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Newsletter del 20 Gennaio 2009

Per Pmi e professionisti novità con effetto limitato

Serena Riselli
Soddisfatti ma non troppo: è ciò che pensano delle recenti semplificazioni in materia di privacy le piccole aziende e alcune categorie professionali.
«Per un'azienda tutta la normativa sulla riservatezza è un affare complicato e burocratico – afferma Pasquale Costanzo, di Unindustria Treviso –. In particolare il documento programmatico sulla sicurezza (Dps) è un adempimento molto tecnico, che diventa anche oneroso in quanto per redigerlo costringe le imprese a rivolgersi a società esterne».
In questo senso, la semplificazione è ben vista da tutti gli interessati. «Le norme inserite nella manovra estiva e il provvedimento del Garante che ne è seguito – continua Costanzo – sono stati fortemente voluti dalle imprese. Ora, però, abbiamo bisogno di capire bene in quali casi si possono applicare e quanto ampia sia la fetta di aziende che potranno usufruire delle novità».
Per questo molte associazioni di imprese, ma anche gli Ordini professionali, mettono a disposizione dei loro associati consulenti che possano aiutarli. È il caso di Unindustria: «Le criticità nella redazione del Dps – prosegue Costanzo – sono, infatti, di diverso tipo. Da una parte la difficoltà di censire tutte le banche dati in possesso dell'azienda, dall'altra la necessità di fare un'attenta analisi dei rischi, accompagnandola con le relative verifiche, legate anche alle attrezzature informatiche di cui l'impresa dispone».
Allo stesso tempo, però, il Dps può trasformarsi in un'occasione di trasparenza. «Cerchiamo di far passare l'idea – conclude Costanzo – che non si tratti solo di burocrazia, ma che rappresenti un'opportunità per l'azienda».
Differente la situazione per Bruno Panieri, responsabile delle politiche economiche di Confartigianato. «La semplificazione del Dps disciplina una situazione che, per quanto riguarda le piccole imprese, era già una condizione di fatto. Nella realtà era, infatti, da un po' di tempo che ci si stava orientando verso un documento semplificato. Strumento che permette, tra l'altro, di ridurre i costi: un'impresa media spende per la sicurezza dei dati sensibili tra i 500 e i mille euro l'anno».
I costi-privacy non esistono solo per gli imprenditori. Cifre analoghe valgono, per esempio, anche per i notai. «Si può arrivare fino a 1.500 euro per gli studi più grandi – spiega Gea Arcella, notaio a Pordenone e componente della commissione informatica del Consiglio nazionale del notariato –. Si cerca di fornire agli studi gli strumenti necessari per la compilazione del Dps. Ma nonostante l'aiuto, nel 90% dei casi le pratiche sulla riservatezza dei dati devono essere affidate a consulenti esterni».
Anche per i professionisti non è solo un problema di costi: «Sicuramente l'intervento del legislatore è apprezzato – conclude Arcella –, ma come categoria non ne abbiamo beneficiato molto, perché la natura della nostra professione fa nascere problemi specifici legati alla questione della privacy».
Di parere simile Massimo Melica, dello studio legale Smsp e consulente per il Consiglio nazionale forense: «Si tratta di una norma utile, ma temo avrà uno scarso impatto. La semplificazione consente, infatti, di sostituire il Dps con una certificazione in casi specifici: in particolare quando si trattano come unici dati sensibili quelli relativi all'appartenenza sindacale o allo stato di malattia dei propri dipendenti. Ma quasi sempre un'impresa gestisce dati sensibili ulteriori e quindi ricade nell'obbligo più generale».

 
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