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Benvenuti a Fintech+, la newsletter che ogni settimana vi informa su quello che c’è da sapere dal mondo
dell’innovazione all’incrocio tra finanza e tecnologia, che sta rivoluzionando il mondo dei servizi finanziari.
E che riguarda tutte le aziende. Buona lettura
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l’approfondimento
Il bitcoin di record in record su basi più solide, ma c’è qualche nube all’orizzonte
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Ammettiamolo: chi avrebbe pensato che il 2020 si potesse chiudere con il bitcoin a un passo da quota 30mila dollari,
su livelli quadruplicati rispetto a inizio anno? Erano in molti ad essere stati scottati dal record precedente e a non
volerne più sapere di criptovalute.
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Era il 2017 quando in un anno uno strumento sconosciuto ai più e guardato con grande diffidenza dalla grande finanza
era balzato agli onori delle cronache salendo da meno di mille dollari a un picco vicino a 20mila. Poi era crollato
subito perdendo metà del suo valore in meno di un mese e arrivando fino a un minimo di 3mila. Sembrava che le Cassandre
avessero ragione: era un fuoco di paglia speculativo che non avrebbe avuto futuro.
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Invece la criptovaluta più famosa, inventata dal misterioso Satoshi Sakamoto all’indomani del fallimento di
Lehman Brothers come nuovo strumento per il passaggio di valore senza intermediari, ha lavorato nell’ombra in questi
anni per consolidare le posizioni e conquistare la fiducia perduta.
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Oggi il balzo che l’ha portato dai minimi di aprile poco sopra 4mila dollari fino a sopra 29mila (ma quando leggerete
questa nota potrebbe essere su livelli ben più alti o ben più bassi) appare davvero avere basi più solide.
Il mercato è più strutturato con una piattaforma future diventata più matura, alla quale si potrebbe affacciare
a breve anche Ethereum, la criptovaluta numero due, mentre si stanno sviluppando Etn che replicano l’andamento
permettendo di scommettere su bitcoin senza comprarli direttamente.
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Reuters
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Il mondo di bitcoin rimane sempre piuttosto complicato e misterioso, ma anche da questo punto di vista ci sono importanti
novità. Si sono moltiplicate le modalità per accedere in maniera semplice a questo strumento. Quando PayPal
a ottobre ha annunciato che avrebbe accettato i bitcoin, la novità sostanziale era che gli utenti della fintech globale
dei pagamenti avrebbero avuto a disposizione un wallet a portata di tutti per poter acquistare e vendere bitcoin.
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Proprio quell’annuncio è stato l’elemento scatenante del rialzo che ha portato in neanche tre mesi a nuovi
record. La stessa PayPal ha più che raddoppiato le sue quotazioni da inizio anno sostenuta senz’altro dall’aummento
dell’utilizzo in periodi di isolamento per l’emergenza sanitaria. Ma anche il bitcoin non è estraneo:
dall’annuncio il titolo ha guadagnato più del 25%.
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Un report di Pantera Capital sostiene però che il rialzo sia in buona parte attribuibile alla scarsità di liquidità
del mercato, dal momento che proprio PayPal avrebbe fatto incetta assicurandosi il 70% dei nuovi bitcoin per prepararsi
ad avere fondi sufficienti. O forse per fare trading in vista di ulteriori rialzi.
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Si è aggiunto comunque un interesse vero da parte del mondo della finanza, a partire da JPMorgan che tre anni fa
bollava le criptovalute come la frode del secolo e oggi ne ha rivalutato le prospettive come asset class. Da aziende come
Microstrategy e Square a investitori miliardari come Paul Tudor Jones e Stanley Druckenmiller fino a investitori più
prudenti come Guggenheim Foundation e Massmutual, sono in tanti ad avere scommesso su bitcoin.
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I dati di Chainalysis sono chiari da questo punto di vista: le “balene” con wallet contenenti più di
mille bitcoin che hanno meno di un anno hanno accumulato mezzo milione di bitcoin per un controvalore di circa 14 miliardi
di dollari (ai valori attuali).
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Ma sempre quest’anno si sono registrate anche quasi 40 milioni di transazioni inferiori ai 1.000 dollari, il
doppio rispetto a tre anni fa.
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Un negozio di "Bitcoin Change" nei pressi del Grand Bazaar di Istanbul (Afp)
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Senz’altro ha avuto un effetto determinante l’abbondante liquidità garantita dalla manovra di allentamento
monetario senza fine delle Banche centrali per affrontare la crisi derivante dall’emergenza pandemica.
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La criptovaluta, che ha superato senza grosse difficoltà anche l’halving di quest’anno, vale a dire
il dimezzamento da 12,5 a 6,25 bitcoin della remunerazione per i miners che avrebbe potuto avere contraccolpi negativi,
si presenta quindi ai nastri di partenza del 2021 con molte frecce al suo arco. Anzi, circondato da un eccesso di
ottimismo.
