ROMA
«Non c'è solo la Fiat. E non c'è solo l'auto». Andrea Gibelli, 41 anni, presidente leghista della Commissione Attività produttive della Camera, insieme al ministro Roberto Calderoli è stato in queste settimane il portabandiera degli interessi delle imprese del Nord.
Sostenere l'auto non vuol dire aiutare anche componentisti e subfornitori del Nord?
Certo, ma per farlo bisogna pensare a un provvedimento allargato a tutto l'automotive, che tenga conto di tutte le ramificazioni nel settore della meccanica. La rottamazione può rispondere a questa esigenza ma si era partiti con il piede sbagliato: la Fiat da un lato, partita in via del tutto personale, e tutto l'indotto e la componentistica a rincorrere per avere voce al tavolo.
L'impostazione adesso è cambiata?
Credo dì sì. Aspettiamo il provvedimento che potrebbe essere varato venerdì dal Consiglio dei ministri. Non a caso Berlusconi ha parlato di un'iniziativa a 360 gradi che coinvolga altri settori dei beni durevoli.
A quali settori fa riferimento?
Potrei farle una lista lunghissima di settori che rappresentano la vitalità del settore produttivo, soprattutto delle Pmi al Nord. Basta pensare agli elettrodomestici, all'arredamento, all'edilizia, alla chimica legata ai prodotti per la casa. Tutti campi per i quali sostenere il credito al consumo può essere risolutivo.
Crede ancora che in cambio di aiuti lo Stato potrebbe entrare nel capitale della Fiat?
Non è esattamente quello che ho detto. Mi riferivo al fatto che finanziamenti a fondo perduto in passato non sono serviti a nulla. Se proprio fosse necessario un prestito statale, allora perché non prevedere una garanzia in azioni Fiat a un prezzo predeterminato?.
C. Fo.
Mercoledí 04 Febbraio 2009