L'unione può fare davvero la forza. I professionisti cercano le loro misure anti-crisi per superare le difficoltà economiche. Difficoltà che, come riportato ieri dal Sole-24 Ore, si manifestano per tutte le libere professioni con una caduta del giro d'affari che può arrivare al 30% e con una difficoltà a incassare le parcelle (con ritardi in media di sei mesi).
Tra le soluzioni c'è quella di aggregarsi o di resistere insieme se si è già associati. Mettendo a confronto il saldo tra partite Iva aperte e chiuse da parte dei professionisti associati nel 2008 con quello di dieci mesi e mezzo di 2009 (il dato è aggiornato al 18 ottobre scorso), si nota come alcune categorie abbiano fatto registrare un balzo in avanti in termini percentuali. È il caso, ad esempio, degli avvocati (+16,5%), degli architetti (+132,7%) ma soprattutto dei geometri (la differenza è passata da 15 a 82, con un aumento di oltre il 400%). Si conferma per questi ultimi, così, la progressione registrata in termini generali, quindi tenendo conto anche delle partite Iva di persone fisiche. A testimonianza che, in molti casi, è stata scelta la strada della libera professione dopo aver perso un posto da dipendente o sono stati i giovani ad aver optato per questa soluzione in assenza di altri sbocchi. Nel complesso, l'ultimo aggiornamento disponibile segna 86.128 partite Iva attive per la categoria. Davanti ci sono gli avvocati (184.479) e gli architetti (91.680). Se si guarda, invece, alla distribuzione territoriale delle partite Iva attive nell'anno in corso e relative ad attività professionali, scientifiche e tecniche, quasi il 39% del totale (poco meno di 1,12 milioni) si concentra in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania.
In un momento di difficoltà economica che colpisce in particolar modo i giovani, sono proprio loro a rilanciare sulla necessità di interventi. Giuseppe Sileci, presidente dell'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), è convinto che una risposta anti-crisi possa venire sempre di più dalla capacità degli avvocati di aggregarsi. Perché questo si verifichi, occorre «estendere l'applicazione di un'aliquota ridotta per quei professionisti che esercitano in forma associata e non raggiungono redditi elevati».
L'unione nazionale giovani dottori commercialisti mette in rilievo l'esigenza di nuovi schemi giuridici per favorire il gioco di squadra. «Non si può pensare di uscire dalla crisi - sottolinea il presidente Luigi Carunchio - con regole vecchie, ne servono di nuove». Due, a suo avviso, le direttrici da seguire: la riforma delle libere professioni e la creazione delle società di lavoro professionale, per cui la categoria ha già suggerito una proposta di legge. «È tramite le sinergie - aggiunge Carunchio - che si fa la differenza. Le aziende ormai hanno bisogno di professionalità a 360 gradi».
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