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Newsletter del 26 Aprile 2010

Le tariffe minime sono una protezione illusoria

di Stefano Fassina
e Andrea Orlando La riforma delle professioni è una delle leve principali da azionare per portare l'Italia fuori dalle secche. È una sfida di portata generale, non riguarda solo i diretti interessati. La riforma è in ritardo di un paio di decenni. Il riavvio della discussione cade in una fase di crisi che, diversamente da altre fasi di recessione e stagnazione, colpisce anche soggetti e territori considerati in genere a riparo. Anche i professionisti, in particolare giovani, sono investiti. Anche per essi sono necessari interventi di sostegno al reddito e al rilancio dell'attività. Le comprensibili ansie generate dalla crisi non debbono, però, portare alla ristrutturazione minimale ed autoreferenziale delle regole e compromettere, così, le potenzialità di sviluppo delle attività professionali.
Il rischio è molto elevato vista la abnorme ed ossessiva attenzione alle tariffe minime. Per affrontare bene l'emergenza dobbiamo guardare avanti, senza ideologismi, e sciogliere i nodi strutturali. Le tariffe minime non sono una pozione magica. L'assenza di minimi tariffari contribuisce al miglioramento delle attività professionali, ma è soltanto un contributo, non la chiave per l'apertura di tutte le porte. La loro presenza è un'illusoria protezione verso cambiamenti inevitabili, positivi se governati, indubbiamente negativi se negati e subiti.
La discussione sulla riforma dovrebbe assumere quattro dati di fondo. Il primo: il nostro Paese dispone di eccellenti professionisti. Il secondo: nel vasto e variegato campo dei servizi professionali, come in tanti altri campi ad alto valore aggiunto, è sempre più robusta presenza di studi professionali e di società di consulenza di altri Paesi ed è forte il rischio di una dipendenza delle imprese e dei cittadini italiani da professionalità straniere. Il terzo dato: l'Europa e l'apertura alla concorrenza non è una minaccia, ma un'opportunità per i professionisti italiani, in particolare per i più giovani, dato il loro livello di competenze.
L'Unione europea ha insistito più volte sull'importanza delle attività professionali ed ha richiesto più libertà, più qualità e trasformazione dei vincoli nazionali disposti a favore degli organismi professionali in vincoli a favore degli utenti. Infine, l'ultimo dato: la centralità del consumatore, a differenza di quanto ritiene il Ministro Alfano, è motore di qualità dei servizi prestati, di promozione del merito, di sostegno alla mobilità sociale, di innalzamento della produttività totale.
Quali sono le linee guida della proposta del Pd? La proposta, in coerenza con la direttiva comunitaria sui servizi recepita dal Governo Berlusconi, fissa i princìpi a garanzia del l'esercizio professionale: la libertà di accesso alle professioni, salvo limiti per esercizio di funzioni pubbliche; l'assenza di tariffe minime, a parte i servizi verso la Pa e le prestazioni rese in convenzione con le pubbliche amministrazione; la tutela dell'utente anche per eventuali danni ingiusti mediante coperture assicurative; le condizioni della pubblicità relativa al servizio professionale ed una corretta informazione del cliente; i limiti di compatibilità fra le prestazioni in regime di lavoro subordinato e determinate professioni; la definizione di un efficace procedimento disciplinare e l'eliminazione della sovrapposizione tra incarichi di gestione degli ordini e compiti nelle commissioni di disciplina; la promozione, anche attraverso incentivi fiscali, di società tra professionisti e di società multi professionali; il riconoscimento, preservando ovviamente tutte le specificità degli ordini, delle associazioni professionali quali iniziative di libera e spontanea aggregazione rivolte alla tutela degli interessi professionali; infine, ma non ultimo per rilievo, la facilitazione delle condizioni d'ingresso per i giovani, per i quali, in coerenza con la strategia generale del Pd per il lavoro dignitoso, si prevede la remunerazione del tirocinio ed un credito d'imposta commisurato alla remunerazione corrisposta. La proposta del Pd non è "chiusa". È un work in progress da verificare in un'ampia consultazione di ordini, di associazioni e parti sociali. Insomma, il Pd è pronto a fare la propria parte affinché l'Italia abbia finalmente una regolazione delle professioni adeguata ad un grande Paese europeo. La strada percorsa dal Governo nel riordino dell'avvocatura va in direzione opposta e contraddice radicalmente le affermazioni genericamente moderniste del Ministro Alfano. Per il bene dei professionisti e del Paese, se il Governo cambia rotta, noi ci siamo.
Stefano Fassina è responsabile
Economia e Lavoro del Pd
Andrea Orlando è presidente
del Forum Giustizia del Pd

 
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