un “club good” offerto in cambio del pagamento di una fee e dell'associazione a una piattaforma», ha commentato Fabio Panetta, membro italiano del board della Bce. La quale sta accelerando sulla strada dell'euro digitale. (P.Sol.)

in breve / tecnologia

WhatsApp conquista le farmacie (con l’Ai)

I presupposti per cambiare l'esperienza di acquisto di un farmaco ci sono tutti. Il sistema sviluppato da Farmakom, una delle principali piattaforme italiane specializzate nella creazione di e-store per farmacie e parafarmacie, e LIFEdata, startup attiva nel campo dell'intelligenza artificiale no code, permette infatti di inviare e ricevere ordini direttamente via WhatsApp o di cercare i prodotti disponibili e prenotare un appuntamento per il ritiro da Google Maps.

L'idea di fondo è sicuramente apprezzabile: portare nel mondo digitale anche quelle attività, al momento prive di negozio elettronico, che puntano ad offrire alla propria clientela (anziani in primis) una serie di servizi di assistenza (informazioni e promozioni sui prodotti comprese) facilmente accessibili tramite smartphone.

Viene da chiedersi, ora, se l'accelerazione del modello “omnicanale” registrata negli ultimi mesi, dovuta anche al perdurare della crisi sanitaria, toccherà concretamente anche altri comparti commerciali tradizionalmente legati alla sola interazione fisica con il consumatore. (G.Rus.)

in breve / business

I pagamenti salgono in macchina

Gm vuole riaprire una propria banca, per il finanziamento degli acquisti delle automobili, ma puntando a qualcosa di ben più ampio rispetto alle divisioni finanziarie in voga fino a qualche anno fa, dismesse o cedute di gran carriera sotto i colpi della crisi.

Ma c'è anche chi si accontenta di partire da servizi più semplici. Ford ha concluso un accordo con SumUp e Mastercard per permettere a quelle microimprese che usano i suoi veicoli commerciali - ambulanti e venditori di street food - di accettare pagamenti via carta direttamente dai loro veicoli, soprattutto rendendo immediato il pagamento. E abilitando i micropagamenti da parte dei loro clienti. Il servizio è aperto a quattro mercati europei: Francia, Germania, Italia e Spagna.

(Reuters)

(Reuters)

Ora anche Uber si starebbe preparando a rispolverare i propri progetti legati ai servizi finanziari. Solo a giugno il responsabile di Uber Money aveva lasciato dopo che i suoi piani erano stati messi nel cassetto. Il team di sviluppo dei prodotti finanziari ha avviato la ricerca per quattro posizioni, tutte focalizzate sull'integrazione di Uber Cash con i diversi servizi del colosso della mobilità: Eats, Rides, Transit e Uber for Business. Ma gli annunci menzionano anche lo sviluppo di prodotti al consumo, carte di debito e di credito e prodotti legati al cashback. (P.Sol.)

in breve / tecnologia

La Banca d’Islanda va in tempo reale

Un'infrastruttura unica per tutte le tipologie di pagamento - banca-banca, persona-persona, persona-business e business- business -, sia all'ingrosso che al dettaglio, all'insegna del tempo reale. È quella inaugurata dalla Banca centrale d'Islanda per il nuovo sistema di regolamento in tempo reale dei pagamenti all'ingrosso (Rtgs) e la nuova piattaforma per gli instant payment.

La Banca Centrale d'Islanda gestisce tutti i pagamenti interbancari del paese elaborando attualmente un volume giornaliero di transazioni fino a 1 milione con picchi di 160mila operazioni all'ora, nonostante una popolazione di poco superiore ai 365.000 abitanti. Il nuovo sistema è stato sviluppato per gestire fino a 5 milioni di pagamenti al giorno ed elaborare mediamente ogni transazione in meno di 40 millisecondi.

Dietro al progetto innovativo c'è tecnologia italiana: l'infrastruttura è stata resa possibile dalla collaborazione con Sia, la società controllata da Cdp Equity che ha avviato il processo di fusione con Nexi e che vanta una leadership a livello europeo a livello di infrastrutture per i pagamenti. (P.Sol.)

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