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Ma c’è anche qualche ombra che rischia di fare uno sgambetto imprevisto. L’ombra che si allunga è
quella di Tether, la stablecoin chiacchierata e finita sotto inchiesta per frode e manipolazione del mercato. La criptovaluta,
ancorata alla parità con il dollaro, ha visto lievitare al sua capitalizzazione da 4 a 20 miliardi di dollari sulla
base della richiesta: viene infatti utilizzata dagli operatori per fare operazioni ardite senza uscire dal mondo cripto
sfruttando la stabilità di un “dollaro tokenizzato”.
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Tether, la cui emissione è vincolata alla garanzia di un dollaro di copertura, ha relazioni poco chiare con l’exchange
Bitfinex. Già nel 2017 si sospettava che le emissioni di Tether fossero utilizzate in maniera distorta per far salite
le quotazioni di bitcoin.
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Ora la società che emette e gestisce Tether è indagata per un sospetto prestito di 850 milioni di dollari, prelevati
dal fondo di garanzia della criptovaluta, fornito a Bitfinex per la copertura di perdite di fondi detenuti per conto dei
suoi clienti.
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Ora il procuratore distrettuale di New York ha intimato alle due società di presentare i documenti conclusivi entro il
15 gennaio, per poter valutare il caso.
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Non che la vicenda abbia influenze dirette sul bitcoin, ma nel caso in quell’occasione emergessero evidenze di manipolazione
dei corsi con fondi distratti dal fondo di garanzia del Tether ci sarebbe il rischio di contraccolpi per tutto il criptomondo.
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Che farebbe un salto all’indietro in termini di affidabilità e sicurezza. (P.Sol.)
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il modello
Una banca che sappia raggiungere il cliente ovunque, semplificando la complessità
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Una banca racchiusa in uno smartphone, a misura di un cliente connesso: facile da raggiungere in mobilità,
usabile nella navigazione dei servizi, sicura nelle prestazioni erogate e nelle piattaforme opzionate, immediata nelle
transazioni effettuate.
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Una banca che diventa un social network: così viene esplicitata la richiesta dei servizi finanziari nella ricerca
“Comdata Insight” dedicata ai trend del settore bancario per il 2025, promossa da Comdata, colosso torinese
oggi leader globale nella fornitura di servizi di gestione del cliente.
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Lo scenario dei prossimi quattro anni che emerge è di un settore in grande trasformazione, dopo un lunghissimo periodo
di stasi. Un approccio omnicanale che implica nuovi processi di governance, nuove figure professionali da arruolare
e formare, nuovi servizi di analisi e valorizzazione dei dati.
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Ansa
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La richiesta è di abbracciare gli standard bancari aperti, mantenendo quelle norme di cyber security che hanno da
sempre contraddistinto il settore. D'altronde larghe fasce della popolazione nel mondo accettano dai colossi che gestiscono
i social un utilizzo maggiore dei propri dati personali, e quindi sarebbero disposti ad accettarlo anche da parte dei
player finanziari, evidenzia il rapporto.
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L’era delle transazioni facilitate
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Il punto di contatto col cliente diventa irrilevante, ma l'infrastruttura che lo rende possibile è determinante.
Le tecnologie che maggiormente incideranno saranno quelle legate all'open Api, all'intelligenza artificiale e
al machine learning, alle chatbot e alle interfacce voce e dati, al cloud processing.
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Intanto la blockchain consentirà un'eliminazione degli errori di compilazione da parte dei clienti e formule più
evolute di Crm permetteranno assistenze più efficaci e rapide.
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«Nel corso degli ultimi anni il settore bancario ha subito una profonda trasformazione, principalmente guidata da
tre fattori: l'ambito regolamentare europeo, l'evoluzione del contesto competitivo e il profondo cambiamento
socio–comportamentale dei clienti finali. La politica monetaria e i tassi a 0%, l'evoluzione del mercato
dei servizi di pagamento attraverso le direttive Psd fino alla più recente Psd2, la direttiva Mifid2 sono solo alcuni
degli aspetti che in maniera sempre più pervasiva hanno cambiato lo scenario competitivo delle banche, inciso sui
relativi costi e in definitiva compresso le relative redditività», afferma Natascia Francavilla, chief commercial
officer di Comdata Italia.
