LA CORSA ALLA Casa Bianca DIVENTA LA NARRAZIONE DI STORIE PERSONALI, INQUADRATA NELL'ERA DEL DIGITALE
Il viaggio di ricerca sul futuro delle Venice Sessions è proseguito martedì con la tappa dedicata allo "storytelling", il paradigma comunicativo in grado di contagiare e riallacciare mondi a prima vista molto distanti. Pubblichiamo uno stralcio della presentazione di Christian Salmon.
DI CHRISTIAN SALMON
Mai come nelle ultime presidenziali americane, la distanza tra i due candidati alla Casa Bianca è apparsa così abissale. Differenze di stile e di generazione, senza dubbio. Ma più ancora della loro età, i due si sono distinti per l'«età» delle rispettive culture politiche. Una spaccatura che non indica solo gli anni anagrafici. McCain appartiene alla Galassia Gutenberg, i cui eroi sono di carta e di inchiostro, scolpiti nel marmo della vita vissuta; Obama è sul Pianeta Internet. È l'uomo degli spostamenti e delle appartenenze multiple. È un eroe "liquido", in divenire. Aveva a disposizione una macchina da guerra, un modello integrato con quattro funzioni:
eRaccontare una storia che rappresenti l'identità narrativa del candidato (Storyline);
r"Inquadrare la storia nei tempi" della campagna elettorale, gestire i ritmi e la tensione narrativa (Timing);
t"Concordare il messaggio" ideologico del candidato (Framing), vale a dire imporre un "registro di linguaggio coerente" e "creando metafore";
u"Creare la rete" su internet e sul territorio, un ambiente coinvolgente, per catturare l'attenzione e strutturare l'audience del candidato (Networking).
Sul primo punto Obama e McCain hanno giocato la stessa partita. Entrambi hanno scritto un libro di memorie i cui titoli si richiamano: «La fede dei miei padri» per McCain e «I sogni di mio padre» per Obama. La storia personale dei candidati si è trasformata in un elemento chiave. Ogni singolo episodio della vita del candidato rappresenta l'atomo narrativo di un'identità politica. Ma su tutti gli altri aspetti la superiorità della campagna di Obama è stata schiacciante.
Timing. McCain ha moltiplicato i suoi errori, sospendendo a due riprese la campagna e cercando di spostare l'attenzione degli elettori mediante il lancio di attacchi diffamatori contro il rivale. Schiacciato tra l'immagine di una rarità nel partito repubblicano con posizioni moderate e la scelta dell'ultraconservatrice Sarah Palin, si è di fatto contraddetto, apparendo come un candidato in cerca d'identità. La crisi finanziaria ha invece aiutato l'agenda di Obama fornendo un orizzonte di aspettative per un interventismo regolatore e per la sua politica sociale e fiscale più favorevole alle classi medie.
Framing. Con Ronald Reagan i repubblicani hanno messo mano a un vero e proprio ribaltamento degli ideali americani: colpevolizzando la solidarietà, criminalizzando l'immigrazione, costruendo dei muri alle frontiere e, dopo l'11 settembre, inquadrando la libertà d'espressione, codificando l'identità sulla base della religione. In pochi mesi Obama è riuscito a rovesciare tale retorica. Allo scontro di civiltà ha opposto un'altra logica, quella delle assonanze e del dialogo, delle identità meticce e delle variazioni, l'identità aperta del migrante all'epoca degli spostamenti. Con Obama è tutta l'America che ritrova i suoi riferimenti perduti dopo l'11 settembre: l'immigrazione, il melting pot, la frontiera come dimensione vivente e positiva.
Networking. Dopo l'era della radio con Roosevelt, quella della televisione con Kennedy, Obama è il primo presidente dell'epoca digitale. Il blogger Andrew Sullivan ha fatto l'elogio della sua padronanza della politica nell'era di Facebook. Non c'è più l'esercito degli autori di volantini e dei cartelloni pubblicitari. Sostituiti dalla nebulosa di esploratori di wiki, di pionieri delle campagne digitali, militanti di my.barackobama.com, attivisti di MySpace, di "twitteratti", di youtuber"...
Il discorso di Obama a Denver ha riassunto tre epoche della comunicazione politica. Si rivolgeva alla folla di 80mila presenti, ma anche a telespettatori e internauti: tre diverse audience che corrispondevano a tre scene politiche, il teatro, la televisione, la rete. Grazie a uno sfondo, che sembrava la Casa Bianca, gli scenografi dell'evento sono riusciti a fondere delle performance di natura così diversa: l'happening politico e la serie televisiva. E Barack Obama vi incarna di volta in volta la funzione e la fiction presidenziale... Una performance multisensoriale che mette in scena nello stesso momento la voce dell'oratore, l'immagine (televisiva) del candidato e la traccia (digitale) delle sue parole... Nello stesso momento Woodstock, West Wing (la serie televisiva "Tutti gli uomini del presidente", ndr) e Web!