PAGINA A CURA DI
Emanuele Scarci
Cinque anni per ottenere un finanziamento pubblico, ma alla fine arriva. Meglio tardi che mai. Anche se buona parte degli investimenti è stata nel frattempo realizzata: sono stati costruiti i capannoni e messi in funzione i macchinari nuovi. Insomma, le esigenze di nuovi spazi e tecnologie non potevano aspettare i tempi della burocrazia.
L'atto ufficiale si concretizzerà lunedì 14 settembre, nella sede della Provincia di Cuneo, quando il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, firmerà il contratto di programma con il Consorzio per lo sviluppo integrato del sistema agroindustriale piemontese. Le sette imprese aderenti al Consorzio, attive nella trasformazione e commercializzazione di ortofrutta e cereali, dovranno realizzare investimenti per oltre 28 milioni, di cui 8,2 arriveranno da contributi ministeriali e 1,6 dalla Regione Piemonte.
I fondi sono destinati alla ristrutturazione degli stabilimenti e all'innovazione tecnologica. «Siamo orgogliosi della firma – sottolinea Giorgio Quaranta, presidente del Consorzio e titolare della società omonima -, anche se la domanda l'avevamo inoltrata il 7 ottobre 2004, quando di crisi economica non si parlava. Poi nel 2008 si era bloccata per il cambio del Governo, salvo poi riprendere il cammino». Gli imprenditori però non si sono persi d'animo e, aiuti o no, hanno deciso di procedere. «La mia azienda – ricorda Quaranta - ha già realizzato il 50% dell'investimento previsto e altre sono arrivate addirittura al 90. Comunque i fondi pubblici ci aiuteranno a ridurre i costi di produzione e ampliare le aree di mercato servite».
Quest'ultimo contratto di programma si aggiunge a un'altra dozzina sottoscritti dal governo Berlusconi per un investimento che sfiora il miliardo e contributi pubblici per 330 milioni. In lista ci sono un poker di interventi nell'agroindustria, tre nel business turistico (con realizzazione di alberghi) e il resto prevalentemente nell'industria, con alcuni interventi problematici nei settori della chimica, dell'alluminio e dell'editoria.
Negli ultimi sei anni le agevolazioni pubbliche concesse alle imprese hanno sfiorato i 60 miliardi, di cui 36 effettivamente erogati (si veda Il Sole 24 Ore del lunedì del 31 agosto). «Gli aiuti revocati – puntualizza Gianluca Esposito, direttore generale del dipartimento incentivazione attività imprenditoriali del ministero dello Sviluppo economico - ammontano a 8,8 miliardi. Quindi, considerando le revoche e un tempo medio di erogazione degli aiuti di quattro anni, la differenza tra quanto potenzialmente erogabile e quanto erogato si riduce a circa 7 miliardi. Perfettamente spiegabile non solo con una fisiologica riduzione dell'investimento in corso d'opera, ma anche, specie in tempi non facili per le imprese, con un rallentamento dei tempi di attuazione rispetto al pianificato».
Colpiscono gli 8,8 miliardi di agevolazioni revocate. Ma una riprova arriva dall'ultima relazione della Corte dei conti sulla gestione 2007 di Invitalia, secondo cui in passato «si sono adottate procedure inadeguate nella selezione di attori e programmi (...), sono state ammesse a transazione numerose proposte relative a crediti per agevolazioni concesse anche prima del '99 con la rinuncia a oltre il 50% di quanto dovuto». Insomma, la magistratura contabile mette in evidenza che se gli enti adottassero procedure corrette più fondi potrebbero essere assegnati a imprese meritevoli, che gli investimenti intendono farli davvero.
e.scarci@ilsole24ore.com
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I NUMERI
13
Contratti di programma
Il ministero dello Sviluppo economico ha sottoscritto
già 12 intese,
a cui se ne aggiungerà un'altra
il prossimo 14 settembre,
con il Consorzio per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese
28 milioni
Investimento
È la cifra che investiranno le sette imprese del Consorzio per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese: a loro andranno 8,2 milioni di aiuti statali e 1,6 milioni della Regione, a fronte di investimenti per ristrutturazioni e innovazione
8,8 miliardi
Revoche
Negli ultimi sei anni i fondi pubblici concessi alle imprese hanno raggiunto i 60 miliardi,
ma 8,8 miliardi sono stati revocati a causa di inadempienze contrattuali: spesso non è stato realizzato il piano d'investimento concordato con le autorità
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