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Sono cruciali la facilità d’accesso, la sicurezza e la semplicità di gestione delle operazioni più
complesse
Natascia Francavilla, Cco di Comdata Italia
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La necessità del cliente consumatore finale è racchiusa nella possibilità di effettuare le proprie transazioni
da ogni device, in ogni luogo e in ogni momento: è l'era delle transazioni facilitate, sottolinea il
rapporto. «Questi clienti vogliono poter accedere e utilizzare servizi che, eliminando o riducendo i processi
di intermediazione, consentano di ridurre costi e aumentare la sicurezza delle proprie operazioni. In questo settore,
forse più che in altri, proprio per l'alto livello di transazionalità dei servizi utilizzati dal cliente,
sono diventati elementi centrali la facilità di accesso e la sua sicurezza, la semplicità di gestione delle
operazioni anche più complesse, un customer journey coerente su tutti i touchpoint messi a disposizione dalla banca e la disponibilità di supporto in ogni momento», precisa Francavilla.
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Un'evoluzione accelerata in questo 2020 segnato dall'emergenza sanitaria. Ma c'è di più: il
cambio di paradigma nel rapporto tra banca e cliente finale, sempre più spostato sul canale digitale e unito al contesto
competitivo e normativo, ha reso la volatilità della clientela uno degli aspetti più problematici del settore.
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«C'è poi la progressiva differenziazione tra segmento mass market e affluent e private, che unita alla crescente diffusione del digitale richiede un'ulteriore differenziazione dei servizi forniti»,
ricorda Francavilla.
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Investire nella customer experience
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Una risposta è guardare oltre l'esperienza del cliente come un costo e vederla invece come un ritorno dell'investimento.
Così migliorare l'esperienza diventa un elemento vincente: lo rileva anche una recente ricerca promossa da Kantar,
che ha segnalato come le istituzioni finanziarie che lasciano diminuire la loro esperienza del cliente rischiano di perdere
fino al 12,5% della loro quota di depositi.
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Insomma, nuovi servizi customizzati, sviluppati su piattaforme maggiormente performanti, possono garantire una
maggiore facilità di accesso e determinare un incremento della relazione fiduciaria.
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«Questa evoluzione di contesto in cui l'elemento competitivo diventa differenziante sta spingendo il settore a focalizzarsi
sulla ricerca di nuove fonti di ricavo alternative: c'è la fornitura di servizi a valore aggiunto, come il
wealth management o il credito al consumo, con la specializzazione delle proprie risorse su nuove competenze. Ci sono
i processi a supporto, come la gestione dei crediti deteriorati, l'onboarding o a generazione dei lead. In
questo caso ci si rivolge a partner esterni come Condata», dice Francavilla.
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Nuovi modelli di business si possono individuare nell'intelligenza artificiale, nelle open Api, nella blockchain.
Anche grazie a nuovi attori che hanno fatto il loro ingresso nei servizi finanziari, facendo leva sulla domanda e su accordi
con player di altri settori.
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«Per esempio l'introduzione della blockchain semplifica e accelera l'accesso e la fruizione dei servizi finanziari,
Si pensi ad esempio all'eliminazione di alcuni step di validazione e raccolta documenti tipici di molti processi tradizionali
bancari». (Giampaolo Coletti)
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in breve / business
WhatsApp India, via ai pagamenti, poi polizze sanitarie e micropensioni
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WhatsApp considera l’India come mercato in cui sperimentare le nuove soluzioni che poi potrebbe adottare come gruppo.
In attesa di lanciare Diem, la critpovaluta legata al dollaro che è pronta a fare il suo debutto nel 2021, Facebook
sembra quindi intenzionata ad espandere la sua attività ai servizi finanziari.
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In India la controllata del gruppo di Mark Zuckerberg, è partita operativamente con i pagamenti via cellulare
tra i propri 400 milioni di utenti con la sua app WhatsApp Pay. Ora la piattaforma di messaging si prepara a sviluppare
anche un’offerta di polizze sanitarie e micropensioni, distribuendo prodotti di attori specializzati. In particolare
la partnership iniziale è con Sbi General e Hdfc Pension.
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Il progetto, su cui WhatsApp India sta lavorando da qualche mese, potrebbe partire già in queste settimane con
l’obiettivo di fornire prodotti pensionistici e copertura assicurativa alla portata di un ampio target di popolazione,
soprattutto in un momento di emergenza come l’attuale, mirando a trasformare la sua piattaforma in un marketplace
per i servizi finanziari.
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La scelta si inserisce in una strategia più ampia di ampliamento dei servizi di WhatsApp alla finanza, al commercio,
all’istruzione e al social welfare. (P.Sol.)
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in breve / business
Ant vuole uscire dall’angolo: una holding per i servizi finanziari
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Finita nel mirino delle autorità cinesi e dello stesso Xi Jinping per l’audacia della sua sfida al sistema bancario
cinese, Ant Group punterebbe a creare una holding in cui raggruppare tutte le attività soggette a regolamentazione.
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Dopo lo stop imposto da Pechino all’Ipo di Ant a Hong Kong (si veda anche Fintech+ dell’11 dicembre), il gruppo che fa capo a Jack Ma, l’ideatore del colosso Alibaba, starebbe pensando di riorganizzare
l’intera struttura del gruppo. Con un obiettivo chiaro: creare una holding in cui raggruppare tutte le divisioni
di servizi finanziari, quelle cioè che necessitano di una licenza da parte delle autorità di controllo.
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Sarebbe questa, stando a fonti interne al gruppo citate da Bloomberg, la soluzione individuata da Jack Ma per poter
superare gli ostacoli posti dalla Banca centrale alla prosecuzione di un’attività che rischiava di trasformarsi
in un pericolo per la stabiilità del sistema finanziario cinese. La Banca centrale cinese è intervenuta chiedendo
al gruppo di «ritornare alle origini», con un invito che sembrava indicare la richiesta di limitare la propria
operatività ai pagamenti, eliminando il resto dei servizi
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Epa
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Ant Group è infatti la società del gruppo Alibaba che inizialmente si occupava di gestire i pagamenti per conto
del colosso dell’ecommerce. Con il passare degli anni ha ampliato la sua offerta a servizi bancari, polizze
assicurative, prodotti di risparmio gestito, fino ad arrivare al credito al consumo. È stata questa,
con ogni probabilità, la goccia che ha fatto traboccare il vaso provocando l’intervento delle autorità
che hanno bloccato quella che avrebbe dovuto essere la più grande Ipo della storia.
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Sottoponendo tutte queste attività alla regolamentazione del settore finanziario Ant sarebbe costretta ad alzare i requisiti
di capitale riducendo di conseguenza la redditività. Ma la soluzione sembra essere urgente per riprendere il dialogo
con le autorità cinesi. Visto che intanto Jack Ma si trova sotto attacco anche sul fronte di Alibaba, messo sotto
inchiesta dall’Antitrust cinese per il sospetto di «pratiche monopolistiche» nei confronti dei negozi che
vendono sulla sua piattaforma. La partita è quindi tutta ancora da giocare (P.Sol.)
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in breve / business
WeChat, i cinesi vengono controllati anche con i pagamenti
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Mentre Pechino è partita all’offensiva del sistema Alibaba-Ant, dissidenti e consumatori denunciano l’uso
che il regime fa della principale rivale del gruppo di Jack Ma, il connubbio Tencent-WeChat per il controllo della
vita dei cittadini cinesi.
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Già sotto accusa per l’uso spregiudicato di videocamere e raffinati sistemi di intelligenza artificiale, il
regime cinese si spingerebbe anche a utilizzare i dati da uno dei maggiori gruppi integrati di social media ed ecommerce per
monitorare opnioni, movimenti e abitudini dei cittadini. Non, ovviamente, in chiave di marketing aziendale,
ma per il controllo dei dissidenti e delle minoranze.
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WeChat, e la consorella domestica Weixin, è l’app di instant messaging del gruppo Tencent, con oltre
1,2 miliardi di utenti mensili attivi. Ma come anche la concorrente ha ampliato il suo campo d’azione a pagamenti,
condivisione di foto, utilizzo di servizi governativi, prenotazione di dottori e una miriade di altri servizi.
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Reuters
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Tanto per avere un’idea il QR code di WeChat, utilizzato per i pagamenti, è stato utilizzato quest’anno
più di 140 miliardi di volte.
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L’emergenza pandemica e il conseguente isolamento ha permesso di ampliare i tool a disposizione alle attività a
distanza, sia per aziende che per scuole, grazie a WeChat Work. E la app, al pari di Alipay, è stata
utilizzata dal governo per il tracciamento del contagio da Covid-19.
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Evidentemnte tutti i dati di applicazioni che integrano servizi di vario genere fanno gola al business. Ma anche ai regimi
autoritari. (P.Sol.)
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in breve / tecnologia
JPMorgan sviluppa il pronti/termine su blockchain
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JPMorgan scala le offerte sulla basa dell’architettura del suo JPM Coin. La banca Usa ha infatti completato
una transazione pronti contro termine utilizzando la blockchain per chiudere l’operazione in modalità istantanea,
con un settlement fatto in termini di qualche ora, non di giorni.
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L’obiettivo della sperimentazione, effettuata tra le divisioni interne di broker, dealer e banca, è
quello superare le limitazioni consuete all’accesso alla liquidità intraday sul mercato dei repo. L’offerta
sarà messa in produzione a disposizione delle controparti esterne, per il momento solo negli Stati Uniti, che
hanno partecipato alla sperimentazione.
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JPMorgan ha recentemente costituito Onyx, la business unit che ha la missione di scalare e commercializzare le innovazioni
sulla base della blockchain, che ruotano attorno a JPM Coin come piattaforma per nuovi prodotti e servizi. (P.Sol.)
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in breve / business